L’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte ha pubblicato l’annuale Rapporto sull’attività delle sue associate, relativo ai bilanci 2018. Pubblichiamo un editoriale di commento al Rapporto firmato dal presidente dell’Associazione e della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.
Editoriale del Presidente Quaglia sul Rapporto annuale dell’attività delle Fondazioni di origine bancaria piemontesi
Il Rapporto annuale sull’attività delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, riunite nell’Associazione che ho l’onore di presiedere, racconta il valore di un impegno profondo e capillare sul territorio, ben sintetizzato da un dato: circa 300 milioni di euro le risorse erogate nel 2018, con un incremento del 3,5% rispetto al 2017.
Come emerge dalla lettura del documento, liberamente consultabile sul sito della Consulta regionale, quest’ultima sta dimostrando di essere tra le più attive e dinamiche in Italia, non soltanto per i consistenti fondi messi a disposizione delle realtà non profit, ma anche per la capacità di trasmettere competenze, conoscenze e strumenti di intervento innovativi nei campi della cultura, del welfare, della ricerca, dell’innovazione, dell’educazione, della formazione dei giovani.
Un vero e proprio laboratorio di idee, dunque, dove si condividono buone pratiche e si realizzano – anche in collaborazione con Acri – importanti progettualità di interesse regionale, nazionale e internazionale, con l’obiettivo ultimo di rafforzare solidi legami di Comunità.
Penso, in particolare, al grande progetto per il contrasto della povertà educativa minorile nel nostro Paese, che ha visto le Fondazioni di origine bancaria piemontesi in prima linea nel percorso di attivazione di numerose iniziative tramite i bandi dell’impresa Sociale con i Bambini insieme a Fondazione Con il Sud.
Così come per le azioni messe in campo contro la povertà educativa, anche nel campo del welfare di comunità – oggetto di un focus specifico in questa edizione del Rapporto annuale delle nostre Fondazioni di origine bancaria – queste ultime esprimono appieno la propria vocazione e identità di enti privati non profit, rientrando a pieno titolo nell’illuminante definizione di “figure del noi sociale” di Monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara.
È a partire da questa identità, aperta alla dimensione non dell’‘io’ ma del ‘noi’ e del ‘noi insieme’, che le Fondazioni del Piemonte possono coltivare una visione di futuro fondata sul massimo di innovazione, di vicinanza ai territori e di capacità di far fronte al disagio delle persone e della collettività.
Oggi le Fondazioni avvertono la responsabilità civile di “prendersi cura” del bene comune, di essere tessitrici di nuove reti – o, per usare e osare un termine più forte – ‘aiuto-registi’, operando non certo in sostituzione, ma al fianco delle istituzioni pubbliche elettive, delle aggregazioni sociali, delle università e delle imprese, nel governare i processi di sviluppo e coesione nella Comunità.
Comunità significa terzo pilastro della società, accanto allo Stato e al mercato. Significa corpi intermedi come, appunto, le Fondazioni: una risorsa fondamentale di fronte alla sempre più evidente fragilità, frammentarietà e crisi di rappresentanza della nostra epoca, in cui è diventato per certi versi “di moda” parlare di disintermediazione, quasi fosse un valore in sé. Invece è vero esattamente il contrario: senza i corpi intermedi le fondamenta della società sono fragili e, alla fine, rischiano di crollare. Ciò è tanto più vero oggi, dal momento che, per la prima volta nella storia, assistiamo al paradosso per cui le disuguaglianze aumentano nonostante aumenti la ricchezza a livello globale.
In un contesto così complesso, le Fondazioni piemontesi, grazie alla loro attività strettamente connaturata alle ragioni stesse della loro esistenza come espressione dei territori di riferimento, sono il punto di partenza per costruire insieme la fiducia, senza cedere all’utopia ma neanche alla rassegnazione.
Il 16° Rapporto da scaricare: