È una scelta strategica della Fondazione Fotografia di Modena, ente strumentale della locale Fondazione di origine bancaria, proporre mostre di grande prestigio allestite su un tema prescelto intorno al quale aggregare immagini di fotografi famosi, spesso di fama internazionale. Questo è il caso anche di “Sequenza Sismica”, aperta fino al 4 febbraio 2018 presso gli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi di Modena (MaTa). Curata da Filippo Maggia e Teresa Serra, la mostra comprende le opere di sette fotografi reduci da un periodo di lavoro in Emilia e nelle regioni del Centro Italia, alla ricerca di una via personale attraverso la quale raccontare il terremoto che ha ripetutamente colpito il nostro Paese tra il 2009 e il 2016: una serie di eventi distinti, che, attraverso le loro immagini, si trovano ad essere accomunati in una dimensione unica e corale, pur nella varietà delle prospettive adottate da ciascuno. Così troviamo i pungenti bianchi e neri di Olivier Richon e i paesaggi silenziosi di Hallgerður Hallgrímsdóttir, le nette inquadrature di Naoki Ishikawa, il caos ragionato delle composizioni di Tomoko Kikuchi, i luoghi sordi e laconici ritratti da Eleonora Quadri, gli scatti insinuanti di Valentina Sommariva e gli attenti giochi di forme che dominano le composizioni di Alicja Dobrucka. Le oltre 90 fotografie di Sequenza Sismica ritraggono luoghi e situazioni specifiche, ma sono lo specchio di una condizione di precarietà e fragilità in cui tutta l’umanità può riconoscersi.
Tanti gli interrogativi che hanno accompagnato la ricerca degli artisti nel corso della missione: da quando la natura è diventata il nostro più temibile nemico? Che succede quando ci si ritrova ad aver perso tutto? Da dove ricominciare a ricostruire? E fin dove è lecito spingersi nel fotografare il dolore delle comunità colpite?
A completare il progetto un video documentario, ideato e realizzato da Daniele Ferrero e Roberto Rabitti, che è stato girato negli stessi luoghi visitati dai fotografi in più momenti. Il video ruota attorno al tema cardine del tempo, della sua percezione straniata e distorta durante eventi traumatici. Grazie alla consulenza di alcuni professori dell’Università di Pisa è stato inoltre possibile, per i due autori, approfondire le dinamiche che caratterizzano la psicologia del trauma, indagando in particolare gli effetti psichici e fisici tipicamente riscontrabili a seguito di un terremoto. Parte integrante della mostra è, infine, un’importante selezione di fotografie storiche dei primi terremoti fotografati in Italia, curata da Chiara Dall’Olio.
“Fondazioni” novembre-dicembre 2017