Può nascere una storia di comunità da una raccolta fondi? La risposta è sì, ma non è una risposta esaustiva. AiutiAMObrescia infatti, è costruita da tante storie, piccole e grandi, è fatta di scelte prese al momento giusto, di collaborazioni virtuose, di coraggio, di competenza e di disponibilità. Una storia che parte fra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, quando l’Italia comincia a capire che il Covid-19 non è più così lontano e sta per investire la Lombardia assieme ad altre regioni del Nord Italia. Una storia che comincia dalla scelta di Fondazione di Comunità Bresciana e dal Giornale di Brescia di unire le forze per rispondere all’emergenza imminente e il 9 marzo lanciare la raccolta fondi #aiutiAMObrescia, con l’obiettivo di supportare le terapie intensive degli ospedali bresciani. P Dopo meno di tre mesi, la raccolta ha raggiunto la quota di quasi 17 milioni di euro, da più di 57mila donatori individuali.
Molte delle piccole storie che compongono il quadro più grande arrivano proprio dai donatori come quella della comunità Bengalese, i cui responsabili hanno dichiarato: «Quella bresciana è la nostra comunità (…). Se possiamo fare un piccolo gesto per aiutare i nostri ospedali, noi non ci tiriamo indietro». Oppure le storie di circa 50 gruppi di amici, che hanno donato l’importo destinato al premio del fantacalcio, o quella di Beatrice che ha chiesto donazioni ad amici e parenti come regalo di laurea, fino a Silvio e Anna, che hanno aperto un crowdfounding per la figlia Aurora, scomparsa a causa di una patologia rara che l’ha portata via ai genitori poco dopo la nascita, e hanno destinato il ricavato ad aiutiAMObrescia. Tutte persone che hanno aderito all’iniziativa, dimostrando fiducia e voglia di contribuire.
In un momento dove la parola “contagio” evocava solo brutti pensieri, noi abbiamo prodotto un contagio positivo, coinvolgendo ed attivando le persone in questa iniziativa
Per questo è stata cruciale la capacità della Fondazione di comunità Bresciana e del Giornale di Brescia di mobilitarsi rapidamente e di coinvolgere le persone giuste, come Enrico Zampedri, già direttore generale del Policlinico Gemelli di Roma, che ha coordinato tutte le attività. «Abbiamo costituito un comitato di indirizzo, ci sentivamo tutti i giorni a mezzogiorno per fare in modo che le risorse che arrivavano fossero indirizzate velocemente dove c’era maggiore bisogno. Credo che questo sia stato decisivo per la buona riuscita del progetto» ha sottolineato Zampedri. Così, una raccolta, che era partita per acquistare dei respiratori, è finita per finanziare 10 linee di progetto, dalle apparecchiature alle mascherine, dal trasporto sanitario al telemonitoraggio domiciliare, fino a finanziamenti per enti non profit. «Generosità, responsabilità, trasparenza» sono le parole messe al centro da Pierpaolo Camandini, presidente dell’Editoriale Bresciana – principale gruppo editoriale della leonessa, al quale fa capo anche il Giornale di Brescia –, per spiegare la mobilitazione della comunità bresciana, sottolineando la meravigliosa reazione dei bresciani e la fiducia conquistata raccontando tutti i passaggi delle operazioni in totale trasparenza.
«In un momento dove la parola “contagio” evocava solo brutti pensieri, noi abbiamo prodotto un contagio positivo, coinvolgendo ed attivando le persone in questa iniziativa» ci ha detto Alberta Marniga, la presidente di Fondazione di Comunità Bresciana. Un buon contagio che non può esaurirsi a questo tempo di emergenza e che dimostra che le comunità unite e collaborative sanno affrontare anche le crisi più grandi