Il 31 ottobre è stata celebrata a Roma, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la 94ª edizione della Giornata Mondiale del Risparmio, istituita nell’ottobre del 1924 in occasione del 1° Congresso Internazionale del Risparmio, svoltosi a Milano, e da allora organizzata annualmente da Acri. Insieme al Presidente dell’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Giuseppe Guzzetti, sono intervenuti: il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Erano presenti alcune fra le più alte cariche dello Stato, esponenti del mondo politico e istituzionale, dell’economia e della finanza, la stampa e diversi rappresentanti dei consumatori e dei sindacati, per una partecipazione complessiva di oltre settecento persone.
“Etica del risparmio e sviluppo”: questo il tema della 94ª edizione della Giornata, il cui obiettivo è da sempre esaltare e promuovere le valenze etiche del risparmio quale strumento di crescita individuale e collettiva. L’evento di quest’anno, però, ha messo un accento specifico sul forte collegamento fra le tre parole del titolo. Risparmio e sviluppo sono per loro natura concetti che si proiettano nel futuro, l’impoverimento etico dell’impiego del risparmio condiziona, invece, negativamente una corretta relazione tra finanza ed economia reale.
«La percezione di un impoverimento etico del contesto in cui finanza ed economia quotidianamente si realizzano – ha detto Guzzetti – può determinare disorientamento nell’attitudine al risparmio dei singoli e impoverimento del processo di sviluppo della collettività. Evitare che questo avvenga è la missione che ci è stata assegnata e nella quale ci sentiamo quotidianamente impegnati».
Oggi la finanza sta crescendo molto più dell’economia reale, in particolare stanno crescendo varie forme di “banca-ombra”, il cui proliferare richiede misure adeguate e tempestive da parte dei Governi e delle Autorità monetarie. Negli ultimi 20-25 anni l’insieme delle attività finanziarie è lievitato, infatti, a un ritmo 4-5 volte quello del Pil globale, e oggi l’ammontare del primo aggregato (le attività finanziarie) è 10-12 volte la dimensione del secondo (l’economia reale), mentre all’inizio degli anni Novanta le due grandezze erano ancora relativamente simili. Contrastare questa tendenza, per far emergere (o meglio, riemergere) una finanza finalizzata principalmente al sostegno dell’economia reale è una sfida cruciale. Vincerla riguarda tutti: le istituzioni, con le regole e la vigilanza sugli intermediari finanziari; i cittadini, che possono operare scelte più o meno etiche in termini di investimenti e di consumi. Ampi stralci dell’intervento di Giuseppe Guzzetti, che si è soffermato su questi temi, evidenziando, fra l’altro, che quando nel dibattito pubblico si valorizza il risparmio delle famiglie e la ricchezza finanziaria privata, quasi a voler equilibrare il peso del debito pubblico, ciò deve comportare una rigorosa tutela di questi beni fondamentali e l’impegno del Governo e di tutte le istituzioni a vario titolo competenti, nonché della società civile, perché non si instauri nuovamente, nei termini osservati nel pieno della crisi globale e, poi, europea, il circolo vizioso tra sistema bancario e debito pubblico. Agire su quest’ultimo con un piano pluriennale di misure per la sua riduzione in funzione del Pil è un dovere non tanto nei confronti dei parametri europei, quanto, innanzitutto, nei confronti delle future generazioni.