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Clarich: A Siena abbiamo un ruolo costitutivo, propositivo e aggregante

Spira un’aria nuova dal sito internet della Fondazione Mps. La freschezza d’impaginazione al servizio della trasparenza e completezza dei contenuti riflette un rinnovamento strategico, operativo e gestionale che trova riscontro nei documenti di programmazione triennale e annuale, illustrati nei mesi scorsi alla comunità senese dal presidente Marcello Clarich, alla guida della Fondazione dall’agosto 2014. Al professor Clarich la nostra rivista ha rivolto qualche domanda su metodi e scelte di un percorso che vede al centro l’ascolto e la collaborazione con le forze più vive di una società civile che guarda ancora alla Fondazione come “pivot” delle iniziative solidaristiche e progettuali a Siena, nonostante il consistente ridimensionamento delle sue possibilità erogative.

Professor Clarich, comincerei proprio da qui. Gli ultimi anni, fino al suo arrivo, sono stati particolarmente complessi. La Fondazione, che insieme alla banca, era il principale volano di sviluppo della città, ha visto ridursi progressivamente, e quasi inesorabilmente, il valore del proprio patrimonio e, dunque, le risorse che derivano dal suo impiego, indispensabili per svolgere l’attività filantropica. Eppure la Fondazione non sembra venir meno al proprio ruolo, centrale in campo sociale, culturale e civile.
È vero. Il nostro ruolo non è venuto meno, si è anzi rafforzato in termini identitari. Intendo dire che se prima era quasi subordinato a un obbligo di essere aperti sempre e comunque a qualsiasi richiesta di contributo, oggi i vincoli di opportunità economica e la volontà di indirizzare il corso dei progetti ci impongono scelte mirate e prospettiche. In estrema sintesi, intendiamo promuovere e supportare lo sviluppo socio-economico del territorio e della comunità di riferimento in una prospettiva di benessere diffuso e sostenibile, con un ruolo costitutivo, propositivo e aggregante, grazie alla capacità di mettere al servizio delle istituzioni, degli enti e delle imprese risorse, conoscenze e progettazioni innovative, in una condivisa visione strategica.

Come si articola nei fatti il percorso con cui perseguite questo obiettivo?
Innanzitutto abbiamo portato avanti le operazioni che hanno interessato il patrimonio della Fondazione, e in particolare le partecipazioni, con l’intento di concludere il processo di risanamento e messa in sicurezza dell’Ente. In secondo luogo abbiamo varato un nuovo modello organizzativo, che intende supportare un approccio operativo in grado di facilitare il collegamento con il territorio e, al tempo stesso, ottimizzare l’impatto delle risorse finanziarie erogate attraverso l’utilizzo di professionalità interne da impiegare su progetti ritenuti strategici per la Fondazione e per la sua comunità di riferimento. Si delinea quindi una nuova fase in cui la massimizzazione dell’impatto degli interventi passa attraverso un ruolo più attivo della Fondazione nella co-gestione dei progetti finanziati, con la trasformazione da una fondazione tradizionalmente grantmaking (e operativa su un numero limitato di progetti) a una fondazione connotata dal prevalere della “funzione di supporto” e/o dalla partecipazione a progettualità di comune interesse con le altre istituzioni del territorio. Noi pensiamo, infatti, di poterci porre come un soggetto in grado di affrontare la complessità dei rapporti tra piani istituzionali diversi e aggregare conseguentemente livelli di intervento pubblico e privato, svolgendo anche una funzione di collegamento tra differenti istanze che spesso convivono e convergono verso direzioni comuni.


