I fabbricati di un polo chimico come quelli della Solvay Specialty Polymers possono dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente? La risposta è affermativa non solo perché l’azienda in questione produce una serie di polimeri ad alte prestazioni utilizzati nel fotovoltaico. L’apparente ossimoro concettuale tra fabbricati di un’industria chimica e possibilità di tutela ambientale avviene a Spinetta Marengo (Alessandria), dove sui tetti della Solvey è stato realizzato un impianto fotovoltaico di 3mila metri quadri che produrrà quasi 450mila kWh l’anno, con una equivalente riduzione delle emissioni di CO2 pari a 250 tonnellate. Tale intervento ha anche consentito a Solvay di accelerare la dismissione delle vecchie coperture in eternit (paria a circa 10mila m²) su una serie di tetti dei magazzini interni allo stabilimento. Il progetto è stato finanziato, con un investimento complessivo di oltre 1,3 milioni di euro, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, la quale ha ottenuto da Solvay un diritto di superficie della durata di venticinque anni. La Fondazione non è nuova a questo tipo di iniziative, tanto che il suo presidente, Pier Angelo Taverna, ha dichiarato: «Siamo molto soddisfatti di questa nuova iniziativa finalizzata alla tutela ambientale del nostro territorio e realizzata grazie all’opportunità che ci è stata offerta dalla sede di Spinetta Marengo del Gruppo Solvay. I positivi risultati ottenuti dal primo progetto sperimentale di parco fotovoltaico sul terreno della discarica di Castelceriolo ci hanno convinti della validità della strada intrapresa, sia in termini di riduzione delle emissioni nocive nell’aria che in termini di remunerazione dell’investimento. Questo nuovo intervento ci ha, infatti, consentito di partecipare con Solvay alla bonifica di un’ampia superficie di tetti in eternit, la cui dannosità è tristemente nota nella nostra provincia, e di produrre notevoli quantità di energia pulita utilizzabile sul posto».