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Senseable cities: intervista a Carlo Ratti


Intervista a Carlo Ratti, Architetto e ingegnere, direttore del MIT Senseable City Lab

Alla definizione “smart city” lei preferisce “Senseable City”: cosa intende?

Spesso l’espressione “smart city” riduce le città alla loro dimensione tecnologica. La parola “Sense-able”, al contrario, include la componente umana e la racchiude in un doppio significato: città sensibile e città capace di sentire. Questa capacità deriva dall’infinita quantità di dati che produciamo continuamente, a partire dalle più elementari operazioni come quelle del nostro smartphone.  Sono dati che permettono di interpretare le scelte dei cittadini nello spazio urbano e formulare nuovi paradigmi per il disegno delle città. Al MIT, dove dirigo il Senseable City Laboratory, sviluppiamo ricerche orientate a un approccio diverso, che mette le persone al centro dell’innovazione e usa la tecnologia come strumento.

Nel suo prototipo di “Senseable City” lei sostiene debba esistere un modello di partecipazione dei cittadini all’amministrazione cittadina di tipo ‘bottomup’. Che vuol dire?

La chiave è nella parola partecipazione. Nel secolo scorso il modello dall’alto, o top-down sembrava l’unica via possibile per concepire la città. Noi pensiamo che oggi non si possa prescindere da approcci partecipativi, coinvolgendo soggetti diversi: startup, imprese, enti pubblici, centri di ricerca e semplici cittadini.

Nella città del futuro sarà possibile trovare un equilibrio tra tecnologia e ambiente?

Spero proprio di sì. Molte città oggi si stanno impegnando ridurre il loro impatto sull’ambiente – alcune si sono date l’obbiettivo di portare a zero le proprie emissioni di CO2 entro pochi anni.

Più in generale, credo che vedremo sempre più natura in città. Grazie alle nuove tecnologie, oggi possiamo portare il verde dove prima non c’era – pensiamo ad esempio alla coltivazione idroponica, o alle tecnologie della rete che sostengono il successo degli spazi di urban farming. Nel futuro prossimo potremmo vedere sempre più sia degli interventi di “agopuntura urbana” – padiglioni verdi, strutture trasformabili, pedonalizzazioni di aree pubbliche – sia una più decisa presenza del verde nella pianificazione.

Lo scorso anno, ad esempio, con CRA – Carlo Ratti Associati abbiamo sviluppato VITAE, progetto risultato poi vincitore del concorso internazionale per architetture innovative Reinventing Cities (al quale Milano ha partecipato insieme a New York, Parigi, Chicago e molte altre capitali globali). Il complesso, un lotto industriale in via Serio a pochi metri dalla Fondazione Prada, comprende una nuova piazza – oltre 5000 metri quadrati di spazio pubblico restituiti alla comunità – da cui parte una vigna che si avvita sull’edificio e collega tutti suoi ambienti. Il tema – rievocato dall’ambivalenza del nome VITAE –  è la risposta all’istinto della “biofilia”, un richiamo innato nella specie umana verso il mono naturale, come teorizzato dal biologo Edward O. Wilson.

Sempre a Milano avevamo già sperimentato la ricerca di questo equilibrio con il dehors Trussardi in Piazza della Scala, dove un giardino verticale progettato da CRA-Carlo Ratti Associati insieme al grande botanico francese Patrick Blanc e sospeso sopra una teca di cristallo permette di filtrare i raggi del sole in modo dinamico nel corso della giornata. Più di recente, abbiamo esplorato questi temi con Living Nature, installazione realizzata in occasione del Fuorisalone 2018 in Piazza Duomo a Milano. Un giardino nel cuore della città che vive seguendo quattro stagioni in contemporanea – quattro diversi microclimi, creati in modo sostenibile grazie a un nuovo approccio al controllo climatico. Le celle fotovoltaiche su un tetto gonfiabile generano energia elettrica, che a sua volta viene usata per modulare la temperatura delle varie aree, usando caldo e freddo in modo circolare.

Nelle realtà urbane del domani dominate dalla tecnologia sarà possibile ritrovarsi “in piazza” come luogo di condivisione e di scambio?

Certo! La piazza è il punto d’incontro delle persone. E, come scriveva Shakespeare, “What is the city but the people?”. Ieri come oggi come domani.

 

Foto: Profilo Instagram Senseable cities / Facebook Carlo Ratti Associati