Un gruppo di giovani, perlopiù provenienti dalle regioni del Sud Italia, accomunati dall’essere stati costretti ad abbandonare i luoghi di origine e gli affetti per poter seguire le loro ambizioni professionali, ha dato vita all’Associazione “South Working – Lavorare dal SUD”, con il sostegno di Fondazione CON IL SUD.
Lo scopo è studiare lo smart working localizzato in una sede diversa da quella del datore di lavoro, in particolare dal Sud Italia e dalle aree interne, valutandone i pro e contro. L’idea alla base è che il lavoro potrebbe essere uno strumento utile per ridurre il divario economico, sociale e territoriale nel Paese, per migliorare la qualità della vita di milioni di persone e per riaccendere le aree interne e il Mezzogiorno che, a causa della partenza di tanti giovani, si ritrova carente di capitale sociale.
South Working ha creato un movimento di opinione, dando un nome al fenomeno e creando una rete fra tutti i soggetti interessati: lavoratori, aziende ed enti pubblici. Inoltre, sta classificando gli spazi per il lavoro agile presenti sul territorio italiano come coworking, bar attrezzati, biblioteche, o librerie, per permettere ai South Worker di lavorare da un luogo adeguato e di socialità.
Oltre a movimento di opinione, South Working è anche un Osservatorio sul tema, attraverso la partecipazione e l’organizzazione di incontri e ricerche. Il Rapporto Svimez 2020, per esempio, ha incluso un Focus sul South Working mettendo in luce la presenza di 45mila persone che dall’inizio della pandemia lavorano in smart working dal Sud per le grandi imprese del centro-nord. Dai dati dell’Associazione, su un campione di circa 2mila lavoratori, emerge inoltre che la stragrande maggioranza del lavoratori in smart working sono giovani tra i 25 e i 40 anni e tornerebbe a vivere al Sud se fosse loro consentito, e se fosse possibile mantenere il lavoro da remoto.
“Al netto degli indubbi vantaggi per i lavoratori interessati, South Working rappresenta, dal nostro punto di vista una straordinaria opportunità per lo sviluppo del nostro Sud”, ha sottolineato Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD. “Da sempre sosteniamo che lo sviluppo del Mezzogiorno ha una precondizione irrinunciabile: un forte capitale sociale. Il rientro al Sud di giovani talenti, con le loro competenze e la voglia di disegnare il proprio futuro in quei territori, costituisce una formidabile leva di sviluppo.”
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