Il settore della filantropia rappresenta uno dei pilastri più significativi del panorama sociale europeo, stanziando più di 60 miliardi di euro all’anno in numerosi settori di interesse collettivo, quali educazione, salute, ricerca scientifica, ambiente, inclusione sociale, migrazione. Essa affronta le tematiche sociali rilevanti, promuovendo il pluralismo e la libertà, e sostenendo l’innovazione sociale. Tuttavia, il contesto in cui la filantropia istituzionale si trova a operare è spesso reso complesso da diversi fattori, quali le restrizioni alla raccolta internazionale di fondi, sistemi di tassazione non coerenti tra paesi, penalizzanti misure antiriciclaggio e antiterrorismo: tutti fattori che danneggiano l’attività degli oltre 140.000 tra fondazioni ed enti donatori a livello europeo. È questo quel che emerge da uno studio dal titolo “Ampliare lo spazio per la filantropia a livello europeo”, condotto da Oonagh Breen, professore di diritto alla UCD Sutherland School of Law di Dubli- no, e commissionato da Dafne-Donors and Foundations Networks in Europe, a cui partecipano Acri e Assifero, e da Efc-European Foundation Centre, a cui aderiscono molte Fondazioni italiane.
Dafne e Efc, che rappresentano il settore a livello europeo, chiedono il riconoscimento di un ruolo più rilevante per la filantropia istituzionale. E a questa richiesta Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria, e Assifero, che raccoglie le altre fondazioni ed enti filantropici, esprimono la loro più piena adesione. «In questi ultimi anni i bisogni e i rischi sociali rispetto ai quali è necessario trovare risposte sono cresciuti, a fronte di risorse pubbliche sempre più contenute – ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente di Acri –. È dunque impellente riprogettare il sistema del welfare sulla base del crescente coinvolgimento degli attori privati già in campo, primi fra tutti i soggetti della filantropia istituzionale che già operano in Europa su questo fronte. Rimuovere i fattori che limitano o addirittura inibiscono la piena espressione di questo potenziale è la via per vincere le nuove sfide del welfare che ci attendono».
«Le fondazioni e gli enti filantropici non sono dei bancomat – dichiara Felice Scalvini, presidente di Assifero –. È necessario far capire, soprattutto ai governi ma non solo, che le fondazioni hanno molteplici competenze, hanno agende di trasformazione sociale, hanno un mandato da rispettare e non sono dei semplici erogatori. Le fondazioni e gli enti filantropici sono attori chiave nel progettare futuro, con capacità di rischio e investimento nel lungo periodo, soprattutto rispetto a politiche sempre più ristrette al contingente e all’emergenziale. I Paesi europei devono dotarsi di una normativa adeguata che consenta alle fondazioni e agli enti filantropici di svolgere il proprio ruolo per il bene comune nel modo migliore». Lo studio propone alcuni percorsi che consentirebbero di agevolare il processo di crescita della filantropia in Europa, individuando alcuni passi specifici. La filantropia rimane esclusa dai trattati europei. Bisogna che il ruolo della filantropia venga riconosciuto nei trattati e nei diritti fondamentali; si tratta di una necessità non procrastinabile. Le barriere alle iniziative filantropiche transfrontaliere costituiscono una delle maggiori problematiche a oggi esistenti. Mentre non vi sono restrizioni alla libera circolazione dei capitali, l’Europa ha bisogno di condividere una comune definizione del concetto di interesse generale, promuovere regimi fiscali non discriminatori e meno complessi per la filantropia, favorire la diffusione della conoscenza. Le legislazioni nazionali devono essere in armonia con i diritti e le libertà fondamentali dell’Unione Europea. Gli sforzi dell’Unione Europea e dei paesi membri per contrastare il finanziamento del terrorismo, il riciclaggio e l’evasione fiscale, intesi a proteggere il settore, devono essere tuttavia calibrati tenendo conto dei rischi effettivi, della proporzionalità delle misure rispetto alle realtà interessate e delle evidenze accertate. È opportuno che il settore della filantropia e gli attori istituzionali lavorino insieme per individuare e valutare i rischi.
Massimo Lapucci, presidente di Efc e segretario generale della Fondazione Crt, ha sottolineato: «I trattati europei rendono complesso l’utilizzo di appropriati strumenti legali per consentire lo sviluppo della filantropia a livello europeo».
«Valutazioni arbitrarie e regolamentazioni discriminatorie, che rendono complessa la filantropia transfrontaliera, devono essere eliminate – aggiunge Felix Oldenburg, presidente di Dafne e segretario generale dell’Associazione delle Fondazioni tedesche –. C’è un unico mercato europeo per beni e servizi, ma le donazioni e l’impegno sociale troppo spesso si fermano a livello dei singoli stati membri a causa delle crescenti restrizioni. Ciò impedisce al settore della filantropia, che dispone di risorse ingentissime, di dispiegare appieno il proprio potenziale a beneficio dell’interesse generale».
Efc e Dafne utilizzeranno i risultati dello studio per avviare una comune azione di advocacy per il settore della filantropia europea con l’obiettivo di salvaguardarne e potenziarne il ruolo in tutta Europa a beneficio della società civile. L’iniziativa delle due associazioni avrà ulteriore impulso in occasione dell’incontro con i legislatori europei previsto a Bruxelles il prossimo 28 maggio.