«La strada per Menfi e Tebe passa per Torino». Così disse Jean-François Champollion, grande egittologo e decifratore di geroglifici, quando nell’aprile 1824 giunse nel cuore del regno sabaudo per studiare le collezioni del Museo Egizio, appena aperto grazie all’iniziativa del re Carlo Felice. Questi aveva, infatti, acquistato la grande raccolta di antichità del piemontese Bernardino Drovetti, console generale di Francia durante l’occupazione napoleonica in Egitto, e insieme ai reperti inviati a Torino, già nel 1759, dall’egittologo padovano Vitaliano Donati ne aveva fatto il nucleo originale di quello che è stato il primo museo egizio al mondo. Oggi il museo torinese possiede più di 36.000 pezzi, confermandosi come il più grande museo dedicato esclusivamente all’arte egizia dopo quello del Cairo. Al suo interno sono esposti, secondo un percorso cronologico, circa 3.300 reperti, che coprono un arco temporale di otre 4.000 anni, a cui si aggiungono gli 11.000 pezzi delle Gallerie della Cultura Materiale: veri e propri magazzini visitabili allestiti lungo il percorso museale, dove gli oggetti sono raccolti per tipologia. Al Museo Egizio ci sono statue, sarcofagi, corredi funerari, mummie, papiri, amuleti, gioielli, dal paleolitico all’epoca copta, e perfino una tomba intatta come quella dell’architetto Kha e di sua moglie Merit, ritrovata nel 1906 dall’egittologo italiano Ernesto Schiapparelli che, in qualità di direttore, molto arricchì la dotazione dell’Egizio con nuove acquisizioni e persino campagne di scavo in Africa. Nel 2013 il Museo Egizio è stato inserito da The Times nella classifica dei 50 migliori musei del mondo e di recente, dopo lavori di rifunzionalizzazione (ampiamente sostenuti da Compagnia di San Paolo, con 25 milioni, e da Fondazione Crt, con 5 milioni, su un totale di 50 milioni di euro), ha ulteriormente accresciuto i propri livelli di eccellenza: per esempio, è il primo museo in Italia a impiegare il sistema MuseumPlus per la digitalizzazione dei propri reperti, utilizzando il più avanzato e sofisticato software per la gestione di questo tipo di dati, in sintonia con i più importanti musei europei. È gestito dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, costituita il 6 ottobre 2004, come primo esperimento da parte dello Stato italiano di realizzare uno strumento di gestione museale a partecipazione privata: insieme al Mibact, alla Regione Piemonte e alla Città Metropolitana di Torino, tra i soci fondatori ci sono infatti la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt, che continuano a sostenere l’Egizio con contributi annui. Peraltro, il Museo ha la sua più consistente voce di ricavi nella bigliettazione, con circa un milione di visitatori solo nel 2016, dopo la riapertura il 1° aprile del 2015, a valle della grande opera di ampliamento che ha portato gli spazi espositivi da 6.500 a oltre 12.000 mq, sempre all’interno del Palazzo dell’Accademia delle Scienze, storica sede nel centro della città, concepita nel 1678 per ospitare un collegio. Oggi il Museo Egizio risulta suddiviso in cinque piani, di cui uno dedicato alle mostre temporanee. L’ipogeo è anche destinato ai servizi di accoglienza del pubblico: biglietteria, museum shop, guardaroba, aule didattiche, servizi, ecc. Il Museo è fornito di un’importante biblioteca egittologica e spazi di restauro; inoltre dal giugno 2015 partecipa a una spedizione archeologica internazionale in Egitto. Ispirandosi ai modelli anglosassoni, la Fondazione Museo delle Antichità Egizie ha promosso la costituzione de Gli Scarabei, l’Associazione dei Soci Sostenitori del Museo che, fondata nel 2007, oggi raccoglie più di 100 iscritti tra le personalità più rappresentative della società civile, prevalentemente sul territorio piemontese, con l’obiettivo di favorire un diretto coinvolgimento dei cittadini torinesi nella valorizzazione del Museo Egizio quale patrimonio culturale del territorio. In meno di tre anni di attività ha sponsorizzato importanti interventi di restauro per un importo di 80.000 euro, focalizzati in particolare sulla bellissima Tomba di Kha. C’è poi l’Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio (ACME), fondata nel 1974, che organizza appuntamenti periodici come cicli di conferenze tenute da studiosi, spesso seguite da visite tematiche del Museo.
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