L’ultima opera scolpita da Michelangelo Buonarroti, risalente al 1564, la Pietà Rondanini, ha oggi una nuova, bellissima, sede. In concomitanza con l’avvio di Expo 2015, e dopo quasi sessant’anni trascorsi nel Museo d’Arte Antica del Castello all’interno della Sala degli Scarlioni, la Pietà Rondanini trova la sua definitiva collocazione nell’affascinante spazio dell’antico Ospedale Spagnolo, sempre all’interno del Castello. L’ultimo emozionante capolavoro di Michelangelo viene così ridonato a Milano in un nuovo spazio espositivo dedicato, riscoperto, restaurato e valorizzato nel raffinato allestimento di Michele De Lucchi, capace di dare pieno riconoscimento al significato espressivo e alla straordinaria potenza iconica della Pietà. Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione portata avanti per quasi tre anni fra istituzioni pubbliche e realtà private. Insieme al Comune di Milano, alle Soprintendenze, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro e al Politecnico di Milano (Centro Beni Culturali per le attività di diagnostica, monitoraggio e ingegneria) fondamentale è stato il contributo della Fondazione Cariplo, partner istituzionale del Castello Sforzesco nel progetto di restauro architettonico e di rinnovamento museografico. Questo insieme di voci e competenze diverse ha saputo confrontarsi con sinergia su temi di conservazione, restauro, progettazione e ingegnerizzazione, così da garantire la più ampia visibilità dell’opera e, al tempo stesso, la sua massima sicurezza. Collocata in un vasto spazio, essa poggia su un basamento cilindrico super tecnologico, al centro di una speciale piattaforma antisismica e antivibrante. La realizzazione di questa innovativa tecnologia è stata seguita in ogni sua fase esecutiva dal Politecnico di Milano. L’allestimento all’interno della sala dell’antico Ospedale Spagnolo è essenziale, per rispettare la sacralità della Pietà e indurre alla meditazione. Lo spazio è quasi del tutto vuoto, salvo la presenza di tre panche in rovere poste davanti all’opera, con altezze graduate per permettere una visuale completa, e di un leggio che ospita le informazioni riguardanti le sue vicende storiche. Il pavimento in legno di rovere dalla tonalità chiara dona calore all’ambiente e produce un contrasto materico che valorizza il bianco del marmo. Sulla parete opposta all’ingresso, una quinta nasconde la Porta di Santo Spirito, e funge da supporto alla maschera funeraria e a una medaglia che ritrae Michelangelo, realizzate rispettivamente da Daniele da Volterra e da Leone Leoni.
Estremo capolavoro e ultima creazione incompiuta del genio toscano, la Pietà Rondanini è un’opera drammaticamente singolare, dotata di una valenza estetica che trascende la bellezza esprimendo appieno l’amore umano: racchiude infatti in un unico blocco di marmo le figure del Cristo e della Vergine quasi fuse in un abbraccio. La Pietà Rondanini rappresenta il testamento spirituale del maestro, intento a scolpirne i tratti fino a pochi giorni prima della morte, avvenuta nel 1564. L’opera non finita fu infatti ritrovata nella sua abitazione romana, ma se ne persero poi le tracce per lunghi anni sin quando ricomparve presso l’abitazione del marchese Giuseppe Rondinini (questa la denominazione corretta), raffinato collezionista romano. Nei secoli successivi visse un lungo avvicendarsi di passaggi di proprietà e rimase quasi nell’oblio fino al 1952, quando venne acquistata dal Comune di Milano ed esposta nel 1956, per la prima volta nel dopoguerra, in occasione della riapertura dei Musei del Castello.