Torino, Biella, Vercelli. Non sono i vertici di un triangolo della moda, ma dell’arte. Dal 21 settembre 2018 al 10 febbraio 2019 tengono in mostra 630 capolavori dell’arte italiana dal Novecento ai giorni nostri, in un’esposizione assolutamente inedita, che si articola sull’intero territorio coinvolgendo ben 7 location, fra cui Palazzo Gromo Losa della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. “100% Italia”, questo il titolo del progetto, si propone come un evento davvero unico per qualità e ampiezza, che ha coinvolto soggetti pubblici e privati. Con un percorso storico esaustivo si presenta come un’occasione per evidenziare il ruolo che l’arte italiana ha avuto nel segnare profondamente la creatività europea e quella mondiale nell’ultimo secolo e oltre, perché nessuna nazione europea ha saputo offrire, nel “secolo breve”, artisti e capolavori, scuole e movimenti, manifesti e proclami artistici con la continuità dell’Italia.
“In un momento in cui il valore identitario di una nazione deve essere ripreso, riconfermato e ribadito, non per prevaricare, ma per aiutare la comprensione della storia – recita la bella presentazione ufficiale dell’iniziativa, la cui eccellenza è stata riconosciuta con una medaglia dal Presidente della Repubblica – 100% Italia vuole fare il punto e riproporre evidenti valori che per un tempo troppo lungo molti critici hanno sottovalutato”. 100% Italia offre al grande pubblico un progetto a più livelli. Il primo è lineare e cronologico dove le opere si susseguono, anno dopo anno, in un continuum percettivo senza soluzione di continuità. Il secondo è quello dei movimenti che maggiormente hanno influenzato il nostro gusto e le estetiche mondiali. Il terzo è un progetto didattico e divulgativo per chi volesse approfondire in modo unitario percorsi e storie legate all’arte. Ogni sezione è illustrata attraverso saggi che prendono in esame i maggiori movimenti italiani e il catalogo della mostra – un volume di “4 chili e 200 grammi di cultura”, curato da Andrea Busto, direttore del Museo Ettore Fico di Torino che ha ideato e coordinato l’intero progetto – si propone anche come un testo fondamentale per comprendere la nostra storia, il nostro passato e il nostro futuro. L’avvio del percorso espositivo è precedente al 1915, anno in cui l’Italia entra ufficialmente nel primo grande conflitto mondiale, nella prima guerra “globalizzata” in cui le superpotenze si fronteggiavano e si scontravano in un modo violento e disumano.
In quegli anni i Futuristi avrebbero voluto «bruciare i musei e le biblioteche», ovviamente in senso puramente ideologico, così da chiudere con la storia passata e identificarsi con il presente. La conclusione delle mostra è contrassegnata dal 2015, in un tempo in cui – recita la presentazione – l’ideologia prende il definitivo sopravvento sulla razionalità e sulla tolleranza reciproca, attuando in concreto quelle distruzioni simboliche dei Futuristi. Il 12 marzo 2001 vengono distrutti dai talebani i Buddha di Bamiyan. Il 25 febbraio 2015 i jiadisti bombardano Ninive e distruggono i reperti archeologici del museo di Mosul. Nello stesso anno avviene la distruzione del sito archeologico di Palmira e l’assassinio di Khaled Asaad, archeologo e studioso da oltre cinquant’anni della città siriana… Le tipologie e metodologie di sterminio cambiano e, dallo scontro frontale, si spostano su fronti a macchia di leopardo per distruggere popoli e nazioni nella loro totalità attraverso simboli artistici e storici che documentano l’arte e la religione. Paradossalmente l’arte moderna e contemporanea seguono questi stessi schemi. Le scuole, le estetiche, il mercato si adeguano e si adattano ai cambiamenti epocali segnando differenze e cambi di potere a livello internazionale. 100%Italia non è un reportage di guerra, ma un viaggio segnato da tre grandi guerre che hanno mutato il mondo e la sua percezione e, soprattutto, un resoconto accurato della creatività e della genialità italiana da sempre “cartina al tornasole” dello stato dell’arte. I nostri artisti hanno saputo, come nessun altro, entrare in contatto con movimenti internazionali e istanze non provinciali, hanno saputo rielaborare la nostra cultura attraverso altre culture, restando permeabili e nello stesso tempo autonomi.
A Torino la mostra si articola in quattro sedi: il Museo Ettore Fico, che propone Novecento, Corrente, Astrazione, Informale; il MEF Outside, con la Pop Art; il Mastio della Cittadella, dove sono di scena Optical, Minimalismo, Arte Povera, Pittura Analitica, Concettuale; Palazzo Barolo, che ospita Transavanguardia, Nuova Figurazione, Internationalità. Tra le opere più significative spiccano, per l’Astrazione quelle di: Burri, Bice Lazzari, Carla Accardi, Franco Garelli, Gillo Dorfles, Lucio Fontana, Pinot Gallizio; per il Novecento: Antonio Calderara e Mario Sironi. A Biella le sedi della mostra sono due: Palazzo Gromo Losa, che propone il Futurismo, e il Museo del Territorio, dove si può apprezzare il Secondo Futurismo. Tra le opere più note: Soldato in Trincea di Achille Funi, Dinamismo di Metropoli di Athos Casarini, Bombe su Vienna di Carlo Carrà, Balfiori di Giacomo Balla, Metropoli di Cesare Andreoni, Pietre Alpestri di Fortunato Depero. Metafisica, Realismo Magico, NeoMetafisica sono invece a Vercelli, nella sede di Arca, con opere straordinarie tra le quali quelle di Severini, De Chirico, Mario Tozzi. In foto dall’alto: Mimmo Rotella, “Qui etes vous Polly”, 1966; Fortunato Depero, “Pietre alpestri”, 1934; Valerio Adami, Leonor Fini, “Ritratto”, 1928; “Privacy”, 1966- 67