Grande festa a Carrara, il 24, il 25 e il 26 giugno, per l’inaugurazione della nuova sede della Fondazione: il centralissimo Palazzo Binelli, in via Verdi, opera di Leandro Caselli (ingegnere civico tra il 1884 e il 1890) un tempo appartenuto alla storica famiglia degli industriali del marmo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara lo ha acquistato nel 2006 dalla Cassa di Risparmio di Carrara Spa e l’ha fatto restaurare, riportandolo all’antico splendore. Un restauro fedele, realizzato sulla base di un articolato progetto dell’architetto Bernardo Bernardi, che ha ripristinato con fedeltà puntuale gli antichi fregi pittorici e marmorei, i pavimenti in legno intarsiato, che riproducono gli originali in acero, noce, rovere e castagno, i soffitti a cassettoni, con affreschi in oro zecchino. In tutto tre piani e un sottotetto completamente recuperati: 1.400 metri quadrati con grande profusione di marmo bianco e bardiglio. Nonché un ampio giardino all’italiana – sul retro – con un teatro all’aperto da 130 posti a sedere. «È un dono che la Fondazione ha voluto fare alla sua città, in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia» ha detto Alberto Pincione, presidente della Fondazione, ai prestigiosi ospiti intervenuti a uno o più eventi della tre giorni carrarese, fra i quali il presidente della Acri, Giuseppe Guzzetti. «In particolare – ha sottolineato Pincione – abbiamo cercato di dare rinnovata bellezza a un edificio simbolo della Carrara postunitaria, che fu sede della Banca d’Italia fino al 1966 e, successivamente, del Liceo Artistico di Carrara fino al 1990. Oggi, oltre che sede della Fondazione, Palazzo Binelli è anche un importante spazio museale destinato a valorizzare al meglio l’arte scultorea: un’arte strettamente legata a quel marmo prezioso che è ancora una delle risorse più caratteristiche del nostro territorio». Non è un caso, dunque, che la Fondazione abbia voluto destinare il piano nobile del Palazzo ad ospitare una gipsoteca (raccolta di copie e riproduzioni artistiche in gesso di statue, busti, bassorilievi), inaugurata per la riapertura delle sale da un’importante mostra intitolata “D’après Canova. L’800 a Carrara, l’Accademia e i suoi mestieri”. Sono esposti 26 gessi scelti dal patrimonio (270 in tutto) dell’Accademia di Belle Arti, collocati secondo un percorso capace di illustrare la famosa Scuola di Carrara: da Carlo Finelli a Benedetto Cac-ciatori, Pietro Tenerani, Luigi Bienaimé, Ferdinando Pelliccia, Carlo Chelli, Giuseppe Lazzerini, Carlo Nicoli, Alessandro Biggi, Carlo Fontana, Alessandro Triscornia, Giovanni Tacca. L’iniziativa è stata illustrata dal noto critico d’arte Philippe Daverio, che ha sottolineato come aver riportato alla luce, attraverso questa esposizione, un così importante pezzo di memoria del territorio sia una operazione straordinaria di cui va dato merito a coloro che l’hanno voluta.