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Il fascino seduttivo del Liberty

Il Liberty seduce ancora. La mostra a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, realizzata con il contributo, fra gli altri, della Fondazione Cassa di Risparmio Pietro Manodori, rimarrà allestita fino al 2 aprile, prorogata dalla scadenza del 14 febbraio per il grande successo di pubblico. Essa raccoglie 300 selezionatissime opere, tra dipinti, sculture, illustrazioni, progetti architettonici, manifesti, ceramiche, incisioni, che danno una spettacolare e ampia rappresentazione di ciò che fu il “Liberty in Italia”.

Le opere, provenienti dai più importanti Musei italiani e da straordinarie collezioni private, sono esposte secondo un percorso articolato in sette sezioni. Sono quelle tradizionali della pittura, scultura, decorazione murale, ceramiche, progetti di case d’artista (come chiave nuova per entrare nell’idea progettuale dell’architetto che lavora, eccezionalmente e con la massima libertà espressiva, per se stesso), manifesti, illustrazione e grafica originale. ogni sezione mette in luce l’alternanza tra le due “anime” del Liberty italiano: quella propriamente floreale e quella “modernista”, più inquieta e vicina a influenze europee, che porterà da lì a poco alle ricerche delle avanguardie e allo sviluppo in chiave più stilizzata ed essenziale del linguaggio decorativo.

«All’interno di un’idea più ampia e generale di “Liberty italiano” – dichiarano i curatori Francesco Parisi e Anna Villari – abbiamo voluto porre a confronto le due diverse tendenze; cercando di assecondare in questo modo il dibattito storico artistico dell’epoca che individuava, come vera essenza del Liberty, la linea fluente, floreale e decorativa e, d’altra parte, recuperando il modello critico della letteratura coeva che identificava nel Liberty tutto ciò che era considerato moderno e di rottura, includendo quindi anche quelle esperienze non propriamente classificabili in Italia come floreali, ma piuttosto moderniste o secessioniste».

Filo rosso che collega tutte le sezioni della mostra sono la linea grafica e la ricerca sul segno, che erano allora alla base della concezione progettuale e formale di ogni opera, sia di quella più propriamente fluente e floreale, sia di quella più severa e moderna. A pitture, sculture, ceramiche e grandi manifesti pubblicitari, sono, infatti, accostati i bozzetti preparatori, i cartoni per gli affreschi, i disegni relativi a vasi, illustrazioni, incisioni. Una chiave inconsueta, questa, che rivela, entrando nel vivo del “fare” e nella mente dell’artista, la vera essenza concettuale ed espressiva del Liberty: un movimento, una tendenza e una moda che, a distanza di più di cento anni, non ha ancora esaurito il suo potere seduttivo. In foto: Giuseppe Amisani, “Nudo femminile”, anni Venti

 

“Fondazioni” marzo-aprile 2017