La Fondazione Banca del Monte di Foggia continua a incrementare il cospicuo patrimonio di opere d’arte della Fondazione Banca del Monte di Foggia, una collezione che ormai conta un numero importate di opere di autori locali, nazionali ed internazionali. Ha infatti recentemente acquistato tre tele realizzate da Francesco De Mura, il celebrato pittore napoletano che lasciò tracce della sua attività anche a Foggia, come testimonia “La Moltiplicazione dei pani”, la tela gigantesca custodita nella Basilica Cattedrale del capoluogo.
In particolare si tratta di tre oli su tela, acquisiti da un collezionista privato, mai esposti al pubblico e in ottimo stato di conservazione: una coppia di opere giovanili databili intorno al 1720, “San Giuseppe con il bambino” e “San Giovanni Battista” e un dipinto di età matura, realizzato nel 1760 circa, intitolato “Apparizione del Crocifisso a Santa Elisabetta d’Ungheria”.
Le opere, che saranno ufficialmente presentate il prossimo sabato 1° ottobre 2016 in occasione della Giornata delle Fondazioni, resteranno in esposizione permanente presso la sede di via Arpi, dove saranno fruibili da tutti i cittadini foggiani gratuitamente.
Francesco De Mura (Napoli, 1696 – 1782) è stata una figura di spicco del tardo-barocco, con il suo vivace cromatismo fu un importante modello per le successive generazioni di pittori napoletani. Allievo prediletto di Francesco Solimena, frequentò la sua bottega dal 1708, quando vi entrò non ancora dodicenne restandovi fino al 1730. Durante questo periodo realizzò le prime opere degne di nota fortemente influenzate dallo stile del maestro, come il Cristo crocifisso con san Giovanni per la chiesa di San Girolamo delle Monache a Mezzocannone (1713 ca). Dalla fine del terzo decennio cominciò a sviluppare uno stile autonomo, evidente nell’importante commessa realizzata per la chiesa di santa Maria Donnaromita, per la quale dipinse tra il 1727 e il 1728 undici tele, dieci Virtù e un’Adorazione dei Magi. Dopo un breve soggiorno torinese, all’inizio degli anni Quaranta tornò a Napoli e probabilmente in questi anni, dipinse la splendida Allegoria delle arti del Louvre. Dalla morte di Solimena (1747), fu considerato il pittore più importante di Napoli fino alla morte sopraggiunta il 19 agosto del 1782. Secondo le sue ultime volontà fu sepolto nella chiesa del convento di San Pasquale a Chaia.