Intervista a Enrico Giovannini, portavoce di ASviS
per Fondazioni ottobre 2019
L’ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile riunisce oltre 200 tra istituzioni e reti della società civile che condividono l’obiettivo di far crescere nella società italiana la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e mobilitare tutti nel conseguimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il portavoce di ASviS, Enrico Giovannini, il 4 ottobre scorso, alla presenza del Presidente della Repubblica, ha spiegato come sta andando il nostro Paese a poco più di 11 anni dalla scadenza individuata dall’Onu. Lo abbiamo intervistato.
Nel mondo e in Italia sembra essere cresciuta la sensibilità sui temi dello sviluppo sostenibile. Quanto ritiene sia reale la consapevolezza dell’emergenza che stiamo vivendo e della necessità di avviare subito un cambiamento radicale del nostro stile di vita? Oltre ai cittadini, aziende e istituzioni si sono attivate con scelte lungimiranti?
La crisi che stiamo vivendo è sistemica e coinvolge ogni aspetto della nostra vita. Si è compreso che ambiente, economia, società non sono compartimenti stagni e tutti i fenomeni sono correlati e interagiscono. Guardare la realtà con una visione integrata richiede un salto culturale importante, che in molti si sta già manifestando. Cresce, infatti, la consapevolezza da parte delle istituzioni, delle imprese, della società civile su temi connessi al futuro di questa e delle prossime generazioni, come la salvaguardia del pianeta e la lotta alle disuguaglianze. Un chiaro esempio di quanto il nostro Paese si stia sintonizzando sui temi della sostenibilità è il Festival dello Sviluppo Sostenibile, promosso dall’ASviS, che quest’anno ha visto l’organizzazione di 1.061 eventi su tutto il territorio nazionale, contro gli oltre 700 dello scorso anno e gli oltre 200 dell’anno precedente. Un successo testimoniato non solo dai numeri, ma dalla concretezza delle proposte che come ASviS sviluppiamo e ci impegniamo a portare avanti, in Italia e in Europa. Proposte che arrivano sia dalla società civile sia dalle aziende, che l’ASviS ha impegnato nella “Carta di Milano” per dare attuazione dell’Agenda 2030 e sollecitare il Governo a promuovere un modello economico orientato allo sviluppo sostenibile. C’è molto da fare e serve un deciso e decisivo cambio di paradigma culturale a tutti i livelli.
Più volte ha chiesto che un esplicito richiamo allo sviluppo sostenibile venga inserito nella Costituzione italiana. Perché ritiene cruciale questo passaggio?
L’inserimento dello sviluppo sostenibile in Costituzione è una questione che riguarda la giustizia intergenerazionale. Questo in termini pratici significa che qualsiasi legge violasse questo principio fondamentale sarebbe potenzialmente anticostituzionale. Molti Paesi hanno operato tale inserimento, dando un segno di grande civiltà e responsabilità. Il Presidente del Consiglio Conte ha dichiarato di appoggiare pienamente questo importante passo e ci auguriamo che dia impulso al processo di cambiamento.
L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile sta per festeggiare i primi quattro anni di attività. Attualmente riunisce oltre 220 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile. Qual è il suo bilancio di questa operazione? E quali prospettive immagina per il futuro dell’Alleanza?
L’Alleanza ha ormai un ruolo consolidato. È diventata un punto di riferimento istituzionale e un’autorevole fonte di informazione sui temi dello sviluppo sostenibile. La prova di questo importante riconoscimento l’abbiamo avuta alla presentazione del nostro Rapporto annuale il 4 ottobre: oltre mille persone, tra cui tantissime autorità, hanno partecipato all’evento al quale ha presenziato il Capo dello Stato. Il bilancio della nostra attività è senz’altro molto positivo, ma resta tantissimo da fare. Per il futuro l’obiettivo dell’Alleanza resta quello di far crescere nel nostro Paese la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030, puntiamo a mobilitare ancora più persone allo scopo di realizzare i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, per tenere alta l’attenzione della classe politica e arrivare a quel cambio di paradigma necessario, passando per una giusta transizione.
Il Rapporto ASviS monitora ogni anno lo stato di avanzamento dell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu in Italia. Come sta andando il nostro Paese? Quali sono gli obiettivi su cui siamo a un buon livello di avanzamento? E quali sono quelli su cui siamo più indietro?
A livello globale, nonostante le azioni messe in campo, siamo ancora lontani dal mondo sostenibile auspicato dall’Agenda 2030. Anche il nostro Paese non è su un sentiero di sviluppo sostenibile. Secondo l’ultimo Rapporto ASviS, tra il 2016 e il 2017 si rilevano miglioramenti in nove aree: salute, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, innovazione, disuguaglianze, condizioni delle città, modelli sostenibili di produzione e consumo, qualità della governance e pace, giustizia e istituzioni solide e, infine, cooperazione internazionale. In due aree, invece, la situazione rimane invariata (educazione e lotta al cambiamento climatico) e in sei peggiora: povertà, alimentazione e agricoltura sostenibili, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizione dei mari ed ecosistemi terrestri. Insomma, un’istantanea in chiaro scuro che dovrebbe allertare la classe politica e incentivare misure efficaci e mirate.
