Alla guida di Efc, l’associazione europea delle fondazioni, c’è un italiano, che gode di grande stima anche a livello internazionale. È Massimo Lapucci, il segretario generale di Fondazione Crt, che è stato scelto come presidente dell’European Foundation Centre per i prossimi tre anni.
Dotato di un forte background nel campo della finanza aziendale e avvicinatosi al mondo della gestione delle risorse con obiettivi diversi dalla semplice remunerazione degli azionisti, dopo l’esperienza fatta nel 2006 all’Università di Yale come “world fellow”, Lapucci è membro del Consiglio di Efc dal 2013. Subentra alla polacca Ewa Kulik-Bielinska, direttrice della Stefan Batory Foundation, che ha detenuto l’incarico negli ultimi tre anni. L’insediamento di Massimo Lapucci, annunciato lo scorso anno, è avvenuto in occasione dell’Assemblea Generale di Efc, svoltasi a chiusura della Conferenza internazionale della filantropia, organizzata a Varsavia dal 31 maggio al 2 giugno 2017, con più di ottocento partecipanti e il titolo significativo “Courage to reembrace solidarity in Europe – Can philanthropy take the lead?”. Anche di questo tema la rivista Fondazioni ha voluto parlare con il neo Presidente a valle del suo insediamento, approvato all’unanimità dai rappresentanti delle circa duecentoventi fondazioni aderenti all’European Foundation Centre.
Presidente, ritiene davvero che la sfida lanciata a Varsavia possa essere efficacemente raccolta?
In Europa, e nel mondo, c’è un crescente squilibrio tra ricchi e poveri, con una forte concentrazione di ricchezza nelle mani di un numero ridotto di persone. Dieci anni di crisi economicofinanziaria hanno contribuito ad ampliare questo divario. Ritengo che la filantropia abbia svolto finora, e possa svolgere sempre più, un ruolo fondamentale non solo nel mettere in campo iniziative utili a tamponare situazioni di emergenza e di disagio, ma anche, e soprattutto, nel diffondere una più ampia consapevolezza del concetto di “bene pubblico”. Ciò insieme a una maggiore fiducia nelle società democratiche; perché la filantropia può fiorire solo in un libero spazio democratico, governato da uno stato di diritto. La forza della filantropia istituzionale sta nella capacità di creare valore per la società. La filantropia deve far sentire con forza la propria voce per affrontare la sfida più grande che abbiamo di fronte: quella di contribuire a formare nei singoli Paesi e in Europa una cittadinanza più consapevole, che rimetta al centro il bene comune, sapendo guardare sempre alla dimensione globale.
La filantropia non può certo cambiare il mondo da sola!
Guardi, io sono molto orgoglioso dell’incarico affidatomi, perché è un ruolo di grande responsabilità, e ringrazio Efc per la fiducia. Guidare quest’associazione ti mette a disposizione una leva importante, e io intendo usarla. Pur nel rispetto di una continuità che ha dato frutti molto apprezzabili, vorrei rafforzare la rappresentazione pubblica della filantropia nella sua interezza come settore, anche per ampliare la portata delle sue iniziative. In particolare, come presidente di un’organizzazione che rappresenta la filantropia istituzionale lavorerò per alimentare le sinergie tra il mondo filantropico, le istituzioni europee e il settore privato, al fine di promuovere una maggiore coesione sociale, nuove opportunità di crescita economica e il consolidamento degli spazi della società civile. Penso, infatti, che l’indipendenza della comunità filantropica sia imprescindibile, ma ritengo anche che, nella ricerca di soluzioni innovative per rispondere alle più importanti sfide globali, essa debba essere il più possibile attenta a costruire e valorizzare ponti con le istituzioni e il mondo economico e sociale.
Lei oggi è presidente di un’associazione che rappresenta la filantropia istituzionale, Efc. Ma fa anche parte del board di Evpa (European Venture Philanthropy Association), l’associazione europea per la filantropia che riunisce soggetti interessati o già attivi nell’ambito della venture philanthropy. Prevede margini di collaborazione fra i due organismi?
Tradizionalmente questi due corpi sono abbastanza separati, anche se presentano diverse aree di crossover, come ad esempio la ricerca. Credo che insieme potrebbero dare al settore una voce molto più forte di quanto non siano in grado di fare separatamente. Oggi è arrivato il momento di lavorare insieme, anche con Dafne (Donors and Foundations Networks in Europe) e con Nef (Network of European Foundations), ciascuno secondo le proprie competenze e tenendo conto degli specifici obiettivi, ma il dialogo dev’essere costante, e dobbiamo definire una politica comune. Sono certo che il settore della filantropia abbia raggiunto un nuovo livello di maturità, sicché possiamo identificare forme decisionali diverse e più rapide, perché il mondo si muove velocemente e noi ormai dobbiamo essere in grado di rispondere rapidamente come unico settore.
Riguardo ad Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria di cui Fondazione Crt e decine di altri membri di Efc fanno parte, quali spazi di iniziativa comune ipotizza?
Innanzitutto penso che l’incarico che mi è stato conferito valorizzi la centralità assunta dall’Italia nel mondo della filantropia istituzionale, obiettivo che è stato raggiunto anche grazie ad Acri. Essa ha, infatti, contributo in maniera significativa a far crescere la capacità di innovazione sociale delle nostre fondazioni favorendo la diffusione delle best practice e dando al settore una rappresentanza politica efficace. Efc intende guardare all’esterno per esserne parte attiva, in grado di dare stimoli, ma anche di raccoglierne. Se penso ad alcuni progetti sviluppati in ambito Acri, quali Never Alone per i minori stranieri non accompagnati o Funder35, a sostegno delle imprese culturali, credo che la strada del confronto e della collaborazione sia già aperta.
Efc – European Foundation Centre
Efc-European Foundation Centre è una rete di fondazioni e istituzioni filantropiche impegnate nello sviluppo e nella promozione della filantropia istituzionale in Europa e nel mondo. È stata fondata nel 1989, anno che ha segnato la fine della divisione dell’Europa fra Est e Ovest. È stata creata da sette fondazioni europee che volevano impegnarsi nello sviluppo della nuova Europa, creando una piattaforma di collaborazione, pari-apprendimento e scambio per promuovere l’impegno filantropico nel Continente e oltre. Efc oggi conta circa 220 membri provenienti da 40 Paesi, in particolare dall’Europa e dagli Stati Uniti, che gestiscono complessivamente un patrimonio di oltre 200 miliardi di euro. L’Italia è presente con 41 fondazioni, di cui 29 di origine bancaria. Ai soci ordinari si aggiungono 110 partner affiliati, per un totale di circa 330 organizzazioni. Tra queste, insieme a Fondazione Crt, figurano protagonisti storici della filantropia a livello internazionale come Rockefeller Foundation, Bill & Melinda Gates Foundation, Ford Foundation, Wellcome Trust, Robert Bosch Stiftung, Bertelsmann Stiftung, Barrow Cadbury Trust, Fundação Calouste Gulbenkian, King Baudouin Foundation, Stavros Niarchos Foundation. Efc funge da centro di intelligence sul settore filantropico in Europa, monitorando le tendenze della filantropia globale e gli sviluppi giuridici e politici che riguardano i suoi membri. Inoltre organizza dibattiti e scambi tra i membri e altre parti interessate, incluse le autorità di regolamentazione in Europa e nel mondo, su questioni importanti per il settore. Incoraggia e facilita la creazione di reti, offre opportunità per valorizzare e amplificare l’impatto dei lavori e dei percorsi dei suoi membri attraverso la collaborazione, il partenariato e l’incubazione di progetti e campagne comuni. Raccogliendo e diffondendo dati sul settore e le storie di successo della filantropia, ne promuove e comunica il valore alla società, contribuendo così al proliferare di un ambiente in cui la filantropia può prosperare.