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Il ritratto del bel Paese

Dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi Il Bel Paese nella rappresentazione artistica dall’epopea risorgimentale alla Grande Guerra è in scena nelle sale del Mar – Museo d’Arte della Città di Ravenna che, grazie al prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, ha allestito una mostra, aperta fino al 14 giugno, capace davvero di documentare l’Italia, le sue bellezze e le sue trasformazioni attraverso le tele di tanti artisti, dai Macchiaioli ai Futuristi.

Le varie sezioni tematiche restituiscono la rappresentazione del paesaggio italiano inteso in tutti i suoi aspetti, offrendo anche un palinsesto della società e della cultura che animò “Il Bel Paese” – è questo il titolo della mostra – dalle premesse dell’Unità alla partecipazione al primo conflitto mondiale, di cui cade il centenario proprio nel 2015. Il tessuto straordinario della realtà geografica e storica italiana, fatto di intrecci e sedimentazioni di testimonianze culturali, dove anche la natura è espressione dell’antropizzazione, rimane sostanzialmente inalterata fino all’avvio della modernizzazione del Paese con il passaggio da un’economia rurale all’industrializzazione e ai suoi nuovi processi produttivi.

La mostra offre dunque una sequenza di documenti pittorici delle straordinarie bellezze paesaggistiche italiane e, insieme, spaccati di vita quotidiana come specchio di diverse condizioni sociali, in un tempo di grandi trasformazioni – politiche, economiche, culturali – rappresentate dai maggiori artisti italiani, ma anche nella prospettiva eccentrica degli artisti stranieri. Curata da Claudio Spadoni e posta sotto l’egida dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana per il suo carattere civico, storico e documentario, oltre che squisitamente storico-artistico, la mostra si apre con un’ampia sezione introduttiva che accoglie alcuni dei più noti dipinti di Induno, Fattori, Lega, Guaccimanni, dedicati all’epopea risorgimentale. Si succedono poi diversi altri capitoli con dipinti dei maggiori artisti del tempo, come Fontanesi, Caffi, Lega, Costa, Induno, Bianchi, Palizzi, Previati, Segantini: vette alpine, vedute lacustri, i più ammirati paesaggi marini e scorci tra i più pittoreschi delle città mete celebrate del Grand Tour, come Venezia, Firenze, Roma, Napoli, nelle diverse declinazioni degli interpreti di punta del secondo Ottocento. Opere di Michetti, Signorini, Lega, Morbelli illustrano, poi, la vita quotidiana di una società ancora rurale ma che lentamente si avvia all’industrializzazione, rappresentata da artisti quali Fattori, Cannicci, Cammarano, Boccioni, per citare solo pochi nomi.

A dar lustro ai molteplici aspetti del nostro Paese non manca, infine, la caratterizzazione di personaggi di diversa condizione sociale offerta da Lega, Cremona, De Nittis, Boldini. Quasi un album di famiglia di oltre un secolo fa a memoria di “come eravamo”. In questo anche la ricca sezione dedicata alla fotografia, praticamente dagli esordi alla sua progressiva affermazione, ha una parte molto importante, con alcuni dei suoi storici pionieri. La parte conclusiva dell’esposizione è una sintesi delle altre sezioni, con opere realizzate tra il primo e il secondo decennio del Novecento, che documentano le premesse divisioniste chiaramente innestate in un clima europeo, e l’avvento del Futurismo, l’avanguardia guidata da Filippo Tommaso Marinetti, con artisti quali Boccioni, Balla, Depero, Carrà, Russolo, decisi a spazzare via ogni residuo della cultura e della sensibilità ottocentesche, prima che la Grande Guerra, vero spartiacque tra i due secoli, segni profondamente anche la continuità e le avveniristiche utopie del movimento.

da “Fondazioni” marzo-aprile 2015