La crisi economica ha aggravato la condizione dei giovani italiani peggiorando le opportunità di trovare un’occupazione, di stabilizzare il percorso lavorativo, di realizzare le condizioni per conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e di formare un proprio nucleo familiare. La disoccupazione giovanile, determinata senz’altro dalla situazione di crisi economica generalizzata che ha avuto inizio nel 2008, è stata generata anche da una inadeguata preparazione al lavoro offerta dai percorsi educativi e formativi della scuola italiana, che ha creato un evidente disallineamento tra le caratteristiche richieste dal mondo del lavoro e quelle offerte da chi ha ultimato la scuola dell’obbligo o l’università.
Molte analisi di scenario (tra cui quelle realizzate dalla Commissione Europea) concordano nell’evidenziare le potenzialità dell’economia verde in termini di creazione di posti di lavoro. La transizione verso un’economia più verde avrà un impatto significativo sui fabbisogni di competenze, con un aumento della domanda di personale qualificato nelle ecoimprese in crescita, un miglioramento delle qualifiche professionali dei lavoratori in tutti i settori e la riqualificazione dei lavoratori nei comparti esposti a ristrutturazioni.
In Italia i green job in senso stretto sono quasi 3 milioni (Rapporto GreenItaly 2016) e si riscontra uno stretto legame fra green economy, innovazione e competitività. In base a uno studio commissionato da Fondazione Cariplo (Lo sviluppo dei green Jobs – Quaderni dell’Osservatorio 25-2017), in Italia nel quinquennio 2016-2020 i fabbisogni green ammonteranno a 1.073.000 unità di lavoro, pari al 38,8% del fabbisogno complessivo (pari a circa 2,75 milioni). È inoltre in fase di espansione il fenomeno delle società benefit, aziende profit che intendono andare oltre l’obiettivo del profitto e massimizzare il loro impatto positivo verso la società e l’ambiente.
Lo sviluppo dell’economia verde richiede, al contempo, competenze trasversali e competenze “specifiche” (nuovi materiali di isolamento, nuovi approcci in tema di materiali di costruzione, design, ingegneria, conoscenza delle normative, ecc.). Ne consegue che la promozione dell’adattamento dei lavoratori e dei sistemi di istruzione e formazione richiede un intervento mirato da parte delle autorità pubbliche per evitare carenze di competenze, per promuovere le transizioni professionali e per rendere più efficace la capacità di risposta dei sistemi di istruzione e di formazione alle emergenti domande di competenze e qualifiche.
Nella scuola frequentare un iter di studi che, oltre a sviluppare qualità e capacità degli studenti, incontri anche una coerenza con la professione che si svolgerà nell’età adulta, è un elemento non secondario rispetto al benessere della persona e primario in relazione alle motivazioni lavorative. Proprio l’aspetto motivazionale appare come un elemento meno ovvio e più sorprendente dei green job. Questi infatti appaiono generare un potenziale di riattivazione delle energie e di reazione alla crisi che incentiva la ricerca del lavoro (ad es. nella fascia dei giovani scoraggiati) e la voglia di creare nuova impresa. La ragione di questo sta in una maggiore spinta sul piano dei “valori” e nella evidenza della funzione sociale di un lavoro “green”.
La promozione dei “lavori verdi” tra i giovani rappresenta quindi una risposta potenzialmente importante in termini sia di occupazione che di ripercussioni sulla sostenibilità ambientale del tessuto produttivo. Siamo certi che il piano “Green Jobs” portato avanti con il sostegno delle Fondazioni e la regia di Acri, con l’inserimento di contenuti green ed economico-finanziari nel piano di offerta formativa, potrà dare un significativo contributo in questo senso, valorizzando al contempo le peculiarità dei territori anche grazie alle attività di capacity building rivolte agli enti non profit locali attivi in campo ambientale.
Anna Chiara Invernizzi
Presidente Commissione Ambiente Acri