Di fronte ad un problema spesso si dice che bisogna “darsi da fare” o che, comunque, “bisogna fare qualcosa”. Un verbo esigente che “La banca del fare” ha voluto utilizzare subito, già dal nome. La storia di questo progetto comincia e si sviluppa nell’Alta Langa, meno famosa della Langa delle colline morbide e degli ettari di vigneti dai quali nascono vini di qualità come il Barolo, ma comunque ricca di arte, castelli e passaggi montani.
L’Alta Langa, però, soffre di tutti i problemi comuni alle aree interne: spopolamento, mancanza di servizi e di conseguenza anche perdita di visione e di speranza da parte degli abitanti. Per provare a risolvere questi problemi, nel 2016 il Parco Culturale Alta Langa, con il supporto delle Fondazioni CRT, CRC e Compagnia di San Paolo e del Comune di Castelletto Uzzone (Cn), ha lanciato un progetto per salvaguardare e recuperare il patrimonio costruito del territorio e ha deciso di cominciare a fare.
«L’alta langa ha un patrimonio paesaggistico e di costruzioni notevole, e, a me che venivo dalla città, sembrava incredibile che non venisse considerato come fattore di sviluppo»” racconta Laura Sottovia, fondatrice e direttrice della Banca del fare. «Dovevamo fare qualcosa di “appuntito” per convincere la gente che si poteva risalire la china». Per cominciare a fare, però, bisogna prima imparare e così, a giugno 2016 sono partiti 7 cantieri formativi a cui hanno aderito una cinquantina di studenti italiani e stranieri che, insieme agli abitanti della zona, hanno recuperato la Cascina Crocetta, imparando le tecniche che i più anziani potevano insegnare e condividendo un’esperienza.
«Abbiamo legato molto – racconta Davide Chiesa, trentenne agricoltore del Roero – eravamo un gruppo di giovani molto affiatati e interessati a quello che andavamo a fare». Proprio questo è uno dei tanti punti di forza che dimostrano la validità del progetto: a partecipare in queste tre edizioni – quella del 2020 ha subito delle modifiche per via dell’emergenza coronavirus – non sono stati solo architetti e ingegneri interessati ad apprendere nuove tecniche sul campo, ma anche ragazzi del luogo, che volevano restituire valore alla loro terra, ripartendo proprio da quello che la loro terra ha da offrire. Questo ha permesso anche di dare vita a un incontro generazionale spesso difficile nelle aree interne come racconta Laura Sottovia: «Gli anziani, a volte, hanno un preconcetto: i ragazzi siano interessati solo ai telefonini e quindi all’inizio sono un po’ scettici. Ma quando incontrano questi giovani si mettono in gioco perché sono curiosi e alla fine vengono fuori storie meravigliose, di condivisione e di apprendimento reciproco».
Non solo un’esperienza di vita però, alla Banca del fare arrivano molti architetti come Agnese Caprioli, ventisettenne di Torino, che ha scritto la tesi sul progetto focalizzandosi sulla dimensione del paesaggio e della tutela del territorio ma che ha comunque imparato molto grazie alla scuola-cantiere: « Avevo fatto il primo workshop su una parte di restauro della Cascina Crocetta e ho fatto per due settimane una vita di cantiere; quindi ho imparato cosa vuol dire stare in un cantiere. È stato un percorso di conoscenza attraverso un’esperienza pratica».
Recuperare, però, non basta: «Una volta messe le basi per imparare a fare, dovevamo valorizzare quello che avevamo fatto – racconta Laura Sottovia – siamo partiti allora con i “Ciabot”, che sono una tipologia di piccole case di campagna che venivano usate dai contadini come ricetto». Così è cominciato un lavoro di recupero dei Ciabot nella zona di Castelletto Uzzone, con un’idea ben precisa di cosa fare dopo: «Abbiamo subito pensato all’escursionismo di cammino o turismo slow, esattamente quello che noi vorremmo incentivare. Così è nato il “Ciabot Altalanga”, il primo albergo di cammino per quei turisti che passano sul territorio e avranno la possibilità di rimanere a dormire in una struttura tipica nel mezzo dei campi o dei boschi. Se ne può già trovare qualcuno online».
Infine l’ultimo passo, almeno fino a oggi, che dimostra come il fare con criterio, guardando con un occhio a quello che una terra ha da offrire e con l’altro a cosa ci propone il presente, non può che far crescere i progetti e i territori. «Abbiamo deciso di fare un passo ancora più imponente e oggi vogliamo recuperare un bene monumentale, il castello di Monesiglio, che è un castello di oltre mille anni. L’obiettivo è di farne un “Castello di comunità”, funzionale alle esigenze e alle prospettive di sviluppo e valorizzazione del paese». Per il progetto sono stati coinvolti il Politecnico di Torino e il Centro di Restauro della Venaria Reale, permettendo di dare crediti formativi agli studenti e di ospitare insegnanti di altissimo livello.
Un’esperienza, quella della Banca del Fare, che può essere esportata ovunque come racconta Filipa Farreca, architetto venticinquenne portoghese: «Per me che sono straniera questo progetto ha un valore enorme e si può applicare in altri posti, io vorrei farlo in Portogallo. Soprattutto però, questa può essere un’opportunità di lavoro, perché noi giovani architetti non dobbiamo aspirare soltanto ad andare a a lavorare nei grandi studi, ma riconsiderare l’opportunità di venire lavorare in questi luoghi, dove l’impatto del nostro operato è forse anche più grande».
Questa è la storia di un progetto che nasce con una scuola-cantiere e in pochi anni arriva a lavorare su un castello. Un progetto che nasce e cresce anche grazie alle Fondazioni come ci tiene a sottolineare Laura Sottovia: «Se non avessimo avuto l’aiuto di cuore da parte delle Fondazioni Crt, Crc, Compagnia di San Paolo e della regione Piemonte noi non saremmo qui a parlare. Hanno offerto un sostegno gentile, non è stata solo una questione economica ma la volontà di appoggiarci nel fare qualcosa che potesse incidere e cambiare questo territorio»
Una storia che insegna molto e che rende evidente come anche nelle aree interne possano nascere progetti utili a tutti, dagli anziani abitanti ai giovani architetti, dai turisti ai giovani del territorio, nel rispetto dei luoghi con obiettivi precisi rivolti allo sviluppo sostenibile.
Per maggiori informazioni visita il sito web della Banca del fare