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Finanziare le idee che cambiano il mondo

Il sistema Italia oggi tende a finanziare poco, anzi quasi mai, i progetti e le idee visionarie: quelle che però possono effettivamente cambiare la nostra società. Risultato? La ricerca di frontiera, quella che può fallire ma che se funziona cambia radicalmente la vita di tutti, non trova supporto. Il microscopio a effetto tunnel, la teoria della deriva dei continenti e quella sulla relatività, le proteine fluorescenti e tante altre scoperte non sarebbero state possibili se non grazie a una visione aperta, capace di andare verso l’esplorazione di nuovi mondi. Che poi è il fondamento della ricerca scientifica. Fondazione Cariplo ha inteso così seguire una strada nuova: finanziare le idee che spesso non sono finanziabili in base ai paradigmi tradizionali, perché troppo rischiose. Per questo nel 2011 ha lanciato il “Premio ricerca di frontiera”, incentrato sul tema della chimica (in occasione dell’anno internazionale della Chimica) e ha selezionato e premiato con 885mila euro 5 progetti innovativi. Le idee progettuali sono state selezionate da una giuria di esperti internazionali, tra cui due premi Nobel per la chimica: Aaron Ciechanover e Gerhard Ertl. Il primo classificato, sviluppato dal Cnr in partnership con l’Università degli Studi di Milano e che si è aggiudicato 230mila euro, è un progetto di studio nel campo della regolazione cellulare, che intende combinare in maniera creativa approcci di chimica computazionale e biologia strutturale; il suo obiettivo è gettare le basi per una futura terapia delle patologie tumorali. Il secondo classificato, sviluppato da Università di Milano, Cnr e Università di Padova e che ha avuto un contributo di 175mila euro, intende approfondire lo sviluppo di liquidi ionici intrinsecamente chirali, per generare solventi ecocompatibili che possono rivoluzionare la sintesi dei composti organici. Il terzo progetto è stato presentato dall’Università degli Studi di Pavia, ha ottenuto 165mila euro e indagherà a livello micrometrico alcuni materiali elettroattivi. Il quarto, dell’Università Bicocca, ha avuto 130mila euro per sviluppare una nuova strategia per l’ottimizzazione di materiali fotovoltaici organici nanostrutturati, basata sullo sfruttamento contemporaneo di auto assemblaggio e reattività fotochimica. Il quinto classificato (185mila euro) è un altro progetto dell’Università di Pavia, che si propone di avviare un approccio sperimentale “non ortodosso” per sviluppare agenti chemioterapici fotoattivabili.

da “Fondazioni” novembre-dicembre 2012