Spesso ha lamentato la poca chiarezza sulla struttura della governance che dovrebbe operare la trasformazione indicata dall’Agenda 2030. Quali passi si aspetta dal nuovo Governo?
La riforma della governance è fondamentale per accelerare la transizione sostenibile. Su questo aspetto il Presidente del Consiglio dovrebbe sollecitare formalmente i ministri, ciascuno per le proprie competenze, ad attuare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Inoltre, va rafforzato il ruolo della cabina di regia “Benessere Italia” costituita a Palazzo Chigi e sostenuta l’introduzione di una valutazione ex-ante della legislazione alla luce degli SDGs. Da tempo chiediamo poi la trasformazione del CIPE in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile per indirizzare gli investimenti pubblici, l’aggiornamento della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile e l’introduzione di una legge annuale per lo sviluppo sostenibile. Sono solo alcune proposte che ci aspettiamo che il Governo accolga se davvero intende rendere l’Italia più sostenibile, come ha dichiarato di voler fare.
La nuova Commissione Europea, guidata dalla presidente Ursula von Der Leyen, ha individuato lo sviluppo sostenibile come una delle chiavi portanti su cui puntare per costruire l’Europa di domani, con l’obiettivo di rivendicare per il nostro continente la leadership mondiale su questi temi. Come valuta questi propositi? E quanto ritiene avranno reale attuazione nei prossimi anni?
La Presidente della Commissione europea nelle lettere di missione inviate lo scorso 10 settembre ai commissari designati ha formalmente esplicitato la loro responsabilità per il raggiungimento degli SDGs (l’acronimo inglese per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile). Una richiesta in linea con le nostre proposte dello scorso maggio e che ASviS propone anche al nuovo Governo. Inoltre, la Presidente della Commissione Ue ha annunciato di voler ridisegnare il Semestre europeo intorno all’Agenda 2030 (anche in questo caso si tratta una proposta ASviS) e il Commissario europeo designato per l’Economia Paolo Gentiloni ha dichiarato, durante la presentazione del Rapporto ASviS 2019, che si concentrerà in primo luogo su un grande piano di investimenti per un’Europa sostenibile, con l’obiettivo di mettere in campo oltre 1000 miliardi di investimenti. Certo, sono annunci da trasformare in fatti, ma i segnali sono positivi.
Recentemente ha affermato che abbiamo bisogno di una “nuova narrativa per un capitalismo sostenibile”. A suo avviso è possibile oggi immaginare un nuovo paradigma di comunicazione che punti maggiormente alla responsabilizzazione e meno alla “colpevolizzazione” degli individui?
Da una parte abbiamo bisogno di un nuovo modello economico che garantisca il benessere a un mondo che ospiterà più di otto miliardi di persone nel 2030, dall’altra bisogna trovare nuove forme per far sentire le persone parte attiva del processo di trasformazione del nostro mondo. Il capitalismo non si è dimostrato in grado di distribuire l’enorme ricchezza generata, basti pensare che nel 2017 l’1% della popolazione deteneva metà della ricchezza mondiale, e di proteggere la qualità dell’ambiente, da cui tutti dipendiamo. Per creare un mondo più equo e sostenibile, e per non lasciare nessuno indietro come stabilisce l’Agenda 2030, serve un coinvolgimento di tutti e a tutti i livelli. Le istituzioni devono adottare strategie efficaci per contrastare i problemi globali come quello del cambiamento climatico, e cittadini e imprese devono capire l’importanza della singola azione quotidiana. Proprio in quest’ottica, l’ASviS ha lanciato i “Saturdays for Future” per il consumo e la produzione responsabili, di cui si occupa il Goal 12 dell’Agenda 2030. I consumatori devono acquisire consapevolezza e capire che anche il momento dell’acquisto di un bene può fare la differenza e orientare le strategie produttive delle grandi aziende. Il 28 settembre ha avuto luogo la prima giornata dedicata all’iniziativa con decine di eventi in tutta Italia. Ma è solo l’inizio di un percorso per generare un cambiamento delle abitudini di spesa e dei modelli produttivi. Le persone vanno coinvolte e non colpevolizzate: se si sentono impotenti di fronte a sfide così grandi il rischio è che se ne distacchino, mentre quello che vogliamo è operare insieme per creare un mondo sostenibile.
Dalla rivista Fondazioni: settembre – ottobre 2019