La Fondazione Sicilia celebra i suoi venticinque anni con una grande mostra dal titolo “Guttuso. La forza delle cose”, organizzata fino al 26 marzo negli spazi di Villa zito a Palermo, insieme a Sicily Art & Culture e in collaborazione con gli Archivi Guttuso e il Comune di Pavia.
Curata da Fabio Carapezza Guttuso e Susanna zatti, direttrice dei Musei Civici di Pavia, la mostra propone 47 nature morte, genere che il grande pittore siciliano ha praticato nell’intero arco della sua attività e che costituisce, dalla fine degli anni Trenta, una componente essenziale della sua produzione. L’artista indaga ossessivamente una serie di oggetti che si animano nelle tele e che diventano i protagonisti indiscussi delle opere grazie alla straordinaria forza espressiva e alla potenza cromatica.
«Se la pittura non penetra l’oggetto e non ne svela le vibrazioni, se non arriva partendo dall’oggetto e dall’osservazione sentimentale di esso alla creazione di un equivalente plastico dell’oggetto – scrive egli stesso in un articolo del 1933 – non si perviene alla poesia, ma si precipita nella fotografia».
La mostra presenta opere degli anni Trenta e degli anni Quaranta, che documentano l’impegno di Renato Guttuso a testimoniare la drammatica condizione esistenziale imposta dalla dittatura e dalla tragedia della guerra. Nel dopoguerra, con “Finestra” (1947) o “Bottiglia e barattolo” (1948), il crescente interesse verso la sintesi post cubista picassiana rivela il profondo impegno del maestro nel recupero della cultura artistica europea per arrivare, negli anni Sessanta, a una nuova fase che rivela una dimensione più meditativa, derivante anche dalla elaborazione, nei suoi scritti, dei temi del realismo e dell’informale, visibile ne “Il Cestello” (1959), “La Ciotola” (1960) e “Natura morta con fornello elettrico” (1961).
L’esposizione si conclude con una selezione di dipinti della fine degli anni Settanta/primi anni ottanta, periodo in cui la continua ricerca del reale di Guttuso si accentua per dare vita a celebri dipinti come “Cimitero di macchine” (1978), “Teschio e cravatte” (1979), “Bucranio, mandibola e pescecane” (1984) che diventano metafore e allegorie del reale.
Il percorso della mostra è arricchito da fotografie – in parte inedite – concesse dagli Archivi Guttuso e da frammenti video messi a disposizione da Rai Teche, che raccontano la vita, intima e pubblica, dell’artista, mostrando anche i luoghi del suo lavoro e delle sue relazioni con importanti scrittori come Moravia, Vittorini, Saba e Levi, scultori come Manzù e Moore, poeti come Pasolini e Neruda, registi come De Sica e Visconti, musicisti come Nono e artisti come Picasso. Questi rapporti influenzeranno i suoi lavori e ispireranno non solo dipinti, ma anche illustrazioni per libri, scenografie teatrali, collaborazioni cinematografiche, sodalizi letterari e politici.
«Non poteva esserci un modo migliore per ricordare i nostri 25 anni di attività – afferma il presidente della Fondazione Sicilia Raffaele Bonsignore – se non rendere omaggio, con un progetto culturale ambizioso, a un artista tra i più amati dei nostri tempi e della nostra terra, di cui la nostra collezione conserva importanti pezzi».
Le opere in mostra a Villa zito provengono da prestigiose sedi espositive tra le quali il Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin e alcune importanti collezioni private. Esse offrono al pubblico una prospettiva inedita e di grande fascino sul percorso artistico del maestro, studiando la forza delle cose rappresentata nelle opere. In foto: in alto “Angurie” (part.), 1986; al centro “Un angolo dello studio di via Pompeo Magno”, 1941-42
“Fondazioni” marzo-aprile 2017