Editoriale di Giorgio Righetti, direttore generale Acri
per Fondazioni dicembre 2021
Potremmo trovare innumerevoli modi per descrivere l’azione delle Fondazioni, per individuare un indicatore di sintesi in grado di esprimere il loro contributo a favore delle comunità e del Paese.
Potremmo iniziare dicendo che, dall’avvio della loro attività, oramai trent’anni fa, esse hanno erogato contributi per un totale di oltre 26 miliardi di euro (che, a valori correnti, supererebbero tranquillamente i 30 miliardi).
Potremmo comunicare il numero di progetti a cui hanno dato sostegno nel corso degli anni: oltre 400.000.
Potremmo indicare il numero di partner pubblici e privati no profit ai quali hanno fornito il proprio sostegno: decine di migliaia.
Potremmo concentrarci sul numero di cittadini ai quali, per il tramite di enti pubblici e privati no profit, è giunto l’effetto benefico del loro intervento: milioni di persone.
E potremmo continuare.
Ma crediamo che nessuno di questi indicatori, presi singolarmente o in solido, possano esprimere il contributo che le Fondazioni hanno dato e continuano a dare al nostro Paese. Perché gli indicatori sopra riportati si basano prevalentemente sull’input, cioè su risorse immesse e azioni realizzate. Ma entrambe, risorse e azioni, sono strumenti per perseguire degli scopi, dei fini ultimi. E allora, volgendo lo sguardo all’output (outcome, mi correggerebbero i puntuti cultori della materia), a ciò che risulta dal loro dispiegamento, non vi è dubbio che le Fondazioni, in questi trent’anni, abbiano fatto una cosa, chiara ed inoppugnabile: hanno, tenacemente e costantemente, propagato valori. Hanno, cioè, contribuito a diffondere, attraverso le loro risorse e la loro azione, i valori fondanti su cui si incardina il nostro vivere sociale, nelle comunità e nel Paese.
Il valore della coesione, innanzitutto. Quando ci si occupa delle persone fragili, delle persone anziane, dei disabili, non si sta forse cercando di far in modo che la comunità non lasci indietro nessuno? Non si sta forse diffondendo un modo di sentire, una visione della società che concepisce il benessere collettivo quale risultato, non del benessere medio, ma del benessere di ciascuno? Una comunità coesa è una comunità che si occupa di tutti, nessuno escluso. Questa è il modello di società che le Fondazioni vedono e promuovono.
Il valore della solidarietà. La solidarietà, come recita l’enciclopedia Treccani, è “un sentimento di fraternità che nasce dalla consapevolezza di un’appartenenza comune e dalla condivisione di interessi e di fini, e trova espressione in comportamenti di reciproco aiuto e di altruismo”. Le Fondazioni hanno contribuito all’affermazione di questo valore e lo hanno fatto sia nelle singole comunità di appartenenza, che su un piano nazionale. Le Fondazioni di comunità, la Fondazione Con il Sud, il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, sono solo alcuni degli innumerevoli esempi attraverso i quali il valore della solidarietà è stato agito e diffuso.
I valori del pluralismo, della partecipazione, della democrazia. Nel dare gambe e voce alle migliaia di organizzazioni attraverso le quali i cittadini, insieme, cercano di dare il proprio contributo all’interesse generale, come indica il comma 4 dell’art. 118 della nostra Costituzione, le Fondazioni non hanno forse contribuito ad affermare i valori del pluralismo, della partecipazione e della democrazia? Non hanno forse rafforzato le forme attraverso le quali i cittadini esprimono, in maniera fattiva e costruttiva, la propria appartenenza alle comunità e al Paese? Crediamo assolutamente di sì.
Il valore della bellezza. Nel farsi carico della manutenzione e della conservazione del patrimonio storico-artistico del Paese, nel contribuire alla diffusione della conoscenza dell’arte attraverso mostre e manifestazioni, nel sostenere le attività teatrali, musicali e cinematografiche, nel tutelare il paesaggio e nel rigenerare borghi e periferie, nel promuovere la lettura e la letteratura, le Fondazioni fanno un’operazione il cui risultato è straordinariamente superiore alla somma delle parti. Stanno, cioè, diffondendo la bellezza, rendendola accessibile e fruibile a tutti cittadini, anche quelli che ne sarebbero altrimenti esclusi. E se è vero, come dice il principe Miškin, che la bellezza salverà il mondo, beh, allora…
Il valore dell’uguaglianza. Questo valore, nell’accezione costituzionale di pieno sviluppo della persona umana, cioè del diritto, riconosciuto a ciascun cittadino, di poter esprimere la propria individualità e di poter perseguire le proprie aspirazioni, è tra i valori che informano l’agire delle Fondazioni. Non è solo un’uguaglianza di partenza (pari opportunità), o una di arrivo (uguaglianza di fatto), quella che interessa le Fondazioni; bensì, un’uguaglianza che ambisce ad accompagnare ciascuno nel proprio percorso di vita, “rimuovendo gli ostacoli” che si frappongono tra l’essere e il voler essere. La spasmodica attenzione che le Fondazioni ripongono sull’educazione e la formazione dei minori, attraverso una moltitudine di interventi, tra i quali spicca senza dubbio, per dimensione e contenuto innovativo, il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, vanno proprio in questa direzione: consentire a tutti, soprattutto ai più svantaggiati, di poter intraprendere il percorso che li conduce alla piena espressione della propria personalità.
Non si è certo in grado di misurare quanto le Fondazioni abbiano contribuito alla diffusione di questi valori nelle comunità e nel Paese. A volte si potrebbe essere presi dallo scoramento, perché la storia dell’uomo, di quando in quando, ha delle battute d’arresto lungo la via del progresso. Ma vi è la fortissima convinzione che la strada che le Fondazioni hanno da tempo intrapreso sia quella giusta, perché è la stessa che ci indica la nostra Costituzione. Per questo, le Fondazioni continueranno, senza esitazione, a erogare valori.