Quello della ricerca scientifica è uno dei principali settori di intervento delle Fondazioni di origine bancaria, che in questa direzione finalizzano ben oltre cento milioni di euro all’anno (118,4 milioni nel 2015). Il loro impegno si inserisce in un quadro complesso che vede da un lato la Ue fissare al 3% del Pil, entro il 2020, gli investimenti in ricerca da parte di ogni singolo paese (1% di finanziamenti pubblici, 2% di investimenti privati), dall’altro le crescenti difficoltà dell’Italia al riguardo con impieghi in ricerca, sviluppo e innovazione ancora bassi non solo rispetto al target 2020, ma anche agli attuali livelli di investimento dei paesi Ue: l’1,29% del Pil contro il 2,03% della media europea. Dunque giunge opportuno un accordo quadro firmato da Acri, per le Fondazioni, e da Crui, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, al fine di definire insieme progetti capaci di diffondere il valore culturale, economico e sociale della ricerca scientifica, il cui scarso radicamento determina un gap a sfavore dell’Italia che vede coinvolte in primo luogo le imprese private: le loro spese in R&S sono lo 0,72% del Pil rispetto a una media Ue dell’1,3%, mentre il pubblico è allo 0,53% contro una media Ue dello 0,72%. L’accordo Acri – Crui è stato siglato il 28 aprile scorso dai presidenti delle due organizzazioni, rispettivamente l’avvocato Giuseppe Guzzetti e il professor Gaetano Manfredi.
Intanto il Consiglio di Acri ha varato la terza edizione dell’iniziativa“ Young Investigator Training Program”, un bando destinato a università, istituti di ricerca di natura pubblica e/o privata e altri enti di ricerca italiani che, grazie a risorse messe a disposizione dalle Fondazioni, potranno ospitare giovani ricercatori provenienti dall’estero, che collaboreranno, per almeno un mese, a progetti coordinati dagli enti vincitori del bando, ricevendo 3mila euro se provenienti dall’area europea, altrimenti 4mila. A favore delle due precedenti edizioni le Fondazioni hanno erogato complessivamente 700mila euro, dando un proprio originale contributo affinché giovani che operano all’estero possano inserirsi nell’attività di centri di ricerca italiani, stabilendo e consolidando rapporti utili a implementare progetti di ricerca di interesse comune.