All’inizio c’erano solo quelle create dalla Fondazione Cariplo, arrivate oggi a 15. Poi se ne sono aggiunte quasi altrettante, fondate soprattutto da Compagnia di San Paolo, Fondazione di Venezia e Fondazione con il Sud. Sono le fondazioni di comunità, o comunitarie, “importate” in Italia dalle Fondazioni di origine bancaria. Le prime furono create negli Stati Uniti fin dal 1914; e lì oggi ce ne sono più di 700, con un patrimonio complessivo di 48 miliardi di dollari ed erogazioni annuali che superano i 4 miliardi e mezzo. Segue il Canada, con 171 fondazioni di comunità, che hanno un patrimonio di circa 2,8 miliardi di dollari e 137 milioni di erogazioni annue. Mentre nel Vecchio Continente fino al 2008 ha brillato il Regno Unito, superato in questi ultimi anni dal nostro Paese. Sempre più, dunque, stanno diventando uno strumento privilegiato nel quadro della filantropia mondiale, arrivando nel 2009 al numero di 1.680 nei cinque continenti: quasi il doppio di quelle che c’erano nel 2000! Ma che cosa sono le fondazioni di comunità? Forse la locuzione che meglio le definisce è quella di “intermediari della solidarietà”: strumenti per promuovere la filantropia locale, che nati spesso, ma non necessariamente, con l’aiuto di un soggetto terzo – in Italia soprattutto le Fondazioni di origine bancaria, ma anche la Fondazione con il Sud – crescono sulla spinta del contributo di fondi, privati e pubblici, raccolti sui territori a cui le attività della fondazione stessa sono destinate. Nel corso del 2010 il patrimonio delle 15 fondazioni fatte nascere dalla Fondazione Cariplo ha superato la soglia dei 215 milioni di euro, registrando un incremento sul valore dell’anno precedente di circa 14 milioni, pari a un tasso di crescita intorno al 7%. Questo dimostra che in Italia c’è una filantropia diffusa fatta non da nomi altisonanti, da donatori famosi, ma da tanti piccoli “Bill Gates”. «È questa la forza di queste fondazioni – spiega Felice Scalvini, presidente di Assifero, l’organizzazione che in Italia riunisce 26 fondazioni di comunità sulle 30 attualmente esistenti –. Hanno saputo trasformare un concetto che spesso nell’immaginario collettivo riguarda i ricchi, se non i ricchissimi, in qualcosa che è alla portata di tutti: la filantropia di comunità, infatti, è fatta da tante persone che, unendo le proprie risorse, ma mantenendo, se lo desiderano, il controllo sulle erogazioni, possono gestire al meglio le risorse che vogliono destinare per finalità d’utilità sociale». L’idea si sta sviluppando anche al Sud, soprattutto in Campania, dove i problemi sociali spesso corrono il rischio di esplodere, ma dove più che altrove si sente la necessità di superare l’assistenzialismo, dimostrando come il modello della filantropia a portata di tutti possa funzionare in tutto il territorio nazionale. C’è da aggiungere che, oltre alla dotazione iniziale che va a patrimonio, spesso i promotori hanno dato vita a un meccanismo di “erogazione sfida” per cui, nei primi anni di vita della fondazione di comunità, ogni donazione raccolta viene raddoppiata dal promotore, alimentando così un circuito virtuoso che irrobustisce la nuova struttura e le consente, nel tempo, di affrontare attività filantropiche sempre più impegnative.In un contesto in cui lo stato sociale è in ritirata, ma aumenta la sensibilità dei cittadini e degli organismi privati alle esigenze di interesse civico e culturale, le fondazioni di comunità si propongono, dunque, come infrastrutture sociali capaci di ottimizzare la propensione al dono e alla responsabilità. Da un lato raccolgono le risorse dai più diversi attori del territorio che vogliono realizzare interventi d’interesse collettivo senza per questo costituire proprie fondazioni, dall’altro attivano le organizzazioni del terzo settore e del privato sociale, che partecipano alla realizzazione dei progetti, contribuendo con