Intervista a Stefano Boeri, architetto
per Fondazioni giugno 2019
L’architetto può contribuire al cambiamento di un territorio. Ne è convinto Stefano Boeri, architetto e urbanista, presidente della Fondazione Triennale di Milano, autore del celebre Bosco verticale di Milano.
Recentemente ha affermato che il futuro dell’umanità passerà dalle città. Cosa significa?
Se concentrassimo in un unico luogo del pianeta le città del mondo, occuperemmo appena il 3% delle terre emerse. Sono queste però oggi a produrre oltre il 70% dell’anidride carbonica complessiva. Sono le città il principale responsabile del cambiamento climatico del pianeta. Tutti i grandi problemi del futuro delle nuove generazioni passano dalle città.
C’è poi la grande questione del rapporto tra centro e periferia.
Oggi la distanza dal centro storico non è più criterio sufficiente per definire il concetto di periferia. Infatti, se consideriamo le 14 aree metropolitane italiane, notiamo che si è manifestata una situazione “ad arcipelago”: le situazioni di disagio non sono più confinate nelle cosiddette “zone di cintura”, ma le zone di degrado sono anche in prossimità dei centri storici, dove spesso si concentrano preoccupanti sacche di povertà. Per definire cos’è periferia dobbiamo adottare anche altri criteri: quello della presenza o meno di servizi per i cittadini e quello della “varietà delle culture abitative”. Spesso le periferie sono le aree dove c’è una concentrazione eccessiva di famiglie che hanno non solo lo stesso reddito, ma anche la stessa cultura e la medesima religione (tipico è il caso delle banlieu parigine).
L’housing sociale portato in Italia dalle Fondazioni di origine bancaria può contribuire a dare risposte a queste criticità?
L’housing sociale è uno strumento importantissimo che sta contribuendo a innovare profondamente le nostre città, migliorando la qualità della vita urbana. Permette di dare risposte alla domanda di casa di comunità estremamente variegate, composte da studenti, giovani coppie, professionisti, famiglie di recente immigrazione. A questa domanda risponde con una formula di welfare integrato che non pensa solamente agli spazi dell’abitare, ma che si occupa anche del come, offrendo servizi e favorendo la convivenza.
Sul tema dell’housing sociale, come si colloca il nostro Paese rispetto all’Europa?
In Olanda, Germania e Francia le quote di intervento sul social housing sono intorno al 20/30%. In Italia ci fermiamo a malapena al 5%. Abbiamo ancora tanta strada da fare, ma abbiamo di fronte una grandissima opportunità: lo svuotarsi delle grandi infrastrutture dei secoli scorsi, come ferrovie, scali merci, e caserme, ci offre innumerevoli spazi ideali per interventi di questo tipo. Dobbiamo capire che qui sta la gran parte delle possibilità di rigenerazione delle nostre città. Personalmente mi auguro che l’housing sociale diventi l’anima degli interventi di rigenerazione urbana: ovvero abbiamo l’opportunità di ripensare le aree metropolitane di domani, mettendo al centro il fattore della comunità, creando spazi per vivere insieme.
Dalla rivista Fondazioni: maggio-giugno 2019