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Conoscere per intervenire con efficacia

In uno scenario generale di crisi e di contrazione delle risorse disponibili, quali risposte offrire alle domande sociali emergenti che lo Stato e gli Enti locali non sono più in grado di affrontare? È questa la domanda che si pone chiunque si accosti al tema dell’innovazione sociale per parteciparvi attivamente. La Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, attenta al sociale e particolarmente attiva sul suo territorio, ha commissionato all’Ires Piemonte una ricerca sul tema, circoscritta all’area cuneese. I risultati che ne sono emersi sono stati raccolti in un volume edito all’interno della collana dei Quaderni della Fondazione, a disposizione di tutti tramite il sito www.fondazionecrc.it. Il Rapporto si compone di due parti: nella prima viene analizzato il territorio in funzione di parametri quali occupazione, istruzione e salute; nella seconda sono raccolte alcune delle iniziative più significative di innovazione sociale “agita”. Ne risulta che il territorio della provincia di Cuneo può vantare un livello di qualità della vita superiore alla media regionale, in buona posizione anche nel confronto interregionale. Nella celebre classifica curata ogni anno dal Sole 24 Ore su base nazionale si colloca in undicesima posizione! Il Rapporto dell’Ires conferma, nel dettaglio, che sono particolarmente elevati sia il livello di Pil procapite (oltre 30mila euro) sia il tasso di occupazione (il più alto fra le province analizzate, più del 69%). Sono poi ottime le condizioni di salute degli abitanti (bassa mortalità infantile e ridotto numero di decessi per malattie cardiovascolari) ed eccellente è la qualità dei servizi sanitari. Molto buona è anche la capacità di integrazione nel mondo del lavoro di giovani, donne e immigrati. Le uniche ombre riguardano gli incidenti stradali e sul lavoro, nonché il limitato livello d’istruzione della popolazione, con tassi di abbandono scolastico pari al 20%. Secondo i ricercatori dell’Ires quest’ultimo dato riflette un modello di inserimento professionale che caratterizza il territorio cuneese basato su un sistema imprenditoriale/ occupazionale che è imperniato sull’apprendimento sul campo, piuttosto che una effettiva debolezza della qualificazione. Ciò, però, non esclude l’esigenza di cambiamenti che sappiano sintonizzarsi con il contesto: in questo caso più opportunità di qualificazione sul lavoro e di formazione continua potrebbero risultare non meno utili del prolungamento dell’istruzione iniziale. Nella seconda parte il Rapporto raccoglie alcune esperienze concrete di innovazione sociale realizzate in provincia di Cuneo, prendendo in considerazione quattro ambiti: servizi sociali, salute-sanità, istruzione-formazione e abitazione. Nell’ambito del welfare, per esempio, sono citati processi di programmazione territoriale partecipata, in cui il terzo settore prende parte alla programmazione e assume responsabilità nella realizzazione delle azioni che ne derivano; ma anche casi in cui il tessuto associativo è al centro di azioni innovative e si è attivato per realizzare servizi di interesse per la comunità locale, dalla sicurezza urbana al riuso di edifici pubblici dismessi, dai servizi per anziani al contrasto della povertà. Rispetto alla salute, sono stati presi in considerazione interventi relativi alla comunicazione con i pazienti, la continuità assistenziale, l’umanizzazione delle cure, le iniziative di prevenzione, la fruibilità dei servizi da parte dei cittadini più deboli e degli stranieri. Nel campo dell’istruzione e formazione vengono presentati vari progetti innovativi e laboratori: situazioni in cui le istituzioni hanno mostrato la capacità di mettersi in rete per affrontare insieme questioni quali il contrasto alla dispersione scolastica, l’orientamento dei giovani, la connessione tra scuola e aziende. Infine, nell’ambito abitativo, il Rapporto evidenzia l’esistenza di alcune esperienze ispirate a criteri di mix sociale o percorsi di reinserimento attraverso la “risposta casa”. L’esame di questi quattro ambiti, oltre a mettere in luce i risultati positivi delle esperienze citate, consente di individuare alcuni nodi problematici su cui tutti i soggetti locali, sia pubblici sia privati, dovrebbero interrogarsi per riuscire a rafforzare l’innovazione sociale sul territorio. In particolare il Rapporto suggerisce di concentrare gli sforzi su questioni che risultino prioritarie sulla base delle analisi disponibili, di connettere pratiche innovative pubbliche e della società civile, di privilegiare quell’innovazione che mira a coinvolgere effettivamente i destinatari nella programmazione e gestione delle azioni.

da “Fondazioni” novembre-dicembre 2011