il proprio tempo, le proprie competenze, la propria professionalità. In quest’ottica, la fondazione di comunità non persegue uno specifico obiettivo sociale, bensì cerca di migliorare nei più svariati campi, ma soprattutto nel sostegno alle categorie più deboli, la qualità della vita della sua collettività, focalizzandone i bisogni e individuando tutte le opportunità presenti nell’area per soddisfarli. Delle 29 fondazioni di comunità esistenti in Italia – 30 dal maggio 2010 con la nascita della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli – 19, che usano un sistema comune di classificazione dei progetti, nel 2010 hanno erogato oltre 21 milioni di euro (fonte Assifero). Le altre sono molto più piccole e complessivamente hanno erogato 1 milione di euro. Delle 19 più grandi, 13 sono situate in Lombardia, 2 in Piemonte, 1 in Valle d’Aosta, 2 in Veneto e 1 in Campania. Dal 1999 hanno erogato complessivamente circa 173 milioni di euro per finanziare quasi 16mila progetti, aventi un valore totale di quasi 600 milioni. In media ogni anno il 43% del numero dei progetti è riconducibile alle problematiche dell’inclusione sociale e assorbe, in media, il 44% delle risorse. Dal 2001 al 2010 le erogazioni in questo campo sono passate da 3 a 9,5 milioni. Il 98,90% delle erogazioni sono per progetti di assistenza sociale, mentre l’inserimento lavorativo, la tutela dei diritti e il sostegno alla filantropia e al volontariato hanno una rilevanza assolutamente marginale. Inoltre circa il 45% va per l’erogazione di servizi, il 40% per acquisti durevoli, l’11% per attività formative. La maggior parte dei contributi delle fondazioni di comunità per quel che concerne l’inclusione sociale va a enti privati, che peraltro sono passati, in termini di risorse assorbite, dal l’87,37% del 2004 al 75,44% del 2010, con contributi medi scesi da 11.500 a 9.400 euro. Vengono poi gli enti pubblici, che assorbono una quota crescente di erogazioni: dal 2,19% del 2004 al 12,90% del 2010, con contributi medi nel 2010 di 20.100 euro. Agli enti ecclesiastici andava il 10,41% delle risorse nel 2004 e l’11,06% nel 2010, con contributi medi nel 2010 di 9.500 euro. Mentre le erogazioni a persone fisiche sono le più basse: lo 0,03% nel 2004 e lo 0,60% nel 2010, però mostrano una forte accelerazione nel 2011, anno in cui dovrebbero essersi attestate intorno al 2,37%.
La Fondazione Cariplo ne ha promosse quindici
Nel gennaio scorso la Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, in settembre la Fondazione Pro Valtellina, negli anni scorsi altre 8 delle 15 fondazioni di comunità promosse dalla Fondazione Cariplo: sono tante finora quelle che hanno vinto la sfida di raccogliere 5 milioni di euro da piccoli o grandi filantropi locali, sicché “mamma” Cariplo ha potuto raddoppiare il tesoretto della dotazione patrimoniale iniziale della fondazione, come promesso alla sua nascita! I cittadini della Lombardia, infatti, ma anche quelli del Piemonte e di altre regioni italiane, ormai lo sanno: le fondazioni di comunità sono intermediari filantropici ben capaci non solo di raccogliere risorse dal territorio, ma soprattutto di spenderle opportunamente in progetti capaci da un lato di rispondere alle esigenze della collettività, dall’altro di soddisfare le attese di chi, costituendo un fondo presso la fondazione comunitaria o partecipando a fondi già in essa operativi, vuole finalizzare la propria generosità verso iniziative che più di altre gli stanno a cuore, senza per questo dover costituire una propria fondazione. Così sempre più persone affidano le proprie risorse filantropiche a una fondazione di comunità, e non importa se il capitale messo a disposizione è piccino, perché si affianca ad altri, insieme ai quali potrà essere più produttivo per la collettività. Perché donare è bello, ma è meglio se il dono è efficace, e come ha detto qualcuno “la