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Una nuova visione per lo sviluppo del Mezzogiorno | Carlo Borgomeo

Intervista a Carlo Borgomeo, Presidente Fondazione Con il Sud
per Fondazioni giugno 2020

 

Abbiamo misurato il divario del Pil e non dei diritti; abbiamo pensato che il sociale seguisse l’economico; che la quantità di risorse destinate al Sud fosse il parametro vero della forza delle politiche. I meridionalisti sono andati in giro con il metro per misurare e hanno sottovalutato, considerando il dato marginale, la promozione del capitale sociale. Questa non è una posizione teorica, è il frutto della verifica che 70 anni di politiche non hanno colmato il divario. L’equivoco finirà quando i meridionali, popolo ed istituzioni, si convinceranno che il capitale sociale viene prima della crescita economica e che è in quell’ambito che bisogna investire». Chiarisce subito il suo pensiero Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud. Nata nel 2006 dall’alleanza tra 77 Fondazioni di origine bancaria e il mondo del Terzo settore e del volontariato per promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno, si avvia a festeggiare i 14 anni di attività.

Presidente, qual è il bilancio di quest’esperienza?
Il bilancio quantitativo è di circa 230 milioni di euro erogati, oltre mille progetti approvati, 6mila organizzazioni di Terzo settore in rete, 6 Fondazioni di Comunità avviate. Il patrimonio iniziale di 320 milioni di Euro, è oggi di 419 milioni. Un dato molto interessante è quello relativo alla “sopravvivenza” delle iniziative sostenute: abbiamo un meccanismo di valutazione ex post a due e a quattro anni dal momento in cui termina il nostro contributo ai progetti. Molte iniziative continuano, in tutto o in parte: la percentuale è del 70%. Un dato da migliorare, certamente, ma sicuramente una conferma della validità del nostro meccanismo di selezione dei progetti. Importante la nostra visibilità sui social e la scelta di fare della comunicazione uno strumento diretto di attuazione della nostra missione. Tra i risultati conseguiti vi è certamente la buona reputazione che la Fondazione ha dal punto di vista tecnico: una prassi consolidata di trasparenza e di rigore, ma con una modalità di lavoro attenta e rispettosa delle esigenze dei nostri interlocutori. Molti altri aspetti potrei richiamare, ma concludo con due valutazioni di tipo politico: la prima è che la scelta delle Fondazioni di origine bancaria di costituire e di sostenere nel tempo la Fondazione Con il Sud, oltre ad essere, come ripeto spesso, il più significativo e rilevante esempio di solidarietà Nord-Sud tra privati che il nostro Paese ha mai conosciuto, ha nel tempo consolidato un rapporto molto positivo fatto di scambio di esperienze, di confronto, di progetti comuni. La seconda è che, oggettivamente, nel tempo la Fondazione ha contribuito ad alimentare un dibattito sullo sviluppo del Sud che tenga maggior conto della urgenza di rafforzare il capitale sociale come premessa dello sviluppo. È una posizione ancora minoritaria, ma sta crescendo in modo consistente nel dibattito politico e istituzionale.

Quali sono gli aspetti ancora da esplorare?
Le due questioni che vedo chiaramente meritevoli di approfondimenti sono le modalità di erogazione, con le riflessioni su come cambiare e/o sostituire la modalità prevalente, quella del bando e il rafforzamento delle esperienze territoriali a partire dalle Fondazioni di Comunità, ma non solo da esse.

Qual è la visione che ha ispirato l’operato di Fondazione Con il Sud?
Tre le scelte fondamentali dei Fondatori: un’esperienza ineccepibile dal punto di vista della gestione di un intervento nel Mezzogiorno, tenendo conto della scarsità delle risorse rispetto alla domanda di un territorio enorme; lo sforzo di sostenere progetti “esemplari” in grado cioè di di-ventare riferimento, anche per le politiche pubbliche; una nuova visione dello sviluppo del Sud. Possiamo migliorare, ma su queste linee ci siamo, anche per lo straordinario contributo iniziale nell’impostazione delle procedure e dell’organizzazione interna, di Savino Pezzotta e di Giorgio Righetti, rispettivamente primo Presidente e primo Direttore del-la Fondazione.

