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Maracchi: l’artigianato artistico è anche buona economia

L’artigianato artistico in Italia non è solo tutela e valorizzazione culturale, ma anche spazio economico con potenzialità occupazionali per i giovani. Con questa consapevolezza, partendo dall’esperienza avviata da alcuni anni con successo dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che ha dato vita all’Associazione Osservatorio dei Mestieri d’Arte, l’Acri ha costituito una Commissione che si occupa di artigianato e in particolare dell’artigianato artistico. Quali le considerazioni che stanno a monte della scelta di occuparsi, agli inizi del terzo millennio e in un mondo ormai globalizzato, di un ambito così legato alle tradizioni locali e ai territori? Senz’altro l’identità delle Fondazioni, geneticamente attente all’arte, alla cultura e a tutto ciò che può valorizzare la storia e l’economia delle proprie comunità di riferimento. C’è nelle Fondazioni la volontà specifica di conservare quella capacità di produrre bellezza di cui tanti artisti e artigiani ci hanno lasciato testimonianza nei secoli in moltissimi settori, dal manifatturiero all’edilizia. È un patrimonio immenso che si articola in diverse componenti, che vanno dalle tecniche impiegate all’uso di materiali particolari, ai paradigmi estetici adottati, originati spesso da suggestioni di carattere religioso, mitico, narrativo o di vita vissuta e che sono capaci di raccontare la storia della civiltà di ciascuna regione e città europea. Conservare questa capacità creativa a fronte di un mondo globalizzato, che tende a uniformare ogni comportamento umano sulla base della convenienza economica, significa contribuire alla salvaguardia di un patrimonio legato alla logica della diversità culturale, che è sempre sinonimo di ricchezza. Basti pensare, ad esempio nel campo dell’enogastronomia, alle differenze fra le cucine regionali e i moderni fast food. Nelle prime si concentra un condensato di stili di vita, la forte attenzione al proprio ambiente, lunghe opere di selezione di piante e di animali, l’interesse profondo al gusto e l’attenzione costante al buon uso delle risorse e, in molti casi, alla salute. Nel secondo caso l’unica considerazione che conta è quella economica, legata al prezzo della materia prima, ai tempi di realizzazione, al costo della mano d’opera e all’appetibilità mediatica del prodotto. Ma voglio sottolineare anche gli aspetti economici della questione: se è vero che l’artigianato legato ai beni di consumo di massa è stato definitivamente sostituito dalla produzione industriale di serie, rimane tuttavia ancora importante il mercato di molti di quei generi cosiddetti “di lusso”, che preferirei piuttosto chiamare “di grande qualità”. La differenza tra i due termini risiede nel fatto che nel primo caso si pone prevalentemente l’accento sulle disponibilità economiche dell’utente, mentre nel secondo l’enfasi è sulle valenze intrinseche del prodotto, frutto della qualità dei materiali, delle capacità realizzative, del design. E questo vale non solo per l’artigianato propriamente artistico, ma anche per tutta quella produzione manifatturiera realizzata da imprese artigiane di piccole e medie dimensioni che, specialmente nel settore dell’arredamento e dell’abbigliamento, producono serie di qualità che possono essere appetibili anche sui mercati esteri e che spesso partecipano con un ruolo significativo alla generazione di indotti turistici locali. Né secondario è il discorso sull’occupazione. In un momento in cui la disoccupazione giovanile è altissima e gli impieghi tradizionali del passato, a causa della crisi globale, tendono a contrarsi, una maggiore attenzione ai settori basati sull’artigianato di qualità diventa un passaggio importante e ineludibile, considerando anche il fatto che essi ormai necessitano di un ricambio generazionale, oggi quasi azzerato per la scarsa lungimiranza del passato. Sarebbe pertanto necessario effettuare un’analisi approfondita dei meccanismi possibili di formazione, sia pubblici che privati, per delineare un progetto capace di superare la difficile situazione attuale, segnata da una consistente perdita di professionalità artigiane sull’intero territorio nazionale a causa soprattutto della recente riforma scolastica, che ha trasformato gli istituti d’arte in licei artistici, con una conseguente ulteriore perdita di possibilità di specializzare opportunamente gli allievi. Per dare il proprio contributo a superare questa situazione, nei mesi scorsi l’Acri ha firmato un protocollo d’intesa con le associazioni di categoria, Cna e Confartigianato, e con Unioncamere, nel quadro del quale le Fondazioni di origine bancaria si propongono di sostenere iniziative che formino i giovani e li accompagnino nell’avviamento al lavoro artigiano. In questo campo attualmente sono previsti i diplomi triennali e quadriennali di operatore e tecnico delle lavorazioni artistiche, che sostituiscono i precedenti articolati su marmo, ceramica, oreficeria, liuteria, e il diploma degli istituti professionali, finalizzato alle produzioni industriali e artigianali, con cinque indirizzi specifici per quest’ultimo campo, in marmo, oreficeria, fotografia, ceramica e liuteria; mentre l’abbigliamento e la moda rientrano nella produzione industriale. Un ventaglio riduttivo, se pensiamo alla ricchezza della tradizione artigianale che il nostro Paese custodisce! Alcune materie come l’ebanisteria e l’intarsio ligneo, la pelletteria, la calzoleria di qualità non sono più oggetto di studio; la sartoria artistica è considerata lavorazione industriale con l’uso di altre tecniche e tecnologie rispetto a quelle artigianali, così come i comparti della modisteria e la guanteria, oppure la scagliola, il gesso e il mosaico, la lavorazione del ferro battuto, dell’ottone e dell’argento, la fonderia artistica, la lavorazione di materiali lapidei, la legatoria e la lavorazione artigianale della carta, il restauro, la tessitura artistica e il ricamo, la lavorazione del vetro, il maestro d’ascia, l’artigianato tradizionale come l’intreccio, etc. Tutti settori che hanno un grande valore culturale e artistico e che possono contribuire all’immagine del nostro Paese. Alle iniziative utili a coltivare le capacità del fare anche in questi mestieri le Fondazioni potrebbero dare il loro sostegno, in particolare se inserite in progetti quadro fra il Ministero dell’Istruzione e le organizzazioni di rappresentanza del settore. Il messaggio delle Fondazioni di origine bancaria è chiaro: contribuire a valorizzare le tradizioni dei territori creando opportunità di lavoro qualificato e creativo per le giovani generazioni. Per quest’obiettivo uno strumento importane può essere l’OmA, l’associazione Osservatorio dei Mestieri d’Arte, a cui mi auguro le Fondazioni aderiscano sempre più numerose, a partire da quelle che fanno parte della Commissione per l’Artigianato Artistico, le quali potranno così ampiamente fruire delle conoscenze, delle professionalità e delle relazioni anche internazionali stabilite da OmA in questi anni di attività.

 Giampiero Maracchi 
 Presidente della Commissione Acri per l’Artigianato Artistico 
 e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze

 

 

da “Fondazioni” marzo-aprile 2014