generosità è immortale”! L’affermazione è di un consulente finanziario che, dovendo aiutare una coppia di coniugi, suoi vecchi clienti, a indirizzare al meglio un importante lascito per il “dopo di noi”, non riusciva a soddisfarli con le sue proposte. Ebbe successo solo quando incontrò la Fonda – zione della Comunità del Nova rese e “innamorandosi” egli stesso di questa tipologia di iniziativa riuscì a coinvolgerli nel suo entusiasmo, sicché nacque il Fondo China e Pino Maffeo la cui rendita viene gestita dalla Fondazione Novarese. Le erogazioni effettuate in questi anni grazie al Fondo hanno contribuito a finanziare la riapertura del Centro Diurno per Anziani di Cerano, un progetto triennale in collaborazione con l’Ospedale Maggiore di Novara che si propone di migliorare la qualità della vita al proprio domicilio degli ammalati di sclerosi multipla, la sala giochi dell’oratorio di Cameri, l’acquisto di un furgone messo a disposizione di un’associazione che si occupa di disabili; e molti altri progetti sono allo studio secondo la volontà dei due benefattori ceranesi. Le storie che si potrebbero raccontare sono tantissime: non solo di singoli, ma anche di gruppi di donatori. Per esempio, presso la Fondazione Comunitaria Nord Milano, dove c’erano già sei fondi patrimoniali (Fondo per la tutela e valorizzazione dei beni di interesse storico, artistico e culturale del territorio, Fondo Fondazione Lambriana – Eugenio Zucchetti, Fondi dei Comuni del Bollatese, Rhodense e Sestese, Fondo Bcc Sesto San Giovanni), nel 2011 è nato il Fondo Sirio, realizzato grazie alle risorse messe a disposizione non da enti pubblici, banche o singoli donatori, ma da un gruppo variegato di 40 donatori, composto da privati cittadini, famiglie di persone con disabilità, cooperative sociali, che hanno voluto creare un supporto capace di garantire la maggior autonomia possibile delle persone con disabilità. Il Fondo, dotato di un patrimonio iniziale di circa 17mila euro è costituito da una parte patrimoniale e da una corrente. La parte patrimoniale permette ai donatori di rendere la propria donazione intangibile nel tempo e di erogare, ogni anno e per sempre, gli interessi; la parte corrente di offrire servizi oggi. Il tutto mantenendo aperta la possibilità di raccogliere intorno al progetto altre donazioni, in un’ottica di comunità territoriale concreta, in cui le persone si sentono corresponsabili del bene dei propri vicini e l’atto donativo diventa uno strumento di partecipazione. Le fondazioni di comunità promosse dalla Fondazione Cariplo sono a: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Legnano, Lodi, Mantova, Monza, Nord Milano (Rho), Pavia, Sondrio, Varese e, in Piemonte, Novara e Verbania.
Dal Piemonte alla Sicilia…
Sono quattro le fondazioni di comunità promosse dalla Compagnia di San Paolo: la Fondazione della Comunità di Mirafiori, quella della Valle d’Aosta, quella della Riviera dei Fiori (sostenuta anche dalla Fondazione Carige) e quella del Verbano Cusio Ossola, fondata insieme alla Fondazione Cariplo. Inoltre, insieme alla Fondazione Agostino de Mari – Cassa di Risparmio di Savona, la Compagnia sostiene anche le iniziative della Fondazione Comunitaria Savonese. Si tratta di iniziative tutte volte a valorizzare il coinvolgimento sociale del territori, aprendosi sia al contributo dei privati che delle istituzioni, e varie sono le modalità di intervento. Particolarmente interessante è il “Progetto Ceriana “ della Fondazione della Riviera dei Fiori, che ha acquisito 2,5 ettari di uliveti abbandonati per ripristinarli e rilanciarne la produzione olivicola, con l’obiettivo di contribuire al recupero e alla salvaguardia dell’entroterra della provincia e di occupare individui svantaggiati; tutti i lavori agricoli, infatti, saranno eseguiti dalla Cooperativa sociale L’Alpicella di Pietrabruna, partner della Fondazione nel progetto.
