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I restauri in città li firma la Fondazione Cariverona

È di poche settimane fa l’annuncio che la Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona insieme a UniCredit, di cui la Fondazione è azionista, contribuirà al restauro dell’Arena di Verona: il terzo Anfiteatro romano al mondo per dimensioni. Costruita nella prima metà del I secolo d.C. per ospitare spettacoli di combattimento fra i gladiatori e di caccia agli animali feroci ed esotici, nel tempo l’Anfiteatro ha sempre ospitato manifestazioni spettacolari come giochi, giostre e tornei. Dal 1913 è teatro del Festival Lirico, il più importante festival all’aperto al mondo, in grado di accogliere fino a 13.500 spettatori per esibizione. Nell’arco di tre anni, dal 2014 al 2016, Fondazione Cariverona e Unicredit erogheranno 14 milioni di euro, divisi in parti uguali, per finanziare la realizzazione di opere e lavori di restauro e adeguamento funzionale e impiantistico necessari per la messa in sicurezza e la piena fruizione di questo straordinario sito, che è uno dei più importanti e noti monumenti italiani. «Un’operazione – ha dichiarato il sindaco di Verona, Flavio Tosi, alla presentazione dell’iniziativa il 17 dicembre scorso – che le finanze comunali, in un momento in cui lo Stato centrale ha fatto venir meno ogni finanziamento, non avrebbero in alcun modo potuto sostenere». Paolo Biasi, presidente della Fondazione, ha evidenziato una delle ragioni di questa scelta nello storico rapporto che esiste tra l’Ente e Verona. «Non poteva mancare – ha detto – un nostro significativo sostegno volto a valorizzare e a rendere più funzionale un monumento straordinario, che è simbolo della città e volano culturale ed economico dell’intera provincia». L’arte e la cultura, settori nei quali l’eccellenza italiana è riconosciuta in tutto il mondo, possono essere, infatti, un motore di sviluppo economico e sociale davvero importante per l’Italia e i suoi territori. Probabilmente questo è il primo intervento, sicuramente il più grande, che si fa con l’art bonus nel nostro Paese. «L’art bonus – ha spiegato Ghizzoni, a.d. di Unicredit – è uno strumento concreto per incentivare il mecenatismo culturale e favorire la tutela e la valorizzazione del patrimonio italiano. Prevede che il 65% dell’investimento possa essere detratto fiscalmente e quindi è una legge che può sicuramente stimolare altri investimenti in questa direzione». Non è, però, certamente questa la molla che nel tempo ha mosso Biasi e la sua Fondazione quando hanno finanziato i numerosi e importanti restauri che hanno consentito di valorizzare e riportare alla piena fruibilità dei cittadini i luoghi simbolo delle città in cui la Fondazione opera. Di seguito ne ricordiamo alcuni.

Verona – Castel San Pietro
L’immobile, che nell’ottobre 2006 la Fondazione ha acquistato dal Comune di Verona per un valore complessivo di 11 milioni di euro, è oggetto di una complessa opera di recupero funzionale finalizzata a farlo diventare la nuova sede del Museo di Scienze Naturali della città. Non si tratta dell’originario Castel San Pietro, che Giangaleazzo Visconti costruì nel 1398, perché quell’antico edificio che dominava Verona dall’alto fu fatto saltare nel 1801 dai soldati francesi quando, dopo il trattato di Luneville, abbandonarono la riva sinistra dell’Adige per ritirarsi sulla destra. Nel 1840, gli Austriaci demolirono i resti del castello visconteo, insieme all’adiacente chiesa romanica, e su quell’area, tra il 1851 e il 1856, costruirono l’attuale edificio ex caserma-fortezza in stile neoromanico, progettato dal colonnello Petrasch, del Genio austriaco. Per l’avvio delle opere di ristrutturazione, poiché il sito è stato ritenuto di interesse archeologico da parte del Ministero dei Beni Culturali, la Fondazione ha effettuato i lavori preliminari di scavo con l’obiettivo di definire il percorso storico dell’area dall’epoca paleocristiana al periodo asburgico, nel corso dei quali sono stati individuati importanti reperti archeologici. Nel globale progetto di recupero e valorizzazione del complesso architettonico, per il quale la Fondazione ha impegnato oltre 40 milioni di euro, è inclusa anche la progettazione della funicolare di collegamento del nucleo storico della città con il parco delle Torricelle e Castel San Pietro.

Vicenza – Palazzo Chiericati
È la sede storica del Museo Civico e ospita una pinacoteca che comprende collezioni di stampe, disegni, numismatica, statuaria medievale e moderna. Nel corso degli anni la Fonda – zione Cariverona ha sostenuto l’amministrazione comunale di Vicenza nell’importante opera di restauro del Palazzo, suddivisa in più stralci, impegnando risorse complessive per oltre 4 milioni di euro. La prima fase dei lavori ha riguardato l’ala nobile o “Palladiana”, inaugurata a fine 2013. Per il suo riallestimento la Fondazione ha stanziato ulteriori risorse per 600mila euro. Attualmente è in corso il restauro dell’ala “Novecentesca”. Palazzo Chiericati è un edificio rinascimentale progettato nel 1550 dall’architetto Andrea Palladio come residenza nobiliare per i conti Chiericati. Costruito a partire dal 1551, fu completato solo alla fine del Seicento. Dal 1994 è inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco assieme alle altre architetture palladiane di Vicenza, come il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come Basilica Palla diana, già interamente restaurato dalla Fondazione Cariverona.

Belluno – Palazzo Fulcis
Entro il 2015 si concluderà il restauro di Palazzo Fulcis, realizzato dall’architetto Valentino Alpago-Novello nel 1776, unendo tre edifici precedentemente separati, mentre il nucleo interno principale, con importanti decorazioni a stucco e originariamente arricchito da tre opere di Sebastiano Ricci, venne commissionato da Pietro Fulcis. L’idea di ristrutturarlo risale al 2001, vista la sua rilevanza storico-artistica e il sopraggiunto ritrovamento di reperti di epoca longobarda, anch’essi restaurati. Il Palazzo sarà la sede dei Musei Civici della Città, e per il suo pieno recupero la Fondazione Cariverona ha messo a disposizione più di 11 milioni di euro, oltre ai circa 2 milioni del suo acquisto nel 2006 e i 350mila euro per i nuovi arredi. L’avvocato Fausto Sinagra, direttore generale della Fondazione Cariverona, ha dichiarato: «Siamo lieti che Palazzo Fulcis diventerà un museo civico, perché lo scopo e il fine della Fondazione è rivolgersi al sociale anche tramandando la cultura, i valori e le tradizioni del territorio». La superficie disponibile sarà di 2.991 metri quadrati, suddivisa in quattro zone. Al piano terra la biglietteria, un bookshop e spazi espositivi, al primo piano altri spazi espositivi e una zona dedicata alle conferenze, al secondo ci saranno una bi – blioteca e un archivio oltre a stanze per l’amministrazione, mentre il terzo piano sarà dedicato alle esposizioni temporanee e alla didattica.

Ancona – Mole Vanvitelliana
È l’antico Lazzaretto, luogo di quarantena della città, posto al centro del porto, su un’isola artificiale: quasi una cittadella autonoma e autosufficiente che originariamente si raggiungeva solo con imbarcazioni, mentre oggi è collegata alla terraferma da tre ponti. Poteva ospitare fino a 2mila persone, oltre a una grande quantità di merci; il rifornimento idrico era assicurato invece da una rete sotterranea di cisterne. Fu realizzato nella prima metà del 1700 dall’architetto Luigi Vanvitelli, che diede all’edificio una caratteristica forma pentagonale, che ne accentua il fascino. È circondato da un’alta cinta muraria, che le ha attribuito una funzione di difesa del porto. Prima di essere trasforma a fine Ottocento in zuccherificio, è stata usata come fortificazione e ospedale militare. Tra le due Guerre Mondiali fu nuovamente sede militare e infine manifattura tabacchi. La Fondazione Cariverona ha stanziato 6 milioni di euro in favore del Comune di Ancona, proprietario della Mole, per il restauro dell’edificio. Un restauro che ha riguardato principalmente il lato destinato ad accogliere la sede definitiva del Museo Tattile Statale “Omero”, la realizzazione di una sala conferenze e degli spazi annessi, nonché un’aula finalizzata ad attività didattiche.

da “Fondazioni” gennaio-febbraio 2015