Testimonianza di Giovanni Bazoli
per Fondazioni settembre 2023
Presidente emerito di Intesa Sanpaolo e avvocato. È stato docente di “Diritto amministrativo” e “Istituzioni di diritto pubblico” all’Università Cattolica di Milano. Nel 1982 è stato uno degli artefici della nascita del Nuovo Banco Ambrosiano e da allora è rimasto ininterrottamente alla guida dell’istituto fino alla costituzione, nel gennaio 2007, di Intesa Sanpaolo, di cui è stato presidente del Consiglio di sorveglianza fino ad aprile 2016.
Il nostro Paese, grazie a un’azione più consapevole ed efficace delle amministrazioni pubbliche e dei soggetti privati, ha intrapreso negli ultimi anni un percorso virtuoso per proteggere e valorizzare le proprie ricchezze storico-artistiche: un patrimonio di grande valenza educativa, formativa e inclusiva (vero fondamento della stessa identità nazionale), oltre che fattore potenzialmente trainante in ambito economico. In questo contesto può interessare una riflessione sul ruolo dei privati e sul rapporto di collaborazione di questi con gli enti pubblici. Da più di trent’anni il Paese può contare sul contributo aggiuntivo e di fondamentale importanza delle Fondazioni di origine bancaria. Era infatti l’inizio degli anni Novanta quando la cosiddetta “Legge Amato” avviò la privatizzazione delle casse di risparmio, trasformate in società per azioni aventi come principali azionisti nuovi enti, denominati “Fondazioni di origine bancaria”. Fu un’intuizione geniale di Nino Andreatta, accolta dal legislatore, quella di attribuire a tali Fondazioni l’obiettivo di investire in attività filantropiche, trasferendo ad esse gli scopi sociali e culturali delle casse di risparmio originarie. Giuseppe Guzzetti, primo presidente di Acri, ebbe poi il grande merito di difendere l’autonomia minacciata delle Fondazioni, fino alla storica pronuncia della Corte Costituzionale, che le ha definite soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali.
“L’Italia è ricca di esperienze virtuose che dimostrano come le sinergie facilitino una gestione più efficace e coordinata dei progetti in ambito culturale”
A tutto ciò si è aggiunta una nuova consapevolezza della natura di “impresa speciale” della banca, ossia la presa di coscienza di una responsabilità sociale che impone alle aziende di credito di armonizzare l’obiettivo del profitto con una particolare sensibilità e attenzione ai temi sociali (e quindi anche culturali), nell’interesse del bene comune e delle generazioni future. Una missione etica, in piena attuazione del principio costituzionale di sussidiarietà. Lo scorso giugno, in occasione della cerimonia per il conferimento del Premio Angelo Ferro, riflettevo sul valore di “risarcimento” della sussidiarietà cui fa riferimento la Costituzione. Il nostro Terzo settore, pulsante di iniziative volte a migliorare le condizioni di vita dei cittadini e a ridurre le disuguaglianze, svolge in tal senso un compito (diritto-dovere) che gli spetta in via primaria, non in via surrogatoria rispetto all’intervento pubblico. Al riguardo non possono sussistere dubbi o equivoci. È essenziale l’apporto di tutte le energie della società: dei poteri pubblici e dei soggetti privati, del Terzo settore e dei singoli cittadini. L’Italia è ricca di esperienze virtuose che dimostrano come le sinergie tra pubblico e privato facilitino una gestione più efficace e coordinata dei progetti in ambito culturale. L’obiettivo comune e prioritario è quello di favorire un maggiore accesso e una maggiore partecipazione del cittadino ai beni culturali, in qualità di civis attivo e responsabile, incoraggiando in modo speciale il coinvolgimento dei giovani, che occorre rendere più consapevoli del valore e del significato del patrimonio culturale sul quale si regge la convivenza democratica. In un tempo come quello in cui viviamo, segnato da guerre e violenze drammatiche, la cultura si propone come terreno di dialogo tra gli individui e tra i popoli. In tale ambito il nostro Paese – con i suoi musei, i palazzi, le città, la dedizione e la professionalità di tutti gli attori pubblici e privati – può aspirare ad esercitare un ruolo di leadership a livello internazionale.
Dalla rivista Fondazioni luglio – settembre 2023