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Pittori visionari a Rovigo

L’irrompere della modernità nel tardo Ottocento e il suo deflagrare nei primi tre decenni del Novecento sono il soggetto della mostra “Il Demone della Modernità. Pittori visionari all’alba del secolo breve”. Affidata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo alla cura di Giandomenico Romanelli, rimane aperta a Palazzo Roverella, nel capoluogo rodigino, fino al 14 giugno. In quel tempo di mezzo, a cavallo dei due secoli, le arti figurative conoscono tramonti dorati e, contemporaneamente, l’elaborazione faticosa ed esaltante di avanguardie frenetiche e iconoclaste, da cui nasce la modernità: una modernità particolare, quella in mostra, popolata da angeli e demoni, tra inquieto e ineffabile, tra conscio e inconscio, tra prefigurazioni di morte e destini di luce.

I linguaggi dell’arte si rinnovano tumultuosamente, infrangono gli schemi rigidi di ogni classicità, introducono il movimento, le sonorità estreme, le contaminazioni tra i generi, spalancando orizzonti insospettati e facendo esplodere sopra le macerie del passato la potenza incontenibile e pur ambigua del moderno. A raccontare, interpretare e vivere nelle loro opere queste emozioni sono grandi artisti europei: Franz Von Stuck, Leo Putz, Odillon Redon, Paul Klee, M. Kostantinas Ciurlionis, Max Klinger, Felicien Rops, Oskar Zwintscher, Sascha Schneider, Mirko Raèki, Vlaho Bukovac, Ivan Meštroviæ, Marc Chagall, Gustav Moreau, Hans Unger, K. Wilhelm Diefenbach e gli italiani Mario De Maria, Guido Cadorin, Bortolo Sacchi, Alberto Martini, tra gli altri. Se la città industriale è il luogo simbolo della modernità, New York ne è l’incarnazione perfetta, come la Metropolis di Lang e la Gotham City di Batman, il Cavaliere oscuro.

La mostra, dunque, non a caso chiude con un gruppo straordinario di vedute notturne di New York di Gennaro Favai (nella foto), che dialogano con il moderno cinema espressionista della fine degli anni Venti.

da “Fondazioni” marzo-aprile 2015