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La rigenerazione urbana punta sull’attivazione delle comunità

Rigenerare una città non significa solo ricostruirla, abbellirla, rifunzionalizzarla, ma vuol dire restituirle l’anima. Ovvero renderla un luogo vivo, in cui gli abitanti si sentano a casa. Per questo l’impegno delle Fondazioni in questo campo si muove non tanto sul versante dell’urbanistica quanto piuttosto su quello della “riattivazione comunitaria”. I loro approcci sono diversi, ma fanno riferimento a una comune visione: la questione delle periferie si affronta solo coinvolgendo chi in questi quartieri ci abita e vitalizzando gli spazi condivisi.

Nella nostra brevissima carrellata partiamo da “Bella Fuori”, un progetto portato avanti tra il 2007 e il 2015 dalla Fondazione del Monte, in collaborazione con il Comune di Bologna. L’obiettivo è stato programmare interventi di “riqualificazione partecipata” di aree periferiche pubbliche per ridurne il degrado. Nella convinzione che la qualità e la bellezza non siano un’esclusiva dei centri storici, ma possano e debbano diventare elemento di connotazione comune della città contemporanea in tutte le sue parti, Bella Fuori ha interessato alcune aree di quartieri periferici come Navile, San Donato e San Vitale. Il coinvolgimento della popolazione residente ha consentito di elaborare una soluzione urbanistica capace di coniugare l’innovazione e la creatività dei progettisti con le reali esigenze dei cittadini. Sulla cultura come volano di rigenerazione punta anche la Fondazione Cr Firenze con il bando “Spazi attivi”, di quasi un milione di euro. Servono a finanziare piccole ristrutturazioni e la messa a norma di locali e spazi, pubblici e privati, da destinare ad attività culturali, sociali e ricreative durevoli. La Fondazione di recente ha anche promosso un bando per percorsi di rigenerazione ecologica delle aree verdi pubbliche, chiamato “Paesaggi comuni.”. Con un budget di 480mila euro sta finanziando associazioni, comitati di quartiere, enti di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, riuniti in partenariati, affinché si occupino di curare gli spazi verdi, i giardini e le aiuole della città. L’obiettivo, oltre la manutenzione, è far riscoprire questi spazi: i beneficiari dei contributi, infatti, dopo il recupero, dovranno organizzare al loro interno eventi culturali, educativi, incontri aperti alla cittadinanza. Sulla stessa lunghezza d’onda si muove la Fondazione Con il Sud con il “Il bene torna comune”, iniziativa partita nel 2008 che, con uno stanziamento di oltre 11,1 milioni di euro, è riuscita ad attivare e riaprire al pubblico ben 28 beni storico-artistici abbandonati nel Mezzogiorno (ville e palazzi storici, ex luoghi di culto, castelli e fortezze, beni archeologici e di archeologia industriale). La formula adottata prevede che gli enti pubblici e privati proprietari di immobili inutilizzati li mettano gratuitamente a disposizione per dieci anni. La Fondazione ne seleziona alcuni e coinvolge le organizzazioni del Terzo settore perché diano vita all’interno di questi luoghi ad attività sociali e culturali economicamente sostenibili, che “restituiscono” il bene alla collettività.

C’è, infine, “Lacittàintorno”, il programma di rigenerazione urbana di Fondazione Cariplo. Con un budget di 10 milioni di euro, in tre anni, intende supportare un modello utile a favorire il benessere e la qualità della vita nelle aree periferiche delle città, sperimentandolo in primis a Milano. Qui si è partiti lo scorso ottobre in due quartieri “pilota”: Adriano/Via Padova e Corvetto/Chiaravalle, rispettivamente nelle aree Nord-Est e Sud-Est della metropoli lombarda. È in queste zone, dove accanto alle criticità è presente un ricco tessuto di associazioni, cooperative sociali e gruppi informali, che Lacittàintorno vuole ampliare le opportunità, promuovere il protagonismo delle comunità nello sviluppo delle aree, “accendere le luci” con nuovi progetti artistici e di aggregazione, iniziative culturali e di dibattito, al fine di renderle attrattive nel contesto cittadino.

Rigenerare una periferia vuol dire anche restituire una speranza ai ragazzi che qui crescono, quotidianamente in bilico tra abbandono scolastico e microcriminalità. Su questo specifico fronte le Fondazioni di origine bancaria sono presenti con svariati progetti, ma non certo ultimo il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che tra i suoi obiettivi ha proprio quello di intervenire nelle periferie dove maggiormente si concentrano le sacche di povertà.

“Fondazioni” gennaio-febbraio 2018

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