Fondazione Cariplo ha assegnato oltre 3 milioni di euro per la ricerca integrata sulle biotecnologie industriali e sulla bioeconomia. Lo ha fatto attraverso un bando “giovane”, attivo dal 2014, che affronta il tema importante della bioeconomia. Promuove progetti di ricerca innovativi che consentono il miglioramento della gestione delle risorse biologiche rinnovabili, generando impatti positivi su crescita economica, sostenibilità ambientale, qualità della vita e benessere.
Sono stati selezionati undici progetti, presentati dall’Università degli Studi di Milano, dall’Università Bicocca, dall’Università degli Studi di Pavia, dall’Istituto per lo studio delle macromolecole del Cnr e dall’Istituto di biologia e biotecnologia agraria sempre del Cnr.
Con questo bando, Fondazione Cariplo concentra il proprio intervento sul sostegno di un numero limitato di progetti di ricerca caratterizzati da una forte valenza multidisciplinare e capaci di mettere a disposizione delle parti, lungo l’intera filiera della bioeconomia, nuove conoscenze riguardanti le tecnologie abilitanti e la loro applicazione in modelli dimostrativi replicabili su ampia scala.
Per far fronte ad alcune delle più importanti sfide che la società sarà chiamata ad affrontare nel prossimo futuro – come l’aumento del 30% della popolazione mondiale, il rapido esaurimento di fondamentali risorse naturali, la dipendenza energetica da fonti fossili non rinnovabili e le ripercussioni delle diverse attività antropiche sull’ambiente – è necessario concentrare l’attenzione sullo sviluppo di approcci radicalmente diversi nei confronti dei cicli di produzione, consumo, trasformazione, stoccaggio, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti e delle risorse biologiche.
È questo l’assioma alla base del bando. La bioeconomia, attualmente, nella sola Europa vale più di 2mila miliardi di euro e occupa circa 22 milioni di persone, ossia il 9% dell’occupazione complessiva dell’Ue. Comprende i settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della fabbricazione della carta, nonché comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica.
Si stima che per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia, entro il 2025 la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico sarà pari a dieci euro.