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“Oggetti su piano” in mostra a Bologna

Due mostre e una performance di Alexandra Pirici e Manuel Pelmuþ sono il contributo della Fondazione del Monte al programma culturale cittadino promosso in occasione di Art City Bologna. In particolare, al Museo Civico Medievale è stata allestita la rassegna “Carlo Zauli. Le Zolle” e, fino al 1° marzo, presso la sede della Fondazione, c’è la mostra “Oggetti su piano. Scuola di pittura bolognese”: quattordici artisti a confronto con la natura morta. Sono Riccardo Baruzzi, Pierpaolo Campanini, Paolo Chiasera, Leonardo Cremonini, Pirro Cuniberti, Cuoghi Corsello, Flavio Favelli, Piero Manai, Giorgio Morandi, Alessandro Pessoli, Concetto Pozzati, Sergio Romiti, Vincenzo Simone, Sissi. Tutti hanno legami molto forti con Bologna: o ci sono nati e ci hanno vissuto, o si sono formati qui in Accademia, o ancora hanno scelto il territorio bolognese per il loro studio. Tutti hanno portato avanti una particolare riflessione sull’oggetto, inteso nelle sue varie accezioni, attraverso il linguaggio della pittura. Protagonista di “Oggetti su piano” è infatti la natura morta e la connotazione fortemente simbolica degli oggetti rappresentati. «Nel mondo dell’arte abbiamo perso l’abitudine a costruire narrazioni desiderose di creare scuole o gruppi – spiega il curatore della mostra, Antonio Grulli – l’esercizio a trovare determinati stili, tematiche, valori che possano tenere raggruppati individui differenti. Ancor di più si è persa l’abitudine a legare queste narrazioni a un contesto geografico, come se il concetto di comunità (che implica inevitabilmente una prossimità fisica e quindi anche geografica) non avesse più senso. Come se l’arte vivesse in un luogo scollegato dalla vita di tutti i giorni. Come se la frequentazione quotidiana e la vicinanza non fossero più necessarie per una conoscenza approfondita e la costruzione di una trama e un tessuto». Ecco, questa mostra nasce invece con l’idea di tracciare una storia e definire una possibile scuola bolognese. Non è solo un insieme di quadri, ma una riflessione vera e propria sullo stato della pittura e sulle sue possibili trasformazioni nel tempo.

da “Fondazioni” gennaio-febbraio 2015