Firenze è nota al mondo soprattutto come “culla” del Rinascimento; così il passato prossimo che nel secolo scorso la vide protagonista dell’arte e della cultura molto spesso si sottrae all’attenzione dei più, nascosto dall’ombra degli inarrivabili fasti cinquecenteschi. La Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, che dell’impegno per la valorizzazione culturale della città e delle sue vicende artistiche fa giustamente un vanto, dopo il sostegno alla creazione del Museo del Novecento accende nuovamente un faro su quel periodo, illuminando in particolare le donne che fecero l’arte a Firenze nei primi cinquant’anni del secolo breve. Allestita fino al 18 novembre allo Spazio Mostre di Fondazione CR Firenze, la mostra “Artiste. Firenze 1900-1950” ha per perno le figure di Leonetta Pieraccini e Fillide Giorgi, due artiste che furono unite da profonda amicizia, condividendo anche il destino di legarsi a due intellettuali di forte personalità: Emilio Cecchi e Arrigo Levasti. Entrambe allieve di Giovanni Fattori all’inizio del Novecento, esse si interessarono alle novità artistiche internazionali, dimostrandosi pittrici di grande qualità.
A documentare il percorso di Leonetta sono alcuni ritratti di esponenti della cultura e della letteratura del tempo, affiancati a un repertorio più intimo, legato alla dimensione famigliare. A rappresentare la carriera di Fillide sono nature morte di sapore internazionale e vedute fiorentine, esito di un personalissimo stile, quasi naïf, che restituisce vivide immagini della città, in particolare della zona di viale Milton, dove aveva lo studio. Intorno a questo fulcro si dispiega un corollario di opere di artiste coeve. Dipinti di Flavia Arlotta, Elisabeth Chaplin, Vittoria Morelli, Marisa Mori, Elena Salvaneschi, Adriana Pincherle e sculture di Evelyn Scarampi documentano come i linguaggi dell’arte fossero affrontati dalle donne con grande serietà e professionalità, offrendo l’opportunità di una riflessione sul loro ruolo nella società della prima metà del Novecento, tra le difficoltà di ottenere credibilità e mercato pari agli uomini, la necessità di conciliare l’impegno creativo con le esigenze famigliari, fino alle possibilità offerte dall’associazionismo femminile, del quale la maggior parte di queste artiste fu membro attivo.
La mostra, curata da Lucia Mannini e Chiara Toti, si compone di una quarantina di opere, alcune delle quali mai esposte prima al pubblico, concesse in prestito da collezionisti privati oltre che da musei e istituzioni pubbliche, tra cui la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, le Gallerie degli Uffizi-Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti e il Gabinetto scientifico e letterario G.P. Vieusseux. In occasione dell’evento, inoltre, il Comitato organizzatore ha sostenuto i costi per il restauro e la manutenzione conservativa di molte delle opere in mostra: interventi permanenti volti a valorizzare e a rendere fruibili al pubblico opere d’arte che sono testimonianza della vitalità culturale e artistica che ha sempre caratterizzato Firenze, la sua storia e i suoi cittadini.
La mostra si inserisce nel programma del Festival “L’Eredità delle donne”, organizzato in settembre dalla Fondazione, e intende «favorire una rinnovata riflessione sul passato ma soprattutto sul nostro presente» dichiara il presidente dell’ente fiorentino Umberto Tombari.
La mostra è aperta dal giovedì alla domenica, orario continuato 10/18. Ingresso libero.
In foto: Elena Salvaneschi “La maestrina dalla penna rossa”, 1934; Leonetta Cecchi Pieraccini, “Le Sorelle”, 1935