Antonio Patuelli, è Presidente di Abi e de La Cassa di Ravenna Spa, lo abbiamo intervistato per Dialoghi sull’Uguaglianza.
Cosa è per lei “Uguaglianza”?
L’uguaglianza è un principio ben definito dalla Costituzione della Repubblica: definisce i doveri e i diritti di ciascuno di fronte alle leggi. Inoltre, è un principio ugualmente ben definito da Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Einaudi insegnava, infatti, che occorre garantire l’“uguaglianza dei punti di partenza”, con garanzie civili e sociali che permettano di perseguire le finalità indicate dalla prima parte della Costituzione della Repubblica. Uguaglianza, oltre a quanto definito dalla Costituzione, non significa, quindi, appiattimento, ma spinta alla crescita culturale, morale, economica, civile e sociale di ciascuno. La Costituzione, soprattutto nella sua prima parte, quella contenente i Principi, i doveri e i diritti di ciascuno, è “prescrittiva”, cioè indica strategicamente le finalità delle attività che debbono essere sviluppate dalle Istituzioni tutte della Repubblica. Applicando la Costituzione si riducono le disuguaglianze, senza appiattimenti e senza mortificare l’iniziativa privata che è fattore di sviluppo.
Quali sono le sfide più importanti da affrontare in Italia per contrastare le disuguaglianze?
Tutte sono importanti, poiché nei diritti, nelle opportunità e nelle garanzie economiche e sociali è indispensabile che ciascuno possa perseguire gli obiettivi massimi possibili.
Quale ruolo può giocare l’industria bancaria in questo processo?
Le Banche in Italia sono nate negli ultimi secoli con particolari sensibilità economiche e sociali che hanno sviluppato in modi autonomi e diversi, con molteplici aspetti di solidarietà e di incoraggiamento, come, per esempio, per l’acquisto della prima casa e per varie forme di previdenza. Il risparmio è un perno della previdenza. Inoltre le Fondazioni d’origine bancaria, nate trent’anni fa, ma eredi di tradizioni e patrimoni ultra secolari, sviluppano strategie molto importanti proprio nelle garanzie sociali e per lo sviluppo economico dei territori di riferimento come dispone la Legge Ciampi.
Oggi vediamo spesso sentimenti di rabbia e di antagonismi all’interno della nostra società. Come si realizza l’uguaglianza in un contesto pieno di risentimento?
La rabbia è uno stato d’animo che riemerge con maggior forza soprattutto nelle fasi storiche più complesse e più caratterizzate dalle innovazioni. Le nuove tecnologie, internet in particolare, assieme ai tanti evidenti aspetti positivi, permettono il dilagare di spinte all’intolleranza e alla violenza che spesso si trasformano da virtuali in effettive. Occorre essere consapevoli che anche nel Web i reati rimangono tali e che il diritto è il medesimo della realtà tangibile. Comunque occorre distinguere anche nella rabbia ciò che è frutto di reale disagio e ciò che, invece, è strumentale e bisogna combattere sempre ogni forma di violenza, in qualsiasi modalità venga espressa.
La pandemia ci ha insegnato qualcosa sull’importanza del contrasto delle disuguaglianze?
Si, innanzitutto che a tutela della salute per tutti e per ciascuno è una delle principali finalità concrete ben indicate dalla Costituzione della Repubblica e che deve essere sempre meglio concretamente garantita dalle autorità pubbliche preposte e dal senso di responsabilità di ciascuno.