A vent’anni dalla morte, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, con una mostra di 140 opere, celebra Magnus, nome d’arte del bolognese Roberto Raviola (1939-1996) che è stato uno dei grandi maestri del fumetto popolare italiano.
Kriminal, Alan Ford, Lo Sconosciuto e Tex sono i nomi dei principali protagonisti disegnati dalla sua matita; ma l’esposizione al palazzo in Via delle Donzelle 2, sede della Fondazione, ne traccia un ritratto a tutto tondo, partendo dai lavori inediti degli esordi e le illustrazioni per ragazzi, fino ai capolavori della maturità come Le Femmine incantate.
La mostra, dal titolo “Magnus e l’Altrove. Favole, Oriente, Leggende”, è inserita tra gli eventi della nona edizione del festival internazionale del fumetto BilBolBul e rimarrà allestita fino al 6 gennaio.
Accanto a tavole originali, disegni, illustrazioni mai viste e documenti inediti, ci sono un libro, “Magnus prima di Magnus” (in uscita per Alessandro editore) sugli anni dell’apprendistato, e il film “Ho conosciuto Magnus” (progetto di ABC Arte Bologna Cultura) scritto e diretto da Paolo “Fiore” Angelini. La realizzazione di entrambi è stata sostenuta dalla Fondazione del Monte insieme a Hera.
Il percorso della mostra – a cura di Luca Baldazzi e Michele Masini – si apre con 50 illustrazioni a colori, rarissime e mai prima d’ora esposte, realizzate all’inizio degli anni Sessanta per le collane di libri di favole per ragazzi della casa editrice Malipiero: dalle Mille e una Notte al Mago di Oz, fino alle storie e leggende regionali italiane. In questi lavori si possono già rintracciare le radici dell’immaginario di Magnus. In esposizione si vedranno tavole originali, schizzi, bozzetti e copertine da I Briganti, La signora Ning, Le 110 Pillole, Lunario e Le Femmine incantate. Dall’esordio con gli albi di Kriminal (1964) all’epilogo con la storia di Tex La valle del terrore (1996), Magnus ha attraversato (e spesso mescolato) il nero e il comico-grottesco, la spy-story e l’avventura, il giallo e la fantascienza, il fumetto giornalistico “di realtà” e la favola orientale, l’erotico e il pornografico, il folklore dell’Appennino emiliano e il western: una varietà impressionante di geografie e generi del racconto popolare, interpretato di volta in volta con altrettanta poliedricità di stili grafici.
Cifra comune della vasta produzione di Magnus è la ricerca di un Altrove, la dimensione senza tempo dell’Avventura, dove portare il lettore con la potenza affabulatoria del disegno e del racconto.