Originale è poi l’esperienza della Fondazione della Comunità di Mirafiori, che sta promuovendo l’idea che si possa “regalare una donazione a favore del proprio quartiere”: l’iniziativa consente di donare alla Fondazione un importo che verrà destinato a un progetto scelto da una terza persona, destinataria, da parte del donatore, di un biglietto regalo che lo autorizza a scegliere a quale iniziativa destinare le risorse corrispondenti al biglietto. Ma le cose belle fioriscono anche al Sud. La Fondazione della Comunità Salernitana, la prima creata nel Meridione, grazie alla Fonda zione Cassa di Risparmio Salernitana e alla Fondazione con il Sud, si sta dimostrando un vero e proprio strumento di infrastrutturazione sociale, raggiungendo con il proprio sostegno anche piccole organizzazioni non profit e i cittadini più giovani, tramite microerogazioni e borse di studio. La Fondazione con il Sud, con il contributo dell’Istituto Banco di Napoli – Fondazione, ha promosso anche la nascita della Fondazione di Comunità del Centro Storico di Napoli, orientata a finanziare soprattutto iniziative a favore delle fasce sociali più deboli, e quella della Fondazione di Comunità di Messina. A quest’ultima hanno aderito le principali reti sociali, educative, istituzionali e della ricerca scientifica del territorio, oltre a importanti attori sociali nazionali e internazionali. Ha una caratteristica particolare: circa il 50% delle sue risorse patrimoniali è stato investito nella produzione di energia da fonti rinnovabili, attraverso la realizzazione di un parco fotovoltaico diffuso. A oggi sono stati realizzati: 1 meso-impianto su terreno prima abbandonato oggi destinato alla coltivazione in serra, 18 impianti di dimensione medio-piccola su edifici di pubblica utilità (ospedali, parrocchie, attori dell’economia sociale, comuni, ecc.), 150 impianti di dimensione familiare su edifici residenziali. Tutte le realtà beneficiarie degli impianti avranno l’energia gratis!
…Passando per il Veneto
«Non si dona alla Fondazione, ma attraverso di essa». Così Angelo Boscolo Sesillo, presidente della Fondazione della Comunità Clodiense, istituita con il contributo della Fondazione di Venezia nel 2001 e attiva a Chioggia, Cavarzere e Cona, in occasione della presentazione del consuntivo di attività di questi dieci anni, in cui – spiega – 170 sogni sono diventati realtà grazie alla Fondazione e alle donazioni arrivate dalla collettività. Iniziative d’arte, di cultura, sociali e, fra gli altri, il sogno di avviare gratuitamente alla pratica della vela alcuni alunni delle ultime classi elementari dei tre distretti scolastici di Chioggia: una settimana di corso teorico-pratico sotto l’attenta guida di istruttori federali, con l’ausilio di un gommone e un’imbarcazione per allievi completa di attrezzatura E sempre i giovani e il mondo della scuola sono fra i pubblici a cui dedicano particolare attenzione anche le altre tre fondazioni di comunità promosse dalla Fondazione di Venezia. Si tratta della Fondazione Santo Stefano di Portogruaro, la Fondazione Terra d’Acqua e, l’ultima nata, la Fondazione Riviera-Mirane – se. Costituita fin dal dicembre 2000, la prima, che è attiva in undici comuni dell’area portogruarese, fra i numerosi progetti ha realizzato “Che difficile questa Storia!”: un concorso per gli studenti delle scuole superiori tramite il quale sono stati selezionati contribuiti, poi raccolti in volume (siamo già al secondo) per favorire l’insegnamento della storia contemporanea locale negli istituti di ogni ordine e grado del Veneto Orientale. Obiettivo di tutte queste fondazioni di comunità è, comunque, coinvolgere tutte le persone che vogliono contribuire alla crescita del territorio con atti di solidarietà e di partecipazione, al fine di migliorare la qualità della vita della comunità e consolidarne l’identità culturale e solidaristica. È da segnalare che a volte vengono coinvolti anche i turisti! La Fondazione Terra d’Acqua ha stipulato un accordo con l’associazione jesolana albergatori in base al quale, al momento di chiedere il saldo del conto, i gestori degli alberghi propongono ai loro ospiti di donare un euro alla Fondazione: la somma ricavata sarà destinata al sostegno di progetti sociali e culturali del territorio.