Quando un seme viene piantato in terra, la sua crescita è affidata non solo al contadino che ne scava la culla dove maturerà, ma alle proprietà del suolo, all’aria buona, all’acqua che lo irrigherà e al concime che gli darà sostentamento. Quando il seme è un bambino, allora è tutta la comunità in cui vive che ha il dovere di nutrirlo, seguirne la crescita, accompagnarlo nelle tappe della vita per renderlo autonomo, affinché diventi anch’egli un cittadino in grado di prendersi cura degli altri a sua volta. Perché educare è una sfida condivisa, a cui è chiamata a partecipare non solo la famiglia, né solo l’istituzione scolastica, ma tutto ciò che ruota intorno alla vita del bambino, interviene nella sua crescita e ne influenza lo sviluppo.
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Così recita la seconda parte dell’art 4 della Costituzione italiana, che evidenzia il dovere di ogni cittadino di contribuire al progresso dell’intera società, svolgendo attività e funzioni utili all’intera comunità. In questo senso, educare il futuro diventa dovere di tutti e diritto di chi, quel futuro, lo deve costruire. È questa la comunità educante: quell’ecosistema composto da famiglie, scuole, Enti locali, organizzazioni del Terzo settore, che cooperano per accompagnare i giovani verso la maturità. Sono tutti questi attori a tenere in piedi il mondo dell’educazione dei bambini a 360 gradi: dall’istruzione allo sport, dall’alimentazione alla socialità. Sono loro che garantiscono sui territori l’insieme delle opportunità che i minori hanno il diritto di vivere nella fase più delicata e ricca si potenzialità della loro vita.
In questo numero ci siamo interrogati sul tema della comunità educante e, come al solito, abbiamo coinvolto diversi interlocutori per cercare di capire quanto questo approccio sia realmente diffuso, nella percezione e nella pratica. Il quadro che ne emerge è molto variegato e in trasformazione. Certo è che le comunità educanti già esistono nel nostro Paese. E ad esse ha dato nuova linfa il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, istituito nel 2016 dalle Fondazioni di origine bancaria, insieme al Governo e al Forum del Terzo settore. Si tratta di realtà che stanno contribuendo ad accompagnare la cura e la crescita dei bambini, contrastando l’emarginazione e l’abbandono scolastico. All’inizio di quest’anno, Giuseppe Guzzetti – uno dei principali ideatori del Fondo – ha lanciato provocatoriamente al premier Mario Draghi la proposta di trasformare il Ministero dell’Istruzione in “Ministero della Comunità Educante”, proprio a significare la necessità di ripensare l’approccio al tema dell’educazione, che superi la scuola e coinvolga l’intera società, riattivando la consapevolezza che l’educazione è un fatto collettivo. Proprio come ricordava un noto proverbio africano “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio
Dal numero di Settembre-Ottobre 2021 della rivista Fondazioni.