Dalla volontà manifestata dal famigliare che accetta di donare un organo del proprio congiunto alla fase conclusiva del trapianto, fino alla valutazione dell’intervento e delle condizioni del paziente. Se è tutto digitale il risultato è l’eccellenza: i tempi si accorciano, i rischi di errore si riducono, le opportunità si moltiplicano. Niente più dati scritti, riscritti e trascritti, drastica diminuzione dell’uso della carta: solo un tablet a disposizione di medici e operatori di laboratorio della banca degli occhi, in cui raccogliere e recuperare in tempo reale le informazioni sul donatore, l’assenso dei famigliari, la valutazione biologica della cornea e l’invio del tessuto in uno dei 150 ospedali dove si effettuano i trapianti, legati alla Fondazione Banca degli Occhi. Questo sistema consente inoltre di monitorare anche il decorso dell’intervento e le condizioni del paziente che, grazie a quel dono, è tornato a vedere. Tutto questo si chiama “iTransplant – Sviluppo di una piattaforma informativa per il miglioramento della donazione e del trapianto di cornea” ed è un progetto che sta muovendo i primi passi presso la Fondazione Banca degli Occhi del Veneto Onlus, grazie al sostegno economico delle Fondazioni di origine bancaria di: Padova e Rovigo (20% della spesa prevista), Venezia (12%), Trieste (7%), Udine e Pordenone (6%), Gorizia (2%). “iTransplant” sarà applicato anche per l’attività di biobanca, cioè l’utilizzo di tessuti che, pur se non idonei al trapianto, possono dare un contributo prezioso alla ricerca sulle cellule staminali e alle nuove tecniche chirurgiche. La mole di informazioni transitanti presso Fondazione Banca degli Occhi è notevole, circa due milioni di dati sensibili all’anno, ed è correlata alle esigenze di sicurezza e qualità e alla quantità di tessuti oculari raccolti e processati dalla banca, che nel 2011 ha superato quota 4.400. «Oggi molte delle informazioni relative alle donazioni passano attraverso due canali: il telefono e la carta, salvo rientrare in un secondo momento in un sistema informatizzato. Questo implica più passaggi e imputazioni di dati» spiega il direttore della Fondazione Banca degli Occhi, Diego Ponzin. «Nell’era dell’informatizzazione – continua Ponzin – anche il processo di donazione e trapianto di cornea fa un passo in avanti e mira a migliorare la tracciabilità dei tessuti per trapianto, economizzando i tempi e le risorse e arginando il rischio di errore umano. La prospettiva è arrivare a dialogare con i sistemi informatizzati adottati dalla rete regionale e nazionale dei trapianti». L’innovativa metodologia di lavoro introdotta con “iTransplant” è stata giudicata di interesse strategico dalle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e potrebbe essere adottata anche per altre organizzazioni che, in Veneto e nel resto d’Italia, si occupano di donazione e trapianto. Quello della Fondazione Banca degli Occhi non è l’unico esempio di eccellenza nel campo della ricerca nel Nord-Est. Recentemente la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha assegnato 4 milioni di euro per sostenere 22 progetti di ricerca. A beneficiarne sono stati i vincitori della quinta edizione del “Bando Progetti di Eccellenza”, promosso dalla Fondazione con l’obiettivo di sostenere e stimolare la ricerca scientifica di eccellenza in grado di generare positive ricadute economiche e sociali sul territorio delle due province. Su 268 progetti di ricerca pervenuti ne sono stati selezionati 22, suddivisi in 3 aree tematiche: Biomedicina, Scienza e Tecnologia, Umanistica e Scienze Sociali. Sul sito internet www.fondazionecariparo.it si può consultare l’elenco completo dei progetti ammessi a contributo, che sono stati valutati e selezionati da un Comitato Scientifico composto da esperti indipendenti del mondo della ricerca e da revisori internazionali di chiara fama. Dal 2006 a oggi la Fondazione Cariparo ha erogato, tramite il bando Progetti di Eccellenza, oltre 24 milioni di euro. «L’elevata qualità di numerosi progetti presentati in questi anni – ha commentato Antonio Finotti, presidente della Fondazione – ci conferma come sia necessario continuare a sostenere il mondo della ricerca per le potenzialità che esso è in grado di esprimere e per i risultati importanti che è in grado di conseguire a beneficio dell’intera comunità».