La precedente rilevazione Istat sul settore non profit era datata 2011; oggi l’Istituto Nazionale di Statistica mette a disposizione nuove informazioni sul numero di istituzioni non profit attive in Italia e sulle loro principali caratteristiche strutturali: forma giuridica adottata, attività svolta in modo prevalente, risorse umane impiegate fra dipendenti e volontari. Tra novembre 2016 e aprile 2017 è stata, infatti, effettuata la prima edizione del Censimento Permanente delle Istituzioni Non Profit, una rilevazione campionaria su circa 43 mila unità, con la quale ci si propone di monitorare l’evoluzione del settore e il contributo che esso dà allo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Al 31 dicembre 2015 le istituzioni non profit attive in Italia sono 336.275: l’11,6% in più rispetto al 2011; complessivamente impiegano 5 milioni 529 mila volontari e 788 mila dipendenti. Rispetto al Censimento 2011 il numero di volontari cresce del 16,2%, mentre i lavoratori dipendenti aumentano del 15,8%. Le istituzioni che operano grazie all’apporto di volontari sono 267.529, pari al 79,6% delle unità attive (+9,9% rispetto al 2011); quelle che dispongono di lavoratori dipendenti sono 55.196, pari al 16,4% delle istituzioni attive (+32,2% rispetto al 2011). Fra queste ultime diminuisce il numero medio di dipendenti, passando dai 16 del 2011 ai 14 del 2015; mentre tra le istituzioni con volontari il numero medio di questi ultimi aumenta: dai 20 del 2011 ai 21 volontari per istituzione nel 2015.
La distribuzione territoriale degli organismi non profit conferma un’elevata concentrazione nell’Italia settentrionale (171.419 unità, pari al 51% del totale nazionale) rispetto al Centro (75.751 unità, pari al 22,5%) e al Mezzogiorno (89.105 unità, pari al 26,5%). La Lombardia e il Lazio sono sempre le regioni con la presenza più consistente di istituzioni non profit (con quote rispettivamente pari al 15,7 e al 9,2%), seguite da Veneto (8,9%), Piemonte (8,5%), Emilia-Romagna (8%) e Toscana (7,9%). Le regioni con la minore presenza di istituzioni sono la Valle d’Aosta (0,4%), il Molise (0,5%) e la Basilicata (1%). Rapportando il numero di istituzioni non profit alla popolazione residente è il Nord-Est a mostrare l’incidenza maggiore (67,4 ogni 10 mila abitanti). Il rapporto è elevato anche nel Centro (62,8) e nel Nord-Ovest (57,7) mentre è più contenuto nelle Isole (46,8) e nel Sud (40,8). Rispetto al 2011 il numero di istituzioni non profit cresce in tutte le regioni italiane, ad eccezione del Molise (-2%). Aumenti particolarmente sostenuti si registrano in Campania (+33%), Lazio (+29,5%) e, in misura più contenuta, in Lombardia (+14,1%) e Sardegna (+12,2%).
In media, l’organico delle istituzioni non profit italiane è composto da 16 volontari e 2 dipendenti, ma la composizione può variare notevolmente in relazione alle attività svolte, agli ambiti d’intervento, alla struttura organizzativa adottata e alla localizzazione. A livello territoriale, le aree che presentano una maggiore concentrazione di dipendenti nelle istituzioni non profit registrano anche una maggiore intensità di risorse umane impiegate nel settore rispetto alla popolazione residente. Nel Nord-Est e nel Centro si rilevano i rapporti più elevati di volontari (pari rispettivamente a 1.221 e 1.050 persone per 10 mila abitanti) mentre in termini di dipendenti sono il Nord-Ovest e il Nord-Est a presentare il rapporto più elevato (pari rispettivamente a 169 e 156 addetti ogni 10 mila abitanti). Nel confronto con il 2011, per le regioni del Sud si rileva una crescita particolarmente sostenuta in termini sia di dipendenti (+36,1%) sia di volontari (+31,4%).
In base alla classificazione internazionale delle attività svolte, l’area Cultura, sport e ricreazione è il campo di attività prevalente nel quale si concentra il numero più elevato di istituzioni non profit: quasi 220 mila, pari al 65% del totale nazionale. C’è poi l’Assistenza sociale (che include anche le attività di protezione civile), con quasi 31 mila istituzioni (pari al 9,2% del totale), seguita da Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (20.614 istituzioni, pari al 6,1%), Religione (14.380 istituzioni, 4,3%), Istruzione e ricerca (13.481 istituzioni, 4,0%), Sanità (11.590 istituzioni, pari al 3,4%). I restanti comparti raccolgono l’8% delle istituzioni non profit.
