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Le mappe della povertà educativa nel Veneto

È stato presentato oggi il rapporto sulla povertà educativa in Veneto, elaborato dalla Fondazione Openpolis in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, a cui aderiscono Acri e Fondazioni di origine bancaria, tra cui Cariparo, Cariverona e Fondazione di Venezia.

La scuola, a partire da quella per l’infanzia, gioca un ruolo fondamentale per la formazione e la crescita personale di bambini e adolescenti ed è strumento per emanciparsi dai contesti socio-economici delle famiglie di origine, specie se disagiati, oltre che per acquisire le competenze utili ad entrare nel mondo del lavoro. Chi oggi ha meno di 18 anni – in Veneto sono quasi 800mila persone – si ritrova ad affrontare questo passaggio nel contesto di emergenza generato dal Covid, correndo un duplice rischio: che la propria famiglia possa risentire della crisi economica e che l’accesso alle opportunità educative e sociali sia complicato. Ecco dunque che la presenza diffusa di presidi educativi e di reti comunitarie costituisce la garanzia principale di contrasto alla povertà educativa, che oggi riveste un’importanza ancora maggiore.

Quattro gli ambiti analizzati dal rapporto: disponibilità di servizi per la prima infanzia, digitalizzazione, condizione degli edifici scolastici e raggiungibilità delle scuole.

Per quanto riguarda i servizi dedicati alla prima infanzia, il Veneto si colloca all’11esimo posto tra le regioni italiane: offre complessivamente 32.658 posti in 1.299 strutture autorizzate tra asili nido e servizi integrativi, garantendo circa 29,1 posti ogni 100 residenti tra 0 e 2 anni di età. Un dato superiore alla media nazionale (25,5%) ma inferiore all’obiettivo europeo fissato in 33 posti in asilo nido ogni 100 bambini. Inoltre, ci sono significative differenze da una provincia all’altra e da comune a comune. Con il 35,4% di minori potenzialmente coperti, Rovigo è la provincia più “virtuosa”, l’unica ad aver raggiunto l’obiettivo europeo, seguita nell’ordine da Padova, Verona, Treviso, Venezia, Vicenza e Belluno, dove il 65% dei comuni non dispone di servizi per l’infanzia.

L’emergenza sanitaria ha costretto bambini e ragazzi a seguire le lezioni da casa, e non sempre l’hanno potuto fare agevolmente a causa delle carenze digitali. Le disuguaglianze digitali rischiano così di fondersi con quelle sociali ed economiche, ampliando i divari preesistenti alla crisi e compromettendo un’intera generazione. Sul fronte della digitalizzazione, il Veneto presentava già prima dell’emergenza dati in linea o superiori a quelli nazionali. Ai primi posti in classifica per numero di famiglie raggiunte da un qualsiasi tipo di connessione (97% raggiunte da banda larga), scende al 14simo posto per quanto riguarda le connessioni veloci (59% vs media italiana del 68,5%) e ultraveloci (26% vs media italiana del 68,5%). Al primo posto si colloca la città metropolitana di Venezia (40% delle famiglie ha una connessione ultraveloce), seguita da Verona, Padova, Vicenza, Treviso e dai fanalini di coda Belluno e Rovigo, dove il dato si ferma al 13%.

Un elemento che ha assunto una rilevanza ancora maggiore durante la pandemia è la vetustà degli edifici scolastici. Come sottolineato dalle linee guida del Miur, servono strutture più moderne, con spazi più ampi e una rimodulazione di banchi e arredi scolastici che tutelino insegnanti e alunni dal rischio contagio. In Veneto il 18,5% degli edifici ha più di 50 anni (17,8% media nazionale), di cui il 30% concentrati nella provincia di Belluno (36,3%), seguita da Rovigo (29,4%) e Vicenza (22,1%), mentre la provincia di Treviso registra solo l’11,92% di edifici vetusti.

Un ultimo punto analizzato dal rapporto è la raggiungibilità delle scuole. Infatti, se in un territorio il servizio di trasporto pubblico è assente o copre le esigenze solo di una parte degli studenti, si crea un divario che rischia di incentivare la dispersione scolastica, provocando nei casi peggiori l’abbandono del percorso di studio. In Veneto la percentuale di scuole raggiungibili con i mezzi pubblici arriva al 94,5% (86% media nazionale), dove ad occupare i primi posti in classifica sono le province di Rovigo e Verona (dati vicini al 97%), seguite da Padova che, con il maggior numero di scuole nella regione supera il 90% di edifici scolastici raggiungibili.

Giorgio Righetti, direttore generale Acri, dichiara: “Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è nato nel 2016 su iniziativa delle Fondazioni di origine bancaria, che hanno attivato un inedito partenariato pubblico-privato con il Governo e il Terzo settore, per farsi carico di una grande emergenza del nostro Paese. Per questo hanno scelto di intervenire coinvolgendo l’intera “comunità educante”: non solo le scuole, ma anche gli Enti locali, le organizzazioni del Terzo settore, le famiglie e gli stessi studenti. In 6 anni, le Fondazioni hanno messo a disposizione complessivamente oltre 600 milioni di euro, che hanno finora permesso di attivare 384 progetti in tutta Italia, raggiungendo quasi 500mila ragazzi. Si tratta di un vasto programma sperimentale, che sta iniziando a dare i primi incoraggianti risultati, per individuare policy nazionali per intervenire sul tema del contrasto della povertà educativa.”

Marco Rossi-Doria, Presidente di Con i Bambini, afferma: “La povertà educativa è un fenomeno multidimensionale, che interessa tutto il paese. Non riguarda solo la scuola, ma tutta la comunità. I dati dell’Osservatorio #conibambini ci fanno ‘vedere’ i tanti divari esistenti, anche all’interno di uno stesso territorio, che si acuiscono a causa della pandemia. Soprattutto adesso occorre rafforzare le ‘alleanze educative’ tra scuola, privato sociale, civismo educativo, istituzioni locali. Attraverso il Fondo è stata tracciata una rotta: abbiamo raggiunto mezzo milione di bambini e ragazzi in tutta Italia, mettendo in rete oltre 6.700 soggetti. Nel Veneto sono oltre 420 le organizzazioni che partecipano a questo percorso attraverso 17 ‘comunità educanti’ con un sostegno di circa 11 milioni di euro, 30 interventi regionali e multiregionali attivati sul territorio.”

Elena Donazzan, Assessore istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità della Regione Veneto, sottolinea: “Le Fondazioni rappresentano una eredità di comunità di questo nostro Veneto: lavorare fianco a fianco sul delicato tema dell’abbandono scolastico e della perdita di opportunità per i nostri alunni e studenti che covid ha enfatizzato, credo sia un ottimo modo per raggiungere gli obiettivi comuni di accompagnare nella crescita la nostra comunità.”

Gilberto Muraro, Presidente di Fondazione Cariparo, commenta:” Le province in cui operiamo presentano dati incoraggianti ma il rischio di povertà educativa minorile e di abbandono scolastico rimane molto elevato anche nella nostra regione a causa della pandemia e delle sue conseguenze. Abbiamo scelto di impegnarci nel fondo nazionale insieme al governo, ad Acri e ad altre Fondazioni, convinti che gli investimenti e le azioni volte a salvaguardare l’educazione culturale e sociale dei bambini e dei ragazzi costituisca le fondamenta della società di domani. Dobbiamo unire le forze per interventi che siano efficaci e che consentano di costruire oggi quello che lasceremo alle generazioni future. È una nostra responsabilità.”

“Gli italiani più giovani sono destinatari privilegiati dell’attenzione istituzionale delle Fondazioni di origine bancaria, che hanno nell’arricchimento del capitale umano e nello sviluppo dell’inclusione sociale due peculiari direttrici strategiche.”, aggiunge Alessandro Mazzucco, Presidente di Fondazione Cariverona. “Il contrasto alla povertà educativa – in particolare quella minorile – si inserisce poi perfettamente nell’orizzonte disegnato dal NextGenerationUe, ora rimodellato nel Recovery Plan, spinta alla ripresa dopo l’emergenza pandemica. Va quindi riconosciuta ad Acri una efficace visione per i bisogni della società, che vanno proiettati nel futuro, nelle realtà che si andranno a produrre. Questo è il primo meritevole passo. Il secondo, obbligato, è quanto la nostra Fondazione ha inserito nel proprio piano triennale: l’investimento per la formazione superiore e la integrazione con il mondo delle professioni.”

“I dati evidenziano come la povertà educativa sia un problema da non sottovalutare anche per le nostre comunità”, – sottolinea Michele Bugliesi, Presidente della Fondazione di Venezia –, “e come questa povertà si manifesti attraverso declinazioni fino ad oggi magari sottovalutate, come quella legata alle disuguaglianze digitali e tecnologiche. È dunque necessario intervenire in maniera sempre più concertata con i soggetti attivi sul territorio, per massimizzare l’impatto delle azioni di contrasto, nella consapevolezza di quanto la povertà educativa sia correlata a una più ampia condizione di disagio sociale e culturale che rischia di compromettere ad ogni livello il futuro dei nostri ragazzi.”

Il video della presentazione si può rivedere qui:

 

Il report integrale “Le mappe della povertà educativa nel Veneto” si può scaricare qui.