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Acri e Abi insieme per valorizzare nei loro paesi il risparmio dei migranti

Alla presenza del Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, alla vigilia dell’88a Giornata Mondiale del Risparmio, il 30 ottobre scorso l’Acri e l’Abi hanno presentato a Roma un protocollo d’intesa, di portata biennale e rinnovabile, con il quale si impegnano a collaborare fra loro e a stimolare le proprie associate per la realizzazione di iniziative utili a valorizzare le rimesse degli immigrati dall’Italia verso i loro paesi d’origine. Dalle esperienze che nei loro differenti ruoli le Fondazioni associate all’Acri, da un lato, e le banche associate all’Abi, dall’altro, hanno finora maturato in questo campo emerge che ci sono spazi per ottimizzare l’efficacia delle rimesse dei migranti verso i loro paesi d’origine con obiettivi che travalichino il semplice sostegno immediato alle spese dei famigliari rimasti in patria. Sempre più chiaramente da parte dei migranti si vanno, infatti, evidenziando bisogni di allocazione delle risorse finanziarie più complessi, nonché funzionali a dare anche un contributo allo sviluppo delle loro terre natie. Da anni il CeSPI (Centro Studi Politiche Internazionali), in collaborazione con l’Abi, studia il fenomeno della bancarizzazione dei migranti in Italia e il possibile legame fra rimesse e sviluppo; e fin dal 2009 le Fondazioni Cariplo, Cariparma, Monte dei Paschi di Siena e Compagnia di San Paolo, associate all’Acri, nell’ambito del loro comune progetto “Fondazioni4Africa”, stanno sperimentando in Senegal un modello, messo a punto dal CeSPI, che prevede la canalizzazione delle rimesse attraverso le Istituzioni di Microfinanza (IMF) del paese di origine del migrante, tramite una struttura di collegamento tra intermediari finanziari dei paesi d’origine e di quelli d’accoglienza, che si distingue per le caratteristiche di replicabilità in altri contesti. Questo “modello” di canalizzazione si basa su tre premesse: 1) le rimesse devono essere collocate all’interno di un più ampio processo di allocazione del risparmio dei migranti, rispetto al quale è necessario creare strategie e prodotti adeguati; 2) l’inclusione finanziaria diviene la chiave di volta sia per una maggiore integrazione socio-economica tanto dei migranti quanto delle loro famiglie rimaste nel paese di origine, sia per un maggiore impatto sullo sviluppo; 3) solo un approccio di sistema può assicurare volumi che garantiscano la sostenibilità della struttura di collegamento messa a punto tra intermediari finanziari dei due Paesi. L’Acri intende da un lato potenziare i risultati finora raggiunti nell’ambito di “Fondazioni4Afri ca” e di altri progetti promossi da Fondazioni italiane, come quelli di Fondazione Cariplo in Equador e in Perù, basati sullo stesso modello, dall’altro promuovere l’ulteriore diffusione di sistemi di valorizzazione dei risparmi dei migranti presenti in Italia attraverso il coinvolgimento di banche, operatori di money transfer, attori della società civile, associazioni di migranti e istituzioni di microfinanza dei paesi d’origine dei migranti stessi. L’ Abi, dal canto suo, finora ha promosso diverse iniziative specifiche sull’inclusione finanziaria e sulla valorizzazione delle rimesse, consapevole del ruolo attivo che le imprese bancarie interessate possono avere in questo settore. Rilevante è l’indagine biennale, realizzata in collaborazione con il CeSPI, sull’evoluzione del processo di bancarizzazione dei migranti e l’analisi (su un campione rappresentativo della popolazione immigrata presente sul territorio italiano) della domanda di servizi finanziari da questi espressa, oltre che l’attività avviata dall’Osserva – torio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti. Tali studi consentono di analizzare aspetti quantitativi e qualitativi dell’evoluzione del processo di bancarizzazione e disporre di dati sulla canalizzazione del risparmio nei paesi d’origine dei migranti che rappresentano una risorsa informativa di sistema unica nel suo genere, a disposizione di tutti gli operatori attivi sul tema. Siglando questo protocollo d’intesa, l’Abi si impegna a costituire un gruppo di lavoro al fine di svolgere un’attività propedeutica di confronto per la realizzazione di una struttura di collegamento tra intermediari finanziari dei paesi d’accoglienza e d’origine per la valorizzazione del risparmio dei migranti, promuovere il modello pilota sperimentato in Senegal e in altri paesi, organizzare incontri di approfondimento fra le banche italiane e possibili partner istituzionali e finanziari dei paesi di riferimento per la promozione di siffatti modelli operativi o piattaforme finanziarie, nonché supportare le banche aderenti al modello pilota e/o alle analoghe successive iniziative che favoriscano la massima valorizzazione del risparmio dei migranti fra l’Italia e i paesi d’origine. A sua volta l’Acri si impegna a informare e coinvolgere sul tema le Fondazioni associate, e a fornire un supporto adeguato al processo di diffusione di questo tipo di iniziative, anche attraverso le competenze tecniche rese disponibili all’interno di progetti specifici promossi al riguardo da Fondazioni di origine bancaria.   

 

Le rimesse dall’Italia superano i 7 miliardi di euro

 

Il fenomeno migratorio in Italia ha raggiunto dimensioni non trascurabili e quello delle rimesse è uno degli aspetti, forse il più evidente, del legame del migrante con il proprio paese di origine. Nel 2011, infatti, le rimesse dall’Italia dei migranti hanno raggiunto i 7,4 miliardi di euro (fonte Banca d’Italia–Eurosistema, 2 ottobre 2012). L’idea che queste risorse possano avere un ruolo importante per lo sviluppo dei paesi, oltre che dagli studi in corso, è accreditato anche dalle esperienze di migrazioni intervenute nei decenni scorsi in altri stati, come per esempio l’Italia. Uno dei Quaderni di Storia Economica di Banca d’Italia (ottobre 2011) ricorda che le rimesse degli Italiani emigrati all’estero, tra il 1876 e il 1913, hanno aiutato il nostro Paese in diversi modi: hanno prodotto un flusso di risorse pari, in media, al 2,7% del pil (flusso che negli anni del primo dopoguerra si aggirava intorno al 4,5%); hanno contribuito a ridurre il divario tra Nord e Sud Italia, in quanto i migranti provenivano principalmente dalle regioni meridionali; hanno avuto un impatto positivo sullo sviluppo del sistema finanziario (in particolare le Casse di Risparmio del Sud). Nonostante l’ingente quantità di risorse che tornò in Italia attraverso canali informali, infatti, il volume dei depositi in conti postali di risparmio tra il 1890 e il 1913 salì da 323 milioni di lire a più di 2 miliardi.

da “Fondazioni” gennaio-febbraio 2013