Come ha funzionato il dialogo tra Fondazioni di origine bancaria e Terzo settore che in maniera assolutamente innovativa hanno condiviso la governance della Fondazione?
Molto bene. Al di là del fatto che in tutti questi anni ricordo un voto contrario e due o tre astensioni in oltre cento sedute del Cda e trenta del Comitato di Indirizzo. Quello che conta è che questa lavoro ha consentito uno straordinario, reciproco arricchimento. Una comprensione vera delle caratteristiche di due realtà certamente diverse e, per certi versi, distanti. Uno sforzo continuo per sintesi intelligenti, piuttosto che per banali mediazioni. E questa consuetudine, alla gestione con-divisa sperimentata nella Fondazione Con il Sud, ha suggerito ad Acri, insieme ad un giudizio positivo sulla struttura tecnica, di affidare alla Fondazione Con il Sud la gestione degli interventi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. È a metà del suo secondo e ultimo mandato come presidente di Fondazione Con il Sud. Quale sarà l’eredità che intende lasciare? Ai miei collaboratori, ai “ragazzi” della Fondazione, il continuare a perseguire un modello di lavoro che ibrida in modo splendido professionalità (non professionismo!) e motivazioni di senso; ad evitare giorno per giorno la tentazione, sempre presente in un organismo che eroga risorse, di voler dettare le regole del gioco e di chiudersi in una dimensione di autoreferenzialità. Agli organi, la consapevolezza di lavorare per una grande missione, e l’impegno, umile ma ostinato, di fare di questa esperienza un riferimento per quanti credo-no che sia possibile, finalmente, cambiare il nostro Sud.

Perché la Fondazione ha cambiato nome, da per il Sud a Con il Sud?
Quando nel 2009 il Presidente Guzzetti mi chiese la disponibilità ad assumere la Presidenza della Fondazione per il Sud, gli dissi immediatamente che ero onorato della proposta ed entusiasta di poter fare questa esperienza. Gli dissi anche che forse avrei avuto qualche problema a gestire uno “strumento di offerta,” come una Fondazione di erogazione, sentendomi per cultura e per esperienze più capace di lavorare sul fronte della “domanda”. Guzzetti, comprendendo appieno il senso della mia riflessione, mi disse che andava bene e che quello era l’approccio giusto. Dopo un anno ho proposto a lui e ad Andrea Olivero, Portavoce del Forum, di cambiare nome. Come ci ricorda la straordinaria esperienza di Danilo Dolci, il cambiamento non si fa per qualcuno, ma con qualcuno.

Fondazione Con il Sud è molto attenta anche al mondo del cinema e dell’informazione. Pensa che il Mezzogiorno abbia bisogno di un nuovo immaginario?
In realtà il nostro interesse è utilizzare questi strumenti per declinare al meglio la nostra missione. Linguaggi, immagini, coinvolgimento di giovani creativi, per diffondere una cultura sempre più attenta alla centralità della persona, dell’accoglienza dei soggetti fragili, del valore della Comunità. E per questo un buon cortometraggio vale più di mille convegni.

Esistono modelli sperimentati al Sud che potrebbero essere esportati anche al Nord?
Certamente sì. Ma più che di modelli da esportare, parlerei di esperienze da scambiare che arricchiscono reciprocamente i soggetti nei diversi territori

Come valuta il “Piano Sud 2030”, presentato nei mesi scorsi dal Ministro Provenzano?
È un documento ben fatto, ambizioso e molto articolato con una prospettiva decennale e con aperture significative in molte direzioni comprese quelle che a noi sono più care, come la povertà educativa e l’attenzione alle diseguaglianze sociali. Una scelta di un programma organico, di lungo respiro e, sostanzialmente, onnicomprensivo. Io avrei scelto un’altra strada: quella di assumere poche, nette e chiare priorità, anche con meccanismi di comunicazione più incisivi che segnassero una discontinuità forte con il passato nella percezione della pubblica opinione, molto distratta rispetto all’antica “questione”.

Recentemente ha lanciato un appello al Governo e al Ministro per il Sud, chiedendo misure straordinarie in favore del Terzo settore meridionale che si trova a fronteggiare l’emergenza Covid. Che riscontri ha avuto della sua richiesta?
Direi soddisfacenti. Per la prima volta un Ministro del Sud decide di intervenire a sostegno del Terzo Settore. È un dato politicamente significativo perché rimanda ad un giudizio per cui il Terzo settore è importante per lo sviluppo dei territori. E questo sarà importantissimo nella fase di ricostruzione post Covid. Le risorse stanziate non sono ancora adeguate. Ma le consideriamo un primo passo, cioè una sorta di anticipo.

Dalla rivista Fondazioni maggio-giugno 2020