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Attivare le risorse locali: le città sono il motore

Che il Mezzogiorno d’Italia abbia rilevanti potenzialità e risorse che, qualora venissero attivate, potrebbero trasformarsi in una straordinaria chiave di sviluppo è un’idea molto diffusa. Se ne sente parlare a tutti i livelli: nei convegni degli economisti e nei discorsi dei politici. Dare un fondamento scientifico a questo assunto è l’obiettivo del Rapporto Res 2011 “La nuova occasione. Città e risorse locali in Sicilia e nel Mezzogiorno”, curato dal Res – Istituto di ricerca su economia e società in Sicilia, nato nel 2008 per volontà della Fondazione Banco di Sicilia e di UniCredit Group – Banco di Sicilia. Il Rapporto analizza il ruolo delle città nella valorizzazione delle risorse locali, ovvero quell’insieme di beni culturali e ambientali, di conoscenze legate al progresso scientifico e alle specializzazioni produttive, che contribuiscono a definire l’identità di un luogo. Da sempre la capacità delle città di coltivare e valorizzare queste risorse ha influito sullo sviluppo economico e sociale dei territori, ma ciò è avvenuto con modalità e intensità diverse. Oggi siamo in presenza di condizioni di funzionamento dell’economia che fanno delle città un motore centrale della crescita. È importante dunque valutare in che misura esse riescano a operare come trasformatori efficaci delle risorse locali e come generatori di nuove risorse. La capacità di assumere un simile ruolo ha un rilievo ancor più marcato e strategico nel Mezzogiorno. Infatti, nelle regioni del Sud l’industrializzazione è rimasta più fragile ed è oggi particolarmente esposta alla crisi economica; altri fattori devono fungere da catalizzatori per la ripresa. Il Rapporto Res si è focalizzato su tre tipi di risorse locali: dotazioni culturali e naturali; conoscenze scientifiche inglobate in università e centri di ricerca; saper fare di lungo periodo. Esse sono spesso evocate come il principale capitale mobilitabile di cui il Paese dispone per far crescere attività economiche competitive. Le loro origini sono diverse: il patrimonio culturale e ambientale è legato alla storia lunga e ai caratteri naturali del territorio; le conoscenze scientifiche derivano da politiche pubbliche che hanno determinato gli insediamenti di università e centri di ricerca; il saper fare diffuso è il frutto di competenze locali in attività che hanno a lungo caratterizzato la relazione tra le comunità locali e il mercato. Nelle città e nelle aree vaste che su di esse gravitano, queste risorse sono spesso compresenti e ne definiscono l’identità specifica. Nell’attuale fase di organizzazione dell’economia queste risorse tendono a diventare più importanti, perché si prestano a stabilire una base competitiva che combina insieme identità e tradizione con innovazione. Riconoscere qua li e quante dotazioni di risorse locali siano presenti e in che misura siano attivate nelle diverse città è un presupposto necessario per valorizzarle e contribuire al disegno di politiche più efficaci. Il Rapporto Res evidenzia che le città siciliane sono quelle che più di altre, nel contesto del Mezzogiorno, dispongono di una dotazione particolarmente elevata, soprattutto per quanto riguarda le risorse culturali-naturali e per il particolare saper fare legato all’agricoltura. Molti sono i sistemi locali di città del Sud in cui questo saper fare appare dominante, anche se con esiti diversificati nel completamento della filiera verso l’agroindustria. Sappiamo che la storia del Mezzogiorno è stata più fragile sul fronte dell’industrializzazione e anche per questo la dotazione di saper fare nella manifattura, e soprattutto nei servizi alle imprese, appare più modesta. La scelta nazionale di diffondere le sedi universitarie e i centri di ricerca sul territorio ha lasciato invece un patrimonio non irrilevante di sapere scientifico anche in molte città del Mezzogiorno. Un patrimonio che non si manifesta solo nel numero di ricercatori, ma in parte anche nella qualità del la ricerca e quindi nelle conoscenze scientifiche disponibili come risorse per lo sviluppo dei territori. Veniamo ai dati. Nella classifica delle città italiane per dotazione di risorse culturali e naturali ai primi sedici posti ci sono nell’ordine: Roma, Firenze, Vene zia, Ravenna, Siracusa, Napoli, Palermo, Pisa, Torino, Catania, Ragusa, Genova, Agrigento, Genova, Siena, Caserta. Ben sette città meridionali, di cui tre nella sola Sicilia! Il divario tra il Nord e il Sud non sta dunque nella distribuzione di risorse, quanto piuttosto nella capacità di attivarle per lo sviluppo. Non tutto il panorama del Meridione è, però, a tinte fosche: casi di eccellenza nella capacità di mettere a buon frutto le proprie risorse sono le città siciliane di Siracusa, Ragusa e Agrigento. Qui troviamo un’alta qualità intrinseca del patrimonio immobile di risorse culturali e naturali e una forte capacità di valorizzare particolari eventi quali, per esempio, la tradizione della rappresentazione delle tragedie greche al teatro greco di Siracusa, o la realizzazione della fiction televisiva del commissario Montalbano, con le sue ricadute positive nel ragusano. Sono questi due esempi di come, valorizzando in maniera innovativa alcune peculiarità del territorio, si possa intercettare una quota maggiore di domanda turistica rispetto a quella tradizionalmente attratta dalla Sicilia e dal Mezzo giorno in generale. Cosa si può fare dunque? Il Rapporto Res 2011 si chiude con alcuni suggerimenti. Appare necessario non puntare più su incentivazioni individuali agli operatori, che rischiano di produrre solo una crescita “drogata” di singole iniziative, ma sostenere le capacità di coordinamento degli attori locali affinché producano beni e servizi collettivi “dedicati”, da cui dipende la possibilità di cogliere la “nuova occasione” che sembra aprirsi per il Sud con i grandi cambiamenti socio-economici in corso. Naturalmente, politiche sovra locali che accompagnino questa azione sul piano dell’indispensabile ammodernamento infrastrutturale non sono meno necessarie. In foto, dall’alto e da sinistra: il mosaico del Cristo Pantocratore nel Duomo di Monreale; la Cattedrale di Palermo; la Valle dei Templi di Agrigento; il Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni a Palermo.

da “Fondazioni” marzo-aprile 2012