L’operosità e la propensione al lavoro dei suoi abitanti è una caratteristica da sempre riconosciuta al Biellese. Terra storicamente contrassegnata da un massiccio sviluppo dell’industria tessile, questo territorio è sempre stato un modello esemplare dell’organizzazione del lavoro in fabbrica. Eppure negli anni Cinquanta e Sessanta Biella non era fatta solo di lanifici e filature; era anche un luogo popolato da uomini e donne che ogni giorno si adoperavano con impegno nelle più svariate professioni. Il Biellese di quel tempo è raccontato dalle immagini storiche degli archivi fotografici della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, esposte fino al 6 settembre presso lo Spazio Cultura della Fondazione in occasione della mostra “Biella all’opera. Quando il lavoro era un mestiere”.
Le immagini presentate ci riportano indietro negli anni, a un’epoca in cui quella terra era particolarmente florida, operosa, ricca di uomini e di donne orgogliosi del proprio lavoro. Un tempo avere un lavoro voleva dire soprattutto imparare un mestiere, apprenderne i segreti, “rubandoli” dai più anziani, e costruirsi lentamente una propria professionalità. Oggi il lavoro, sempre più incerto e saltuario, da strumento di crescita personale si è trasformato per molti in un susseguirsi di esperienze scollegate tra loro; per altri è un vero e proprio miraggio. Nelle immagini in mostra ci imbattiamo in facce sorridenti, a volte stanche, ma sempre orgogliose di mostrare la propria identità professionale, i propri strumenti, i frutti degli sforzi quotidiani. Ognuno, in quel preciso momento, sembra dirci con fermezza chi è. Forse perché ognuno di loro sapeva bene chi era: artigiano, maniscalco, panettiere, muratore, cuoco, impiegato, medico, operaio, benzinaio, contadino… Uomini e donne che, pur in una realtà sociale complessa e difficoltosa, attraverso il lavoro acquisivano la propria dignità.