A un anno dall’esordio della didattica a distanza resta in chiaroscuro il giudizio degli italiani sul funzionamento della DAD: appena 3 su 10 la valutano positivamente. Per il 51% dei genitori italiani, a 12 mesi di distanza, alla DAD non è ancora garantito un accesso adeguato a tutti gli studenti.
Sono alcuni dei dati che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Demopolis ha studiato la valutazione dell’opinione pubblica della didattica a distanza, con focus sui genitori di figli minori (5-17 anni), insegnanti e operatori del terzo settore.
I coprotagonisti di questa sperimentazione indotta dalla pandemia, i genitori italiani, rilevano come la DAD si sia effettivamente meglio strutturata dopo la fase emergenziale (67%). Tuttavia, per i genitori dei figli in età scolare restano delle criticità: la distrazione degli studenti durante le lezioni (73%), una complessa situazione emotiva dei ragazzi (63%) e la scarsa dotazione tecnologica delle case (51%), limite segnalato con maggiore evidenza dagli insegnanti (68%). Inoltre, per il 39% dei genitori l’impegno loro richiesto per la Dad è stato eccessivo e il dato cresce tra chi ha i figli alle elementati (61%).
“In quest’ultimo anno la didattica a distanza ha tenuto in piedi un’idea di scuola seppur con molte difficoltà per famiglie, ragazzi e insegnanti – commenta Marco Rossi-Doria, vicepresidente di Con i Bambini. Come emerge chiaramente dall’indagine, oltre ai deficit di accesso e inclusività, una preoccupazione diffusa riguarda il contesto emotivo e relazionale di bambini e ragazzi. Dobbiamo recuperare la dimensione affettiva e di socialità perché l’esperienza vissuta con grande responsabilità da bambini e ragazzi è pari solo a quella dei loro bisnonni. Non può essere però solo un compito della scuola, in generale l’educazione dei minori è una responsabilità di tutta la comunità. Ed è una consapevolezza che, come conferma il sondaggio, cresce rapidamente nel Paese. Occorre implementare e consolidare patti educativi, alleanze nel tempo tra scuola, famiglie, civismo educativo e istituzioni locali, per uscire da questa crisi ma soprattutto per costruire una società più equa, matura e responsabile”.
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