Guido Reni, Annibale e Ludovico Carracci, Domenichino, Denys Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco Albani sono solo alcuni degli autori rappresentati in una irripetibile mostra allestita a Bologna a Palazzo Fava fino al 13 marzo.
Si tratta di un evento eccezionale che porta nella città felsinea oltre trenta opere, in larga maggioranza realizzate su tela, tutte provenienti dalla Sala bolognese della Pinacoteca all’interno dei Musei Capitolini di Roma: un patrimonio di indicibile valore che ha segnato una svolta fondamentale nella ricerca pittorica italiana ed europea. «Il folto, dipinto bolognese della Pinacoteca Capitolina, fondata alla metà del Settecento da papa Benedetto XIV Lambertini, originario della città emiliana, deriva principalmente dall’acquisizione della collezione del cardinale Giulio Sacchetti, presente a Bologna nel triennio 1637-1640 in qualità di Legato pontificio – spiega il Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce –. Sono opere mai ritornate tutte insieme nella città dove erano state realizzate».
Si rende dunque concreta, con questa mostra dal titolo “Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai Musei Capitolini”, la possibilità di ammirare e di apprezzare a Bologna capolavori dei maestri emiliani visibili in genere solo in riva al Tevere. La “trasferta” è nata come opportunità dal restauro della sala che normalmente li ospita, realizzato con il generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. Per la durata dei lavori le opere sarebbero state sottratte all’ammirazione del pubblico; si è scelto, invece, di dar loro visibilità altrove, tra l’altro in un contesto come quello di Palazzo Fava dove i Carracci sono “di casa” con i loro affreschi.
«È tale l’organicità di questo nucleo dei dipinti bolognesi a Roma che è scaturita naturale la proposta di farne una mostra che ne avrebbe ingigantito la conoscenza, invece che depauperarla per una sia pur breve assenza – segnala Claudio Strinati, fra i membri del Comitato scientifico che ha supportato il curatore dell’esposizione Sergio Guarino –. E così un in conveniente diventa l’incentivo migliore a produrre cultura. Perché i quadri, spostandosi, sono sottoposti a un nuovo vaglio tecnico, conservativo e scientifico che, magari, non avrebbero avuto così sollecitamente se fossero rimasti nella loro tranquillità ancora per tanto tempo. Muoversi fa bene. Fa bene agli esseri umani che solo così imparano veramente quel che c’è da imparare, e fa bene alle cose (in questo caso delle opere d’arte preclare e bellissime) che in tal modo possono essere guardate con un occhio nuovo e più sollecito. Sollecito all’indagine critica, alla conoscenza, alla riflessione storica. Anche e forse soprattutto a questo serve l’Arte» conclude Strinati.
La mostra è promossa da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella Città e Assessorato Cultura e Sport di Roma-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, nell’occasione dell’Anno Santo Straordinario. L’allestimento è stato curato da Sergio Bettini.
In foto: Ludovico Carracci “Allegoria della Provvidenza”.