Perché le donne raramente sognano di fare l’ingegnere, il matematico, lo scienziato e il programmatore? Perché a livello sociale e culturale sono considerati settori prettamente maschili, come se gli uomini fossero maggiormente predisposti alle materie scientifiche.
Colmare la sottorappresentazione delle donne nei settori scientifici e tecnologici significa lavorare su due fronti paralleli. Da un lato attivare percorsi che incentivino bambine e ragazze ad avvicinarsi a queste materie, dall’altro lato, è necessario combattere gli stereotipi di genere che influiscono fortemente sulle scelte delle giovani, andando a discapito delle loro opportunità formative e lavorative, ma anche dello sviluppo economico e tecnologico del Paese, che così rinuncia a un potenziale che può essere decisivo.
Per questo, le Fondazioni di origine bancaria hanno attivato diversi progetti che lavorano su entrambi i fronti. La Fondazione di Modena, per esempio, sostiene il progetto “Ragazze digitali” che ogni estate permette alle studentesse delle scuole secondarie superiori di avvicinarsi all’informatica e alla programmazione, in modo divertente e stimolante. Attraverso una Summer Camp, per un mese, le partecipanti hanno la possibilità di imparare a programmare, di sperimentare in laboratorio alcune tecnologie e di partecipare a seminari tenuti da professioniste informatiche. L’obiettivo è dare loro una chiave di valutazione obiettiva e consapevole sugli studi e i percorsi professionali in campo informatico e di conoscere donne affermate in questi settori, spesso carenti o scarsamente valorizzate.
Anche la Fondazione Compagnia di San Paolo, con il progetto “Coding girls”, ha avviato un programma triennale per insegnare il coding a 600 studentesse di 10 scuole superiori di Torino. Attraverso un corso extracurriculare intensivo, le studentesse dell’ultimo triennio delle scuole superiori acquisiscono le competenze informatiche di base e hanno la possibilità di aumentare il loro interesse per le materie STEM. Dall’analisi dei risultati di progetto, si è riscontrato un miglioramento delle competenze digitali, una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e delle percezioni stereotipate nell’ambito digitale.