Osservando la distribuzione delle risorse umane per campo di attività, si nota che i dipendenti delle istituzioni non profit sono prevalentemente concentrati in quattro ambiti, che raccolgono l’86,1% dei dipendenti del settore: Assistenza sociale e protezione civile (36%), Sanità (22,6%), Istruzione e ricerca (15,8%), Sviluppo economico e coesione sociale (11,8%). Per quanto riguarda i volontari, oltre 3 milioni, pari al 56,6% di coloro che operano nel non profit, svolgono la propria attività nelle istituzioni attive nella Cultura, sport e ricreazione. L’Assistenza sociale e protezione civile e la Sanità catalizzano rispettivamente il 16,1% e il 7,8% dei volontari. Dal confronto con il 2011, emerge che l’Assistenza sociale e protezione civile ha avuto una crescita sia dei dipendenti (+26,1%) sia dei volontari (+48,3%). Nei campi della Sanità e dello Sviluppo economico e coesione sociale, invece, si riscontra, in media, una presenza molto più elevata di dipendenti, pari rispettivamente a 15 e 14 unità di personale.
Le forme giuridiche del non profit
Il non profit italiano è costituito principalmente da associazioni riconosciute e non riconosciute (286.942 unità, pari all’85,3% del totale); seguono le cooperative sociali (16.125; 4,8%), le fondazioni (6.451; 1,9%), le istituzioni con altra forma giuridica (26.756; 8%); queste ultime sono rappresentate prevalentemente da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, comitati, società di mutuo soccorso, istituzioni sanitarie o educative, imprese sociali.
La distribuzione per forma giuridica evidenzia differenze significative nelle diverse regioni italiane. Le associazioni hanno un peso più rilevante in Friuli-Venezia Giulia (90,7%), Abruzzo (89%), Provincia Autonoma di Bolzano (88,6%), Toscana (87,8%), Calabria e Provincia Autonoma di Trento (87,4%), Basilicata (87,3%). Le cooperative sociali sono presenti in misura sensibilmente superiore alla media nazionale (4,8%) in quasi tutte le regioni meridionali e nelle isole, in particolare in Sardegna (8,8%), Puglia (8,5%), Sicilia (8,4%), Campania (8,3%). Le fondazioni, invece, sono relativamente più diffuse in Lombardia (3,6%), Lazio (2,2%), Liguria (2,1%) ed Emilia-Romagna (2%). Le istituzioni con altra forma giuridica sono più presenti in Liguria e in Toscana (12,2%), Emilia Romagna (9,9%), Piemonte (9,7%), Provincia Autonoma di Trento (9,3%), Marche (9,2%), Veneto (9,1%).
Esaminando l’attività prevalentemente svolta dalle istituzioni non profit e il loro assetto istituzionale, si evince che le associazioni riconosciute e non riconosciute sono relativamente più diffuse rispetto alla composizione nazionale (85,3%), nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (99%), della Tutela dei diritti e attività politica (96,4%), dell’Ambiente (96,2%), della Cultura, sport e ricreazione (95,0%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%). Le cooperative sociali spiccano nel campo dello Sviluppo economico e coesione sociale, in cui sono incluse le cooperative di inserimento lavorativo (86,1%, a fronte di un valore nazionale pari al 4,8%), delle Altre attività (23,5%, in cui sono incluse attività di carattere produttivo), dell’Assistenza sociale e protezione civile (20,9%), dell’Istruzione e ricerca (11%), della Sanità (9,4%). Le fondazioni sono relativamente più presenti nei settori della Istruzione e ricerca (13,2%, a fronte di una diffusione complessiva pari all’1,9%), della Filantropia e promozione del volontariato (7,8%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (6,6%). Infine, le istituzioni dotate di altra forma giuridica (in particolare enti ecclesiastici, comitati, società di mutuo soccorso, istituzioni educative, enti di previdenza e/o assistenza) sono attive in prevalenza nei settori della Religione (84,7% a fronte di una presenza complessiva pari all’8%), dell’Istruzione e ricerca (27,3%), delle Altre attività (18%).