Le infrastrutture italiane non rispondono più alle mutate esigenze di mobilità dei cittadini e il boom tecnologico spinge verso la creazione di un diverso modo di spostarsi. Interoperabilità e interconnessione, sharing mobility, city logistics, infomobilità, ciclabilità, mobilità elettrica, innovazione di servizi: questo è il futuro, ma è già anche l’oggi. La conferma delle nuove esigenze e delle possibilità di risposta, spesso all’attenzione anche delle Fondazioni di origine bancaria, viene dal Libro Bianco sulla Mobilità e i Trasporti di recente realizzato da Eurispes, che in questa sua prima edizione è dedicato al trasporto di merci e persone nelle tre grandi aree metropolitane di Roma, Milano e Napoli. Emerge che l’estensione delle città con insediamenti a più bassa densità, il cosiddetto urban sprawl, con l’uso spesso disorganizzato quando non deregolato dei terreni a fini urbani, abitativi e infrastrutturali, negli ultimi decenni ha determinato lo spostamento della domanda verso il trasporto privato su gomma a scapito del trasporto collettivo e pubblico, con effetti evidenti su traffico, congestione viaria, costi diretti del trasporto, ma anche sull’ambiente, la bolletta energetica, la minor attrattività dei nostri territori urbani per nuove imprese ed eccellenze. Il riequilibrio delle modalità di trasporto attraverso un approccio intermodale multidisciplinare è, dunque, indispensabile. A cominciare dal maggior uso della bicicletta. Fra i progetti sostenuti dalle Fondazioni al riguardo, uno dei più significativi è VENTO: una dorsale cicloturistica da VENezia a TOrino lungo il fiume Po, passando per Milano Expo 2015, progettata dal Politecnico di Milano, al cui supporto si stanno già impegnando la Fondazione Cariplo, la Fon dazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. Vento consentirà a tanti di fare esperienza itinerante di paesaggio nella valle del Po, dischiudendo ai loro occhi luoghi che la consuetudine dello spostamento veloce e motorizzato ha via via marginalizzato, ma che invece sono ricchi e densi di cultura. La bicicletta diviene allora il mezzo attraverso il quale invitare centinaia di migliaia di visitatori a scoprire natura, paesaggio, arte, cultura e cibo, lungo un territorio che attraversa longitudinalmente l’intero nord Italia. Un’idea di cicloturismo alta e inclusiva, che può divenire un’inedita e sostenibile idea di sviluppo locale e territoriale, capace di dare stabile occasione di occupazione e di rilancio economico. In base agli approfondimenti dello studio di fattibilità in corso, la dorsale cicloturistica Vento potrebbe generare 2mila nuovi posti di lavoro e un indotto di 100 milioni di euro all’anno. Così i 679 km di ciclabile di Vento sono anche 679 km di green economy, di green jobs e di potenziale crescita dell’economia. In parte Vento già esiste; solo in piccola parte la ciclabile deve essere realizzata ex novo o messa in sicurezza attraverso interventi rilevanti. Nel 2015, contestualmente all’apertura di Expo, si potrebbero inaugurare alcune tratte. Quella che sarà la ciclabile più lunga del Sud Europa potrebbe poi crescere ulteriormente collegandosi con altre grandi ciclabili (Brennero-Peschiera- Mantova, Mantova-Ferrara-Adriatico, etc.) e raddoppiando sulla sponda opposta del Po. Le potenzialità sono infinite, ancor più se si pensa che Vento è collegata al treno e alla navigazione fluviale. Essa dà attuazione a parte di uno dei tracciati Eurovelo, l’itinerario n. 8 Mediter ranean Route, e rappresenta l’evoluzione naturale in chiave infrastrutturata e con elevati standard di sicurezza della ciclovia n. 2 della rete Bicitalia. Per realizzare Vento occorrono poco più di 80 milioni di euro (questa è la spesa stimata in opere, che equivale allo 0,01% della spesa pubblica annuale o al costo di 2-3 km di autostrada). Insomma, un progetto ad alto rendimento sociale e culturale e a basso costo, se si pensa che centinaia di migliaia di cicloturisti potrebbero pedalare lungo Vento, divenendo il motore per tante economie diffuse: per le 12mila aziende agricole vici ne al tracciato, per le 300 attività ricettive già esistenti, per le oltre 2mila attività commerciali. In Germania i 40mila km di ciclabili producono 4 miliardi di indotto all’anno, stabilmente e solo per cicloturismo (tutto il settore bici arriva a 16). Dunque, Vento in poppa! E per mantenere bene la rotta occorre la collaborazione dello Stato, di 4 regioni, di 12 province, degli enti fluviali, dei comuni attraversati e di organizzazioni private, auspicabilmente coordinati da soggetti quali le Autorità di bacino fluviale. Finora quasi 200 tra istituzioni e associazioni e oltre 3.700 cittadini hanno aderito a Vento.