È una lettura pressoché esaustiva della ricerca artistica, e non solo, del fotografo armeno-siriano Hrair Sarkissian quella proposta dalla Fondazione Carispezia che, presso la propria sede, fino al 21 febbraio, ne ospita la prima personale italiana.
L’esposizione, a cura di Filippo Maggia, presenta 86 fotografie e un video che evidenziano la sua attenzione ai temi dell’incertezza del futuro e di un’identità sociale, politica, religiosa e culturale da difendere e preservare. Il rapporto degli individui con la storia e con il passato, la memoria e l’identità dei luoghi, al di là delle mutazioni che nel tempo possono subire, specificano l’intera produzione artistica di Sarkissian, fra i protagonisti del padiglione “Armenity” alla 56a Biennale di Venezia, vincitore del Leone d’Oro per la migliore partecipazione nazionale. «Utilizzo la fotografia – afferma egli stesso – per raccontare vicende che non sono immediatamente visibili in superficie».
Vicende umane che una fotocamera analogica 4×5 in fase di ripresa e la stampa in medio e grande formato contribuiscono a rendere percepibili a quanti vogliono capire cosa si nasconde oltre il supporto cartaceo. Che siano reali o costruiti, gli scenari ripresi da Sarkissian sono comunque frutto dell’assemblaggio di più elementi combinati fra loro e, anche per questo, egli ricorre spesso alla serie, che gli consente di evidenziare ora gli uni ora gli altri.
L’artista applica la conoscenza del mezzo fotografico e delle sue potenzialità espressive a un processo di produzione di immagini che riconsidera i simboli della storia dell’Armenia, dell’Egitto e della Siria, del passato come del presente, invitando lo spettatore ad andare oltre l’immediatezza della fotografia che, da semplice documento, può assurgere al ruolo di testimone del tempo.
Hrair Sarkissian nasce a Damasco nel 1973 da una famiglia originaria dell’est della Turchia, fuggita in seguito al genocidio degli Armeni del 1915; ed è proprio nella capitale siriana che il padre nel 1979 apre il primo laboratorio fotografico a colori del paese, il Sarkissian Photo Center. Il negozio è il luogo dove Hrair cresce e dove si decide il suo destino.
Le sue opere sono state esposte ai Rencontres d’Arles (2004), allo State Museum of Contemporary Art di Salonicco (2008), alla Biennale di Istanbul (2009), al Mori Art Museum di Tokyo (2012), al New Museum di New York (2014), alla Tate Modern di Londra (2014-2015).