© Christian Mueringer | Dreamstime.com

Con una significativa evoluzione rispetto al passato, quindi, la Fondazione vuole avere un ruolo proattivo e propositivo, rispetto a quello di semplice finanziatore. Peraltro non credo che si possa prescindere dall’ascolto delle istanze del territorio!
In verità l’ascolto del territorio è centrale nella nostra strategia. Nel corso del 2015 sono state condotte alcune azioni di stakeholder engagement per una preliminare ricognizione dei bisogni. In particolare, il 23 giugno è stato organizzato un incontro “plenario” di ascolto della cittadinanza. Poi, fino al 15 luglio, è stata tenuta aperta sul sito della Fondazione una consultazione online sui principali bisogni percepiti a livello territoriale. Il 31 agosto si è svolto il consueto incontro con gli Enti Designanti, alla presenza della Deputazione Generale e della Deputazione Amministratrice, per far emergere le priorità sociali del territorio. Il 7, 8 e 9 settembre sono stati organizzati tre tavoli tematici (Sviluppo locale, Arte e Cultura, Welfare) con alcune organizzazioni del territorio. Contestualmente sono state condotte interviste alle Unità organizzative della Fondazione per far emergere temi rilevanti in vista della programmazione dell’Ente. Queste nuove modalità di ascolto e dialogo allargato con il territorio saranno potenziate e portate a sistema, strutturando un metodo partecipativo basato su regole chiare e uniformi che scongiurino logiche di appartenenza e siano in grado di garantire una continuità nel tempo al rapporto con il territorio, rendendolo uno strumento stabile di programmazione, gestione e rendicontazione sociale. A questa forma di dialogo con gli stakeholder – in una visione partecipata e connotata da un approccio scientifico e organizzativo strutturato – affianchiamo una modalità più informale, ma non meno importante, alimentata dai contatti e dalle relazioni quotidiane. La fotografia offerta da questo reticolo di relazioni è poi supportata dalla ricognizione e analisi dei dati e delle informazioni di secondo livello e dagli approfondimenti che potranno essere condotti, anche in collaborazione con altre organizzazioni, su specifici argomenti ed anche a valle dei progetti sostenuti.

Quali le priorità strategiche che emergono dall’ascolto del vostro territorio di riferimento?
Dalle azioni di ascolto finora messe in campo, emerge una fotografia del territorio provinciale caratterizzata da un formidabile patrimonio comunitario, tangibile e intangibile, le cui potenzialità risultano ancora parzialmente inespresse, anche a causa di alcuni gap strutturali, accompagnati da una certa difficoltà nei processi di aggregazione, coordinamento e disegno strategico. Il settore economico- produttivo risulta contraddistinto da produzioni agroalimentari, manifatturiere e artigianali di eccellenza e da un comparto biotecnologico evoluto. Ci sono poi un patrimonio paesaggistico, storico e artistico di inestimabile valore (quattro siti Unesco nella provincia di Siena, ndr.); una radicata vocazione allo sviluppo sostenibile; un Terzo Settore caratterizzato da una straordinaria ricchezza di corpi intermedi; un reticolo formativo impreziosito dalla compresenza di eccellenze educative difficilmente rinvenibile in altri contesti. Su tutti questi elementi noi porremo la base di un complessivo disegno di sviluppo teso all’innovazione e volto prioritariamente ad attrarre e trattenere stabilmente sul territorio giovani talenti ed eccellenze dal mondo.

Quali, in particolare, i settori che sosterrete come rilevanti nella programmazione per i prossimi tre anni?
Sono Arte, attività e beni culturali; Famiglia e valori connessi; Sviluppo locale ed edilizia popolare locale; Ricerca scientifica e tecnologica; Volontariato, filantropia e beneficenza, a cui si aggiunge un’attenzione specifica per i luoghi e i momenti della formazione. La Fondazione opererà con un approccio quanto più possibile integrato e intersettoriale, in una logica di filiera che possa coniugare e tenere insieme le diverse (ma concorrenti) istanze settoriali. Emblematici a questo proposito sono i filoni della Cultura e dell’Agri-food. Privilegerà un approccio improntato alla co-progettazione, sviluppando e incrementando conseguentemente la propria capacità di promuovere, sviluppare e lavorare all’interno di network strategici e reti territoriali, aprendosi sempre più all’esterno (anche attraverso la condivisione dei propri spazi fisici e virtuali). Inoltre, l’attività erogativa si contraddistinguerà per modalità che oltre ad assicurare la selettività dei progetti, ne evidenzino la capacità di attrarre risorse, la sostenibilità e la misurabilità dei risultati. Come i bandi tematici di recente emissione, i “Call for proposals”, per finanziare studi di fattibilità e piani operativi nei settori della cultura, sviluppo del territorio e welfare. Con un simile approccio, la Fondazione potrà impegnarsi prioritariamente su specifici progetti rilevanti che si inseriscano all’interno della programmazione territoriale (includendo anche qualche iniziativa a livello nazionale e internazionale), ma potrà anche sperimentare iniziative di piccolo taglio, privilegiando nicchie di intervento originali e innovative.

 

da “Fondazioni” marzo